Non volere volare, recensione: l’aerofobia come innocuo filtro sociale

Non volere volare - Lydia Leonard (foto @Brynjar Snaer Thrastarson)
Non volere volare - Lydia Leonard (foto @Brynjar Snaer Thrastarson)

La nostra recensione di Non volere volare, commedia scoordinata, innocua e abbastanza divertente di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson con Timothy Spall ed Ella Rumpf: l’aerofobia diventa il pretesto per una critica sociale e antropologica un po’ superficiale e fredda

Non volere volare arriva meno di due mesi dopo l’esordio di Margherita Buy e torna a parlare di paura del volo, di corsi per superare l’aerofobia e di film corali, con un’altra commedia dalla mise più slapstick e dall’umorismo più nordico. Anche nel titolo ricorre lo stesso verbo, solo che nel film diretto dall’islandese Hafsteinn Gunnar Sigurðsson e interpretato (tra gli altri) da Timothy Spall e dall’astro nascente Ella Rumpf c’è un evidente tentativo di commento sociale che nel film della Buy non era presente, e che qui diventa troppo superficiale e freddo perché costruito su personaggi macchiettistici.

Non volere volare - Timothy Spall, Ella Rumpf, Lydia Leonard, Sverrir Gudnason e Simon Manyonda (foto @Brynjar Snaer Thrastarson)
Non volere volare – Timothy Spall, Ella Rumpf, Lydia Leonard, Sverrir Gudnason e Simon Manyonda (foto @Brynjar Snaer Thrastarson)

Gruppo di supporto in Islanda

Paura di volare? Nessun problema, l’agenzia Viaggiatori Impavidi organizza corsi per sconfiggere ogni timore e librarsi leggeri nel cielo. È la soluzione scelta da quattro intrepidi (aspiranti) viaggiatori: una donna in carriera di nome Sarah (Lydia Leonard), una fashion influencer di nome Zoe (Ella Rumpf) con il goffo fidanzato Alfons (Sverrir Gudnason) ed Edward (Timothy Spall), un veterano di guerra ancora piuttosto combattivo. Cosa potrebbe andare storto? Per esempio il volo di prova potrebbe essere posticipato o potrebbe esserci un malfunzionamento al motore. O magari i nostri quattro eroi e il loro inesperto accompagnatore potrebbero trovarsi bloccati in Islanda. Le conseguenze e le reazioni non tarderanno a manifestarsi, con esiti imprevedibili ed esilaranti.

Non volere volare - Timothy Spall (foto @Brynjar Snaer Thrastarson)
Non volere volare – Timothy Spall (foto @Brynjar Snaer Thrastarson)

Una critica un po’ annacquata

Intrappolare una serie di personaggi in un luogo inaccessibile, o difficilmente raggiungibile, e far sì che le paure, le negatività, le idiosincrasie e le frustrazioni fin lì accumulatesi esplodano una volta che la pressione supera il livello critico è una strategia drammaturgica antica come la notte dei tempi, e Non volere volare la sfrutta come può. È in fondo la parte più piacevole dell’esordio in lingua inglese dell’islandese Hafsteinn Gunnar Sigurðsson, quella in cui l’umorismo tagliente e corrosivo nord-europeo prova a sferzare il malcostume contemporaneo, l’uso ossessivo dei social, le relazioni di plastica, l’ossessione per la perfezione.

Divertente dicevamo ma forse un po’ troppo superficiale nell’approccio, soprattutto nel momento in cui i personaggi su cui affondare il colpo si dimostrano incredibilmente macchiettistici e archetipici (tranne un paio di eccezioni) e mai sufficientemente a fuoco: abbiamo la classica influencer un po’ snob e frivola, il reduce di guerra diffidente e socialmente irrecuperabile, la maniaca del lavoro ossessionata dalla carriera e dal controllo, il fidanzato dell’influencer sottomesso a cui viene affidata anche una bizzarra ma interessante parentesi omoaffettiva. Ci sono tutti, e c’è anche il responsabile del corso ovviamente inadeguato a gestire la situazione.

Nonostante qualche linea dialogica che va a segno e un paio di svolte narrative interessanti (la fuga nella notte di Sarah, l’evoluzione di Alfons), Non volere volare non riesce mai a decollare davvero e sebbene a tratti intrattenga abbastanza non possiede la forza, l’irriverenza e la capacità corrosiva delle migliori commedie, anche di quelle che flirtano con la screwball comedy come avviene in questo caso.

Non volere volare - Ella Rumpf, Sverrir Gudnason e Simon Manyonda (foto @Brynjar Snaer Thrastarson)
Non volere volare – Ella Rumpf, Sverrir Gudnason e Simon Manyonda (foto @Brynjar Snaer Thrastarson)

Posta in gioco, cercasi

E però a Non volere volare manca una cosa fondamentale, l’elemento chiave di ogni opera drammaturgica che si rispetti anche quando declinata sui toni della commedia brillante: una vera e propria posta in gioco. Perché qui, di una posta in gioco chiara e definitiva, non se ne vede traccia. Il problema principale sta proprio nell’assenza di un conflitto esterno, di un pericolo che faccia pressione sui personaggi e sui loro archi di trasformazione, che riesca a mettere in discussione i loro piani e le loro scelte. Sono sì isolati in Islanda in mezzo ad una tormenta di neve, ma perfettamente al sicuro in un hotel di lusso. Hanno sì paura di volare, e ad un certo punto rischiano di restare vittime di un incidente aereo, ma superano il conflitto interno con eccessiva facilità.

È chiaramente il default di una sceneggiatura che abbozza tentativi, che va avanti barcollando per inerzia sperando nell’idea vincente che però – con queste premesse – è destinata a non arrivare mai. È il più grande peccato di una pellicola che aveva tutti gli strumenti per essere esplosiva, ma che si fa fagocitare dalla propria inconsistenza mista al ghiaccio sferzante delle nevi islandesi. Non è necessario un serial killer o la trasformazione in slasher per sfruttare del tutto il potenziale dei “dieci piccoli indiani” intrappolati nelle proprie paure, anzi. Sono però necessarie un’intenzione tematica chiara, uno sviluppo diegetico coerente e la capacità di uccidere i propri darlings, se necessario.

TITOLO Non volere volare
REGIA Hafsteinn Gunnar Sigurðsson
ATTORI Lydia Leonard, Timothy Spall, Ella Rumpf, Nick Blakeley, Simon Manyonda, Gina Bramhill, Rob Delaney, Sverrir Gudnason
USCITA 18 aprile 2024
DISTRIBUZIONE I Wonder Pictures

 

VOTO:

Due stelle e mezza

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