Non ci resta che il crimine, recensione: una commedia che non decolla

Non ci resta che il crimine, recensione: una commedia che non decolla

Non ci resta che il crimine è una commedia dal buon potenziale non sfruttato in modo adeguato: protagonisti Marco Giallini, Alessandro Gassmann e Gianmarco Tognazzi.

Un ottimo inizio mal sfruttato

Non ci resta che il crimine, chiaro omaggio al film del 1984 Non ci resta che piangere di Roberto Benigni e Massimo Troisi, è l’ultimo film di Massimiliano Bruno (qui anche attore). La pellicola parte da un bel soggetto di base ma non riesce a decollare. Al contrario, rimane nell’anonimato di una commedia dall’ottimo potenziale però sfruttato con troppa banalità e qualche leggerezza in fase di scrittura. La sceneggiatura firmata dallo stesso regista e da Andrea Bassi, Nicola Guaglione e Menotti vede protagonisti Moreno (Marco Giallini), Sebastiano (Alessandro Gassmann) e Giuseppe (Gianmarco Tognazzi). Il trio incappa, mentre lavora illegalmente a un tour sulla banda della Magliana, in un viaggio nel tempo che li porterà nel 1982. Trovandosi in una Roma in pieno fervore per i mondiali di calcio e soprattutto nelle mani della stessa banda sopracitata guidata da
Renatino (Edoardo Leo), i tre amici cercheranno in un periodo storico del loro passato di tornare nel presente risolvendo i problemi di natura economica che li affliggono. Così il viaggio di Benigni e Troisi in Non ci resta che piangere diventa qui la rocambolesca avventura di tre amici non troppo svegli in cerca di una svolta.

Operazione nostalgia

Quella di Bruno è una commedia a sfondo gangster-fantastico che cita una bella fetta di cinema anni 80 e non solo: da Rambo a Scarface, fino al più recente Romanzo criminale – La serie. In un contesto storico che vedeva la nazionale di calcio lottare per il campionato del mondo dell’82, vengono tralasciati i vari possibili aspetti politici e sociali che potevano essere sfruttati in chiave ironica per parlare dell’Italia del passato allacciandosi al presente. Come in ogni film sui viaggi nel tempo questi spaesati eroi hanno nella conoscenza di avvenimenti futuri delle armi per potersi districare nei pericoli che li attendono in questa avventura indietro nel passato, rivelandosi dei moderni Marty McFly di Ritorno al Futuro. Così tra una cavalcata di Bruno Conti, un richiamo alla serie di Sollima e un riferimento alla saga di Zemeckis, il film prova a strizzare l’occhio a un pubblico di vasta età, creando un’operazione nostalgia che come idea poteva rivelarsi azzeccata visto l’attrazione odierna verso gli anni ’80, che però non funziona all’interno della pellicola.
Non ci resta che il crimine: Giallini, Gassmann, Tognazzi e Pastorelli in una scena del film
Giallini, Gassmann, Tognazzi e Pastorelli in una scena del film

L’importanza della struttura narrativa

Laddove, come già detto, il soggetto di base era interessante come idea iniziale il film rimane lì, fermo proprio allo spunto primario. La sceneggiatura risulta debole e la trama del film non supporta lo svolgimento poco avvincente. Bruno e gli altri sceneggiatori non riescono a dare una robusta struttura narrativa e i personaggi rimangono quasi tutti esclusivamente delle macchiette. Giallini, Gassmann e Tognazzi riescono a strappare qualche risata con alcune battute azzeccate, ma il personaggio di Renatino interpretato da Leo risulta eccessivamente caricato. Ciò è evidente sia nelle scene da gangster crudele sia in quelle di gelosia verso il personaggio interpretato da Ilenia Pastorelli, nel ruolo a tratti irritante di donna del boss sempre poco vestita. Il rapporto di amicizia che lega la storia dei tre protagonisti è poco approfondito e buttato superficialmente all’interno della narrazione senza riuscire a far empatizzare veramente lo spettatore con i personaggi principali.

Una pellicola anonima

Non tornano all’interno della sceneggiatura alcune dinamiche temporali ed errori di continuità che in una pellicola che riguarda viaggi nel tempo sono sempre dietro l’angolo, ma possono essere ovviati con più accuratezza in fase di scrittura. Un’occasione sprecata per un regista che aveva dimostrato in passato di poter realizzare commedie intelligenti e non banali, sempre con qualcosa da raccontare scavando all’interno del sottotesto del film.

Non ci resta che il crimine nel complesso rimane una anonima pellicola che può riuscire a far sorridere in alcuni frangenti, ma non aggiunge nulla alla recente storia della commedia italiana. Un’operazione non riuscita a pieno che poteva e doveva fare leva sui ricordi in maniera meno piatta e sulla non troppo lontana storia criminale di Roma. Purtroppo la pellicola non riesce a raccontare né l’Italia di ieri né tantomeno quella di oggi e si chiude in sé stessa rivelandosi purtroppo un nulla di fatto.

Non ci resta che il crimine (qui la conferenza stampa di presentazione con il cast al completo) arriva nelle sale italiane il 10 gennaio 2019. L’esordio al botteghino non è stato affatto deludente, facendo registrare un incasso di 2 milioni di euro solamente nel primo week-end.

VOTO:

 

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