Noi anni luce, recensione: andare alla ricerca di un amore per sconfiggere la paura

Noi anni luce - Rocco Fasano e Carolina Sala (foto Notorious Pictures)
Noi anni luce - Rocco Fasano e Carolina Sala (foto Notorious Pictures)

La recensione di Noi anni luce, film d’esordio del regista Tiziano Russo con Carolina Sala e Rocco Fasano protagonisti: un po’ road movie, un po’ coming of age ma essenzialmente una storia di amor(i)

Una malattia fulminante, la ricerca di un padre assente, un amore forse sta per sbocciare: Noi anni luce  dell’esordiente Tiziano Russo lavora sui e con i generi miscelandoli assieme, e grazie ad una prova maiuscola di Carolina Sala riesce ad evitare le trappole del melenso. Completano il cast i genitori Caterina Guzzanti e Fabio Troiano e il giovane Rocco Fasano, ma l’intera pellicola si poggia sulle spalle di una sceneggiatura abbastanza ben costruita e della Sala, attrice sempre più da tenere d’occhio.

Una terribile scoperta

Elsa (Carolina Sala) ha 17 anni, è una canoista di talento che vive con sua madre Katia (Caterina Guzzanti) e che non ha ancora davvero iniziato a godersi la sua adolescenza quando scopre che tutto potrebbe essere già finito: ha la leucemia e le serve subito un trapianto di midollo. L’unico possibile donatore? Qualcuno di cui non conosce neppure il nome e tantomeno sa dove si trovi: suo padre Pietro (Fabio Troiano). Ad accompagnarla nel viaggio alla ricerca dell’uomo c’è Edo (Rocco Fasano), un coetaneo conosciuto in ospedale, estroverso e irriverente. Non sembra esserci nulla che accomuni Elsa ed Edo tranne il fatto di avere la stessa malattia, dalla quale lui però è ormai quasi guarito. O almeno questo è ciò che le ha detto.

Noi anni luce - Carolina Sala e Fabio Troiano (foto Notorious Pictures)
Noi anni luce – Carolina Sala e Fabio Troiano (foto Notorious Pictures)

Raccontare la malattia

Si fa molto presto a cadere nel tranello del pietismo o della melassa appiccicosa e indigesta quando si affronta un argomento come quello della malattia, e purtroppo Noi anni luce non riesce sempre ad evitare tutte le insidie del caso in questo senso. Ciò in cui però ha successo è nel concentrarsi in piccoli momenti di stacco rispetto alla rappresentazione stessa della leucemia e delle sue conseguenze, anche attraverso una regia molto più dinamica della media che utilizza gli spazi e i corpi non per riempire l’inquadratura ma per dare senso e significato alla scena. Un esempio è la sequenza in cui Elsa ed Edo sono in spiaggia o quella in cui stanno campeggiando, due momenti in cui il film lavora sulla luce, sulla sospensione dei movimenti, sul linguaggio del corpo e dei volti per raccontare la paura davanti alla possibilità di una fine imminente, ma anche la speranza nei confronti di un futuro tutto da scrivere ancora. In questo modo il debutto di Tiziano Russo preferisce il sussurro al grido, il momento catartico all’esplosione, il sottinteso all’inteso ed il film ne guadagna, in ogni suo frame.

Noi anni luce - Carolina Sala e Caterina Guzzanti (foto Notorious Pictures)
Noi anni luce – Carolina Sala e Caterina Guzzanti (foto Notorious Pictures)

Carolina Sala über alles 

Non è mica semplice arrivare a concentrare il peso di un’intera storia su di sé, soprattutto quando l’oggetto in questione rischia di eclissare il soggetto che lo subisce. Eppure Carolina Sala dimostra di possedere una grande maturità espressiva, di saper lavorare in sottrazione, riuscendo persino a modulare piuttosto bene i toni del dolore nelle scene più emotivamente impegnative. Noi anni luce si specchia nei suoi occhi, nei suoi lineamenti e nel modo in cui gestisce ogni pausa e ogni accelerazione interpretativa, risultando sempre credibile e mai troppo sopra le righe. Una prova notevole la sua, che si inserisce in un percorso fatto non di produzioni eccelse ma in cui è sempre riuscita a stare un passo avanti alla sceneggiatura ma mai al proprio personaggio. Speriamo che il cinema italiano sappia valorizzarla al meglio, cosiccome i suoi comprimari Rocco Fasano e Fabio Troiano, e quella Caterina Guzzanti che dimostra di possedere anche un buonissimo registro drammatico.

Noi anni luce - Rocco Fasano e Carolina Sala (foto Notorious Pictures) 1
Noi anni luce – Rocco Fasano e Carolina Sala (foto Notorious Pictures) 1

Una solida sceneggiatura, anche se derivativa

Come già accennato in precedenza Noi anni luce può contare anche su una scrittura tutto sommato precisa e competente, sebbene un po’ derivativa di certo cinema a stelle e strisce in cui la scoperta di una malattia diventa soprattutto scoperta di sé, del proprio posto all’interno delle cose. Qui l’intento salvifico passa per la riconciliazione con la figura genitoriale perduta ma anche, da un certo punto di vista, con quella presente e con i propri rimpianti di gioventù; nel suo incedere verso un finale prevedibile ma inevitabile Noi anni luce regala qualche sporadica sorpresa e non lesina sulle emozioni, ma mantiene comunque una certa sobrietà di messa in scena e costruzione che rendono il tutto più digeribile e non troppo ampolloso. Il che, per un’opera che si inserisce in un determinato filone ad alto tasso di sentimentalismo, è comunque un punto a favore.

Noi anni luce. Regia di Tiziano Russo con Caterina Sala, Rocco Fasano, Fabio Troiano e Caterina Guzzanti, uscito giovedì 27 luglio nelle sale distribuito da Notorious Pictures.

VOTO:

Tre stelle

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