L’uomo che vendette la sua pelle, recensione del primo film tunisino candidato agli Oscar

L'uomo che vendette la sua pelle - Yanya Mahayni
L'uomo che vendette la sua pelle - Yanya Mahayni

La recensione de L’uomo che vendette la sua pelle, primo titolo tunisino candidato agli Oscar come Miglior film internazionale, con un’inedita Monica Bellucci: una storia in cui l’inclusione si scontra con l’eterna battaglia tra privilegiati e dannati

Un tatuaggio per la libertà

Sam Ali (interpretato dall’esordiente Yanya Mahayni) è un giovane siriano sensibile e impulsivo che fugge dalla guerra lasciando il suo paese per il Libano. Per poter arrivare in Europa e vivere con l’amore della sua vita Abeer (Dea Liane) accetta di farsi tatuare la schiena da Jeffrey Godefroy (Koen De Bouw), uno degli artisti contemporanei più intriganti del mondo. Trasformando il proprio corpo in una prestigiosa opera d’arte, Sam finisce per rendersi conto che la sua decisione potrebbe non portarlo automaticamente a quella libertà cui tanto anelava. A prendersi cura di lui e a tenere d’occhio ogni movimento della provocatoria “opera d’arte” anche Soraya (Monica Bellucci), fedele assistente di Godefroy.

Da Tim 2006-2008 al Visto di Sam Ali

L’uomo che vendette la sua pelle è il primo film tunisino ad aver ottenuto una candidatura agli Oscar come Miglior film internazionale. Un onore che spetta ad una donna, ovvero alla regista tunisina Kaouther Ben Hania. A colpire è l’incredulità che provocano i fatti, le reazioni dei personaggi, le interazioni tra i personaggi. Eppure, la trama non potrebbe essere più verosimile visto che è liberamente ispirata alla storia di Tim 2006-2008, opera d’arte vivente del provocatorio artista belga Wim Delvoye venduta ad un collezionista tedesco nel 2008 per ben 150mila euro. Stavolta però il discorso si amplia e tocca in modo tanto pragmatico quanto delicato tematiche esistenziali quali diritti, libertà, regimi totalitari e legislature internazionali.

L'uomo che vendette la sua pelle - Monica Bellucci
L’uomo che vendette la sua pelle – Monica Bellucci

Un’opera d’arte che porta la firma del diavolo

Jeffrey Godefroy è un artista talmente prestigioso da essere paragonato a Gesù: come il figlio di Dio ha trasformato miracolosamente l’acqua in vino, la sua genialità sta nel trasformare oggetti senza valore in opere inestimabili solo apponendo la sua firma. Sam Ali, da semplice e disperato rifugiato siriano, si farà subito abbagliare da questo canto delle sirene. Arriverà addirittura a paragonare l’apparente “benefattore” al Genio della Lampada in grado di realizzare il suo desiderio di libertà. Il diretto interessato preferirà piuttosto definirsi un “Mefistofele”: dal giovane rifugiato non vuole l’anima, bensì la pelle. Una richiesta inaspettata, sufficiente però a fare da motore all’intera vicenda.

Privilegiati e dannati

Essere parte del sistema o essere ignorati dal sistema? Questi i due diversi punti di vista: se l’artista Jeffrey Godefroy è l’emblema del primo status, Sam Ali lo è del secondo. Eppure la sua ricerca di un’occasione, di libertà, di rivincita, finirà con l’impartirgli la più importante delle lezioni: in fondo, è sempre stato libero. Anche prima della vendita della sua pelle, anche prima della popolarità. Per arrivare a tale consapevolezza, l’interessante regia di Kaouther Ben Hania prende strade impervie – che rendono il film notevole ma non adatto ad ogni tipo di pubblico – si avvale di tonalità scure e di spazi spesso claustrofobici. Il tutto, per mostrare che “nonostante tutti i discorsi sull’uguaglianza e i diritti umani, i contesti storici e geopolitici sempre più complessi fanno sì che ci siano inevitabilmente due tipi di persone: i privilegiati e i dannati”.

L’uomo che vendette la sua pelle è stato presentato alla 77ª Mostra del Cinema di Venezia, dove ha ottenuto il Premio Orizzonti per la Miglior interpretazione maschile e il premio per l’inclusione Edipo Re. Prima pellicola tunisina candidata agli Oscar come Miglior film internazionale, arriva nelle sale il 7 ottobre distribuito da Wanted Cinema.

VOTO:
3 stelle

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