Il Mangiatore di pietre, recensione del dramma noir con Luigi Lo Cascio

Il mangiatore di pietre - locandina

Il Mangiatore di pietre, primo lungometraggio di Nicola Bellucci, è una storia a metà strada tra dramma umano e noir all’italiana con un sublime Luigi Lo Cascio.

Tratto dall’omonimo romanzo di Davide Longo, Il Mangiatore di pietre è il primo lungometraggio di finzione firmato da Nicola Bellucci, regista con all’attivo una serie di documentari. La storia narra di Cesare (Luigi Lo Cascio), detto “Il francese”, ex passeur divenuto contrabbandiere e trafficante di esseri umani, che scontata la permanenza in carcere per un vecchio affare, torna tra le valli piemontesi ai confini con la Francia. L’uomo, vedovo e solitario, si districa tra lavori artigianali e la compagnia della sua lupa Micol, almeno fino a quando la sua esistenza non viene nuovamente sconvolta dal ritrovamento del cadavere del “figlioccio” e discepolo Fausto, e dall’incontro con il giovane Sergio (Vincenzo Crea), che gli farà mettere in discussione, nella sua interezza, la persona in cui si è trasformato.

Il cuore glaciale del Piemonte

È un’ambientazione fredda, cupa e nebulosa quella de Il Mangiatore di pietre, che snoda la sua storyline nei paesaggi innevati piemontesi di Val Varaita e Val Bavona, che ben rappresentano la durezza della vita e dell’interiorità di Cesare, uomo apparentemente bieco e arido, e la tumultuosa, ma silenziosa, irrequietezza di Sergio. Un’eccellente fotografia riesce a mettere in risalto la bellezza di un luogo quasi tenebroso e lugubre, ma decisamente affascinante, che tanto ricorda il paesaggio nordico e glaciale dei ghiacciai norvegesi de L’uomo di Neve di Tomas Alfredson.

Il mangiatore di pietre
Il mangiatore di pietre – Luigi Lo Cascio in una scena

Personaggi e cast

Alle prese con un dialetto che di certo non gli appartiene per natura, troviamo un sempre ottimo Luigi Lo Cascio, che incarna perfettamente un personaggio aspro, spigoloso, segnato dalle intense sfumature grigiastre, come quelle del cielo plumbeo sotto cui vive, della sofferenza e della perdita, che lo portano suo malgrado incontro a un processo di espiazione e redenzione. Buona anche l’interpretazione di Vincenzo Crea – recentemente visto ne Il primo re che riesce a dar voce a un giovane succube del padre violento e anaffettivo, ma volenteroso di cambiare le regole ingiuste del mondo,  semplicemente attraverso sguardi vividi e carichi di domande senza risposte. Meno convincente la prova di Ursina Lardi nel ruolo del commissario Sonia Di Meo, probabilmente a causa di un personaggio poco a fuoco e relegato a mero contorno.

Storia di confini

L’opera prima di Bellucci si fonda su una storia di valichi e confini, di riti di passaggio e di dualità dell’animo umano, che cerca però – forse un po’ ingenuamente – di mescolarsi con la linea thriller noir italiana di film come La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi, non riuscendo però a trasmettere la giusta dose di suspense e di tensione narrativa. Il Mangiatore di pietre risulta comunque un buon prodotto che coinvolge più per la complessità dei suoi protagonisti, che per la vicenda in sé, vittima inconsapevole, sospesa in quella via di mezzo che non riesce mai veramente ad attraversare.

Il Mangiatore di pietre è un film diretto da Nicola Bellucci, con Luigi Lo Cascio, Vincenzo Crea, Ursina Lardi, Bruno Todeschini e Leonardo Nigro, al cinema da giovedì 18 luglio, distribuito da Achab Film.

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