Dopo la guerra, recensione: una storia di colpe irrisolte e vite mai vissute

Dopo la guerra - banner

Dopo la guerra è un film sull’incapacità di comprendere la giustizia, in un presente in cui le colpe dei padri cadono irrimediabilmente sui figli, incapaci di redimersi.

Bologna 2002: violenza e ribellione

Nel tumulto delle proteste esplose nelle università contro la riforma del lavoro, un giusvalorista viene assassinato e Marco (Giuseppe Battiston), ex-terrorista condannato per omicidio e rifugiato in Francia da oltre 20 anni è sospettato di essere il mandante dell’attentato. In questo clima di tensione, vecchie ferite politiche si riaprono tra Italia e Francia e la vita di Marco precipita, portando nel baratro tutta la famiglia. L’Italia ha stabilito un accordo con la Francia per l’estradizione di tutti gli ex terroristi che avevano trovato rifugio e Marco si trova costretto a fuggire come un animale con Viola (Charlotte Cètaire), la figlia adolescente, innocente vittima delle colpe del padre.

Una famiglia divisa dalla colpa

Dopo la guerra è la storia intima di una famiglia divisa in due dalla colpa, un padre, una figlia, una madre e una sorella che hanno dovuto fare i conti con una storia ancora troppo recente che rischia di distruggere tutto quello che hanno faticosamente costruito poichè il presente è avvelenato da un passato irrisolto. In una storia già finita ancor prima di iniziare resta solo il peso degli sbagli passati, che le nuove generazioni (come la figlia di Marco) si devono caricare sulle spalle senza poter essere liberi di decidere. Viola vuole bene al padre ma non è responsabile dei suoi errori commessi da giovane anche se irrimediabilmente è costretta a fuggire come lui, abbandonando amicizie, amori e passioni. La sorella di Marco (Barbora Bobulova) dopo quello che ha fatto il fratello ha cercato di trovare un equilibrio, sposando un giudice, prendendosi cura della madre e insegnando letteratura per contrastare quella violenza che come un fantasma aleggia nella sua famiglia, arrivando a contagiare anche lo sguardo della figlia di 6 anni. Quando avviene l’omicidio del giusvalorista l’Inferno ricade sulla famiglia di Marco, allora non vi sono più amici ma solo uomini e donne che ricordano prepotentemente a tutti le colpe di un uomo mai dimenticato.

Poco prima dell’attentato al giusvalorista

Marco, preponderante e invadente

Il personaggio di Marco interpretato dall’abile attore Giuseppe Battiston è una figura preponderante e invadente, sia fisicamente che moralmente, è lui che decreta cosa deve fare Viola della sua vita ed è la causa dello stato di frustrazione in cui vivono sua sorella e sua madre in Italia. “Il Padre rappresenta ancora una figura maschile legata all’autorità e al potere, affiancata da Dio, Stato e Papa, anche loro ineluttabilmente maschili” queste sono le parole della regista Annarita Zambrano. Da questo comprendiamo come solo un sacrificio inconsapevole e del tutto casuale di Marco possa portare la libertà individuale in un percorso fatto di colpa e solitudine nella vita di Viola e della sua famiglia in Italia.

Uno sguardo diverso, tra contrappeso e drammaticità

In sintesi, in un prodotto di poco meno di due ore emerge un dramma profondo ed originale, che vuole vedere al terrorismo senza nessuno sguardo storico-analitico ma con gli occhi di una generazione vittima del passato, che fa fatica a riconoscersi politicamente in un mondo di violenza e colpe irrisolte. La durezza del tema è accompagnata da un trio di grandi attori che sono riusciti a fare da contrappeso alla drammaticità della vicenda, caratterizzando fortemente i personaggi e rendendo il film, un affresco intimo di realtà celate ma ancora esistenti.

Dopo la guerra, diretto da Annarita Zambrano con Giuseppe Battiston, Barbora Bobulova, Charlotte Cètaire, uscirà nelle sale giovedì 3 maggio, distribuito da I Wonder Pictures.

VOTO:

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci qui il tuo nome