99 lune, recensione: la morbosità di un amore senza fine, tossico e disperato

99 lune - Valentina Di Pace e Dominik Fellmann (foto Teodora Film)
99 lune - Valentina Di Pace e Dominik Fellmann (foto Teodora Film)

La nostra recensione di 99 lune, il film che ha acceso la 75ª edizione del Festival di Cannes col fuoco di una passione torbida e morbosa, a cui Valentina Di Pace e Dominik Fellmann regalano corpo e anima

Dopo aver lasciato il segno durante la 75ª edizione del festival di Cannes dello scorso anno, arriva in sala il thriller erotico 99 lune diretto da Jan Gassmann e interpretato da Valentina Di Pace e Dominik Fellmann. Una pellicola torbida e morbosa che però va oltre l’intimità sessuale per parlare di amore tossico, di relazioni e di umanità, un’umanità perduta da riconquistare forse grazie all’amore.

Una relazione

Frank (Dominik Fellmann) e Bigna (Valentina Di Pace) sono due trentenni dalle vite molto diverse che però devono fare i conti con un’attrazione tanto inaspettata quanto travolgente, che li porterà a prendersi, lasciarsi e ritrovarsi più volte nel corso degli anni. Tra incontri sessuali estremi e reciproca manipolazione la loro relazione assumerà sempre di più i contorni di un incubo da cui sarà molto difficile fuggire.

99 lune - Dominik Fellmann e Valentina Di Pace (foto Teodora Film)
99 lune – Dominik Fellmann e Valentina Di Pace (foto Teodora Film)

La pietra dello scandalo

È sempre pretestuoso e oltremodo sbagliato riferirsi ad un film con il termine scandalo, perché per quanto possano risultare provocatori lo stile, il tema o la messa in scena non c’è mai (o almeno non dovrebbe mai esserci) un intento sensazionalistico, quanto piuttosto la volontà di mettere lo spettatore a disagio di fronte ai propri tratti mostruosi. Bigna e Frank fanno sesso continuamente, lo fanno ovunque e in tutti i modi possibili, anzi scopano come direbbero loro ma il loro continuo cercarsi, toccarsi, desiderarsi non è sintomo di un atto amoroso bensì di un atto possessivo. Perché 99 lune è un film che ragiona sul sesso come scontro e non come incontro, come chiave di volta attraverso la quale intravedere una società che dà senso all’attimo ma non alla sua costruzione, in un lunghissimo climax per cui l’orgasmo dei corpi è l’unica soluzione possibile alla tragedia della vita. Jan Gassmann non ha quindi paura di osare, di svelare l’erotismo o la perversione, il sesso come atto carnale e potente; 99 lune lavora quindi sul mutamento dei corpi e meno dei cuori, in una giostra folle e coloratissima in cui nulla è proibito perché tutto in fondo lo è.

99 lune - Dominik Fellmann e Valentina Di Pace (foto Teodora Film)
99 lune – Dominik Fellmann e Valentina Di Pace (foto Teodora Film)

Due anime

Frank e Bigna sono le anime pulsanti della pellicola, e non potrebbero essere più diversi tra loro all’apparenza. Frank è un cuoco che non sa esattamente cosa voglia dalla vita, Bigna una scienziata in carriera abituata ad usare la ragione come filtro esistenziale. Passione e ragione, impulsività e metodo, sesso e amore: sono questi i binari su cui 99 lune si muove come un treno in corsa, fino ad un finale estremamente semplice e potente nella sua ambiguità. Due anime che si ritrovano ad unirsi soltanto nello squallore di un parcheggio o del retro di una macchina, perché è come se la normalità non possa arrivare a loro fintanto che il buio dell’anonimato gli è amico. Jan Gassmann è quindi bravo a lavorare su un continuo rimbalzo di attese e ricongiungimenti, di desiderio fortissimo e repulsione per poi trovare l’unica chiave possibile all’interno degli occhi e del cuore di Bigna. Un rimbalzo che porterà poi inevitabilmente ad una sorta di amore impossibile da leggere o comprendere appieno, ma che ci svela come talvolta amore e desiderio non possano coesistere.

99 lune - Dominik Fellmann e Valentina Di Pace (foto Teodora Film)
99 lune – Dominik Fellmann e Valentina Di Pace (foto Teodora Film)

Morbosità e tragedia

Quello che però 99 lune fa più di tutto il resto è lavorare sulla morbosità del sentimento, sulla sensazione anche sgradevole di non appartenenza reciproca e sulla tragedia, mai troppo spinta, di un amore in cui nessun sentimento potrà mai davvero essere al sicuro. La parabola di Frank e Bigna è quindi una parabola non necessariamente al ribasso o destinata a cadere, quanto piuttosto determinata da una relazione che si costruisce e si solidifica attraverso il respingimento più che l’inclusione, perché nessuno dei due sembra capace di accogliere totalmente l’altro o l’altra. È in questo che 99 lune non nasconde un retrogusto amarissimo e disperato, una disperazione che però non è mai urlata se non nell’ebbrezza liberatoria di un atto di profondo piacere. Perché il sesso non dovrebbe creare scandalo per come avviene o per chi lo pratica, ma piuttosto spingere a interrogarci su cosa ci abbia lasciato alla fine: se piacere, appagamento, repulsione, indifferenza, estasi o dolore sta a noi deciderlo.

99 lune. Regia di Jan Gassmann con Valentina Di Pace, Dominik Fellmann e Danny Exnar uscito ieri nelle sale distribuito da Teodora Film.

VOTO:

Tre stelle

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