Venezia 76: Sole, recensione. Sironi tra maternità mancata e indesiderata

Venezia 76: Sole, recensione

Sole, presentato alla Mostra del cinema di Venezia con la regia di Carlo Sironi, riesce a raccontare la frustrazione della maternità mancata in modo semplice e autentico: estremamente comunicativi i suoi giovani interpreti, Sandra Drzymalska e Claudio Segaluscio.

Vendere un figlio: si può arrivare fino in fondo?

Ermanno (interpretato da Claudio Segaluscio) è un ragazzo di periferia che trascorre le sue giornate tra slot machine e piccoli espedienti. Anziché lavorare preferisce rubare motorini insieme ai suoi amici, ma tutto cambia quando riceve un incarico dallo zio Fabio (Bruno Buzzi): deve occuparsi di Lena (Sandra Drzymalska), appena arrivata dalla Polonia per vendere la bambina che porta in grembo e scappare verso un futuro migliore. Ermanno deve riconoscere la piccola e fingere così di esserne il padre, il tutto per permettere a suo zio e alla moglie (Barbara Ronchi), entrambi sterili, di ottenere l’affidamento tra parenti (legalmente più rapido). Sole – questo il nome scelto per la bimba – nasce però prematuramente e deve essere allattata al seno. Il gesto apre una voragine nei protagonisti: Lena sviluppa un legame involontario ma inevitabile con la figlia, Ermanno si affeziona alla giovane madre e alla neonata sviluppando così il desiderio di prendersi cura di entrambe per sempre, mentre lo zio e sua moglie cominciano a temere che l’accordo finirà col saltare.

Protagonisti autentici

Sandra Drzymalska e Claudio Segaluscio risultano due protagonisti credibili nella loro spontaneità. Lena ed Ermanno provengono da ambienti difficili in cui bisogna farsi furbi per spuntarla, così entrambi sono arrivati al crimine (furti e ludopatia per lui, vendita di un figlio per lei) sospinti dalle avversità della vita. L’animo ne porta evidenti cicatrici e i due interpreti riescono a far emergere nitidamente sofferenza e una profonda solitudine di fondo. Gli occhi della Drzymalska raccontano le gioie e i dolori di un’esperienza toccante come la gravidanza, anche quando arriva inaspettatamente al pari di una doccia fredda. Il suo sguardo mostra – senza bisogno di parole – l’amore che prova per la figlia suo malgrado, la paura dell’imminente separazione, il desiderio di garantirle un futuro migliore rispetto a quello che lei stessa potrebbe offrirle. La sua è un’espressività che beneficia di un linguaggio del corpo autentico, senza filtri, credibile proprio per la sua assoluta irrazionalità. Un vocabolario che lascia emergere in maniera naturale sensazioni ed emozioni, arricchendo in tal modo una pellicola che gioca su queste complesse dinamiche familiari e sentimentali.

Venezia 76, Sole di Carlo Sironi: i protagonisti Sandra Drzymalska e Claudio Segaluscio in una scena del film
Lena (Sandra Drzymalska) ed Ermanno (Claudio Segaluscio) in una scena del film

Non solo maternità

Sole non parla solamente di maternità (negata o indesiderata), in gioco c’è molto di più. Il regista Carlo Sironi inserisce la periferia romana con tutte le sue contraddizioni e le sue problematiche, la sterilità, il complesso mondo delle adozioni nonché la povertà di alcune zone dell’Est che ancora oggi spingono verso scelte disumane come la mercificazione di un figlio o del proprio corpo. Il tema centrale, però, resta uno solo: si può amare un bambino pur non essendone i genitori biologici? Cosa si prova nel guardare una creatura della quale si è totalmente responsabili? Quanto cambia la prospettiva di un individuo quando vengono messi al mondo dei figli? Sironi, come lui stesso ha dichiarato, intendeva dare una risposta a questi interrogativi e ha cercato di farlo proprio mettendo su pellicola la storia di Sole.

Dopo Cargo, ancora gli ultimi

Sironi si avvicina nuovamente ad un universo umano particolarmente complesso: quello degli ultimi. Impossibile non pensare a Cargo, il corto che nel 2012 gli era valso il Grand Prix al 10° Festival mediterraneo del cortometraggio di Tangeri. In quell’occasione il cineasta aveva raccontato la storia di Alina, una prostituita ucraina, e di Jani, il ragazzo che si innamora di lei e che si convince di essere il padre del bimbo che sta crescendo dentro di lei. Anche in quell’occasione il regista decise di focalizzare l’attenzione su sentimenti capaci ad unire anche in condizioni avverse, senza cadere in facili buonismi ma mostrando una realtà fatta di debolezze e difficoltà. Uno spaccato umano interessante, lontano dalle cronache dei giornali, che proprio per questo merita di essere visto da vicino e raccontato.

Venezia 76, Sole: Claudio Segaluscio in un fotogramma del film
Ermanno (Claudio Segaluscio) prende in braccio la piccola Sole

Sole è una produzione italo-polacca in collaborazione con Kino Produzioni e Rai Cinema ed è stato presentato nel corso della 76ª Mostra del cinema di Venezia nella sezione Orizzonti.

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