The Store, recensione: un film di denuncia visionario, tra live action e stop motion

The Store - Eliza Sica
The Store - Eliza Sica

La recensione di The Store, film di Ami-Ro Sköld che alterna live action e animazione in stop motion: un dramma di denuncia che mette in crisi il cosiddetto modello svedese

The Store

Fuori da un discount, un gruppo di senzatetto ha fondato un accampamento di tende e baracche. Vivono recuperando scarti alimentari dai cassonetti del discount scontrandosi quotidianamente con la resistenza aggressiva dei suoi commessi. Nel frattempo, le nuove e stringenti condizioni di lavoro imposte dai vertici della catena (Fredrik Evers) incrinano le relazioni umane tra i dipendenti del negozio e, soprattutto tra i dipendenti e la responsabile Eleni (Eliza Sica). The Store immerge così in un presente distopico in cui la logica del profitto incide profondamente e dolorosamente sui rapporti personali nonché sulla qualità di vita degli individui.

Alternanza di live action e stop motion

A colpire immediatamente da un punto di vista tecnico è l’alternanza di live action e stop motion. La regista si è occupata di entrambi gli aspetti, rivestendo il duplice ruolo di animation director e character designer. La cosa non sorprende, data la loro omogenea complementarietà. I pupazzi utilizzati per le parti in stop motion sono stati realizzati con una particolare plastica cerata che esaspera i personaggi fino a farli apparire trasfigurati, disumani: ciò da un lato sottolinea la disperazione dei clienti del discount (che in alcune circostanze ricordano degli zombie fuori controllo), dall’altro avvicina i lavoratori a figure manipolabili dai volti stressati e proprio per questo completamente spersonalizzati.

The Store
The Store

Il fallimento del modello svedese

Presentato in anteprima mondiale al BFI London Film Festival 2022, la pellicola diretta dalla svedese Ami-Ro Sköld è poi approdato al Film Festival di Rotterdam e al Biografilm Festival 2023 di Bologna. Il film rappresenta una sorprendente denuncia nei confronti del cosiddetto “modello svedese”, del quale si sottolinea il fallimento sopraggiunto in seguito alla vittoria alle elezioni da parte dell’estrema destra. Minoranze che soffrono la fame, migranti costretti a vivere sui bordi del fiume in condizioni igieniche precarie, lavoratori sfruttati che hanno troppo bisogno dello stipendio per poter pensare di alzare la testa. Oltre a tutto ciò, un occhio viene rivolto anche alla tematica ambientale e alle sue implicazioni sociali.

Molteplici archi narrativi secondari

Condito con un filo di umorismo e uno spirito visionario, The Store riesce a sviluppare egregiamente molteplici archi narrativi secondari che mettono a fuoco le vite di alcuni dei personaggi. C’è la responsabile Eleni, costretta a tornare al lavoro mentre sta ancora allattando la sua bimba neonata; c’è Eva (Linda Faith), la dipendente più anziana che Eleni vorrebbe spingere alle dimissioni; c’è Jackie (Daysury Valencia) che nasconde la sua gravidanza pur di mantenere il lavoro; c’è Zoya (Eleftheria Gerofoka), che saccheggia ogni notte il container del supermercato per recuperare il cibo di scarto, unica fonte di sopravvivenza per i senzatetto che vivono lungo il fiume inquinato, È così possibile affondare il colpo su tematiche in crisi quali la politica del lavoro, il welfare e l’integrazione. In un panorama ostile e ricco di difficoltà, l’unico flebile ottimismo lanciato dal film è quello riversato sulle nuove generazioni.

The Store. Diretto da Ami-Ro Sköld con Eliza Sica, Isabelle Grill, Fredrik Evers, Linda Faith, Daysury Valencia, Eleftheria Gerofoka e Arbi Alviati, distribuito da I Wonder Pictures dal 31 agosto.

VOTO:
3 stelle e mezza

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci qui il tuo nome