The Idol, recensione dei primi due episodi della serie di Sam Levinson con Lily Rose Depp

The Idle - Lily Rose Depp (foto HBO)
The Idle - Lily Rose Depp (foto HBO)

La recensione dei primi due episodi di The Idol, la nuova serie scandalo HBO scritta e diretta da Sam Levinson con protagonisti Lily Rose Depp e The Weeknd: tanto sesso, ma trasgressione e rivoluzione stanno altrove

Dopo la presentazione all’ultimo Festival di Cannes tra innumerevoli polemiche, il Sam Levinson già autore di Euphoria torna in Tv con The Idol. Ambientato nella cornice peccaminosa e sfarzosa assieme della Città degli Angeli, The Idol è una serie televisiva che cerca l’ambiguità, la trasgressione e la rivoluzione come cifra stilistica e diegetica, ma annacqua purtroppo tutte le sue buone intenzioni con una messa in scena asettica e incapace di esprimere né sensualità e né tantomeno il senso del proibito.

Una star in ascesa

Jocelyn (Lily-Rose Depp) è un giovane idolo del pop che, dopo aver avuto un esaurimento nervoso a seguito della morte di sua madre, decide di reclamare il suo titolo di popstar più sexy d’America con un nuovo album e un nuovo singolo. I suoi due manager Destiny (Da’Vine Joy Randolph) e Chiam (Hank Azaria) devono perciò bilanciare le necessità di Jocelyn e le pressioni della sua casa discografica, rappresentata dalla cinica e spietata Nikki (Jane Adams). Una sera, durante una festa in un locale, Joy conosce il proprietario Tedros (Abel “The Weeknd” Tesfaye), un guru dell’auto-aiuto e capo di un culto contemporaneo, con il quale inizierà una storia di sesso clandestina e con essa una discesa sempre più profonda nell’oscurità delle tentazioni e delle perversioni di Los Angeles.

The Idle - The Weeknd (foto HBO)
The Idle – The Weeknd (foto HBO)

Una storia ben poco sexy

Se Sam Levinson pensava che qualche nudo e un paio di scene di masturbazione (rigorosamente femminili) potessero creare scompiglio o fornire una rappresentazione torbida, provocatoria o addirittura scandalosa della mercificazione del corpo e dell’iper-seussalizzazione della società contemporanea, mi sa che non ci ha visto lungo. Se poi le sue intenzioni fossero state altre, e i primi due episodi non sciolgono il dubbio in questo senso, non è dato saperlo ma sta di fatto che The Idol non riesce minimamente a restituire quella dimensione proibita, quello sguardo lascivo e malizioso di film come Attrazione fatale o Basic Instinct a cui chiaramente si ispira. The Idol cade perciò vittima della sua stessa ambiguità e della sua ricerca spasmodica di una “sexiness” che non gli appartiene, anche perché il mondo in cui Sam Levinson si muove è un mondo di squali, di manipolatori e di affaristi disposti a tutto pur di non perdere il treno del privilegio. Ed è un peccato che la creatura di Levinson decida di abbracciare questo approccio da soft porn, visto che funziona e avrebbe funzionato decisamente meglio nel raccontare la perversione dello showbiz.

The Idle - una scena della serie (foto HBO)
The Idle – una scena della serie (foto HBO)

Los Angeles

The Idol è perciò una creatura ibrida, che si muove molto più a suo agio nella rappresentazione degli orrori della società dello spettacolo, delle sue tante storture, dell’ipocrisia che regna sovrana e dei suoi tanti colpi bassi. Prima il revenge porn che Jocelyn subisce ad opera di un suo ex, poi la scena (molto incisiva) del secondo episodio in cui è costretta ad interrompere le prove di un video dopo essersi lacerata i piedi letteralmente e l’anima simbolicamente. Jocelyn è quindi la rappresentazione fisica di una città come Los Angeles che prima ti dà tutto, per poi divorarti e digerirti e in questo The Idol ha la capacità di farti sentire e vivere gli abusi fisici e soprattutto psicologici che il personaggio di Lily Rose Depp è costretta ad affrontare. Una Lily Rose Depp, va detto, molto più magnetica quando si spoglia metaforicamente perché perfettamente in grado di restituire quella fragilità e quello spaesamento tipici di una ragazza di vent’anni alle prese con una vita molto più grande di lei, mentre quando lo sguardo della telecamera di Levinson diventa ossessivo verso il suo corpo la Depp scompare nel nulla. E con lei la serie tutta.

The Idle - Moses Sumney (foto HBO)
The Idle – Moses Sumney (foto HBO)

Il mondo spietato

E allora cosa resta di The Idol? Resta uno show inutilmente provocatorio (almeno in questi due episodi, ma la sensazione è che i successivi non saranno diversi), uno show che spreca malamente l’occasione di raccontare i tanti lati oscuri della celebrità nel 2023 per tentare una strada di puro voyeurismo sfrenato, senza averne né le capacità e né tantomeno la classe. Il mondo spietato di Levinson ha il respiro corto e il volto pallido di un’imitazione che non si smarca mai dai cliché, e che fa della provocazione a tutti i costi la sua unica cifra stilistica; se è vero che il sesso vende, come sembra dirci The Idol in più di un’occasione, è pur vero che si vende a poco, soprattutto quando non è così eccitante o trasgressivo come crede di essere. E se Lily Rose Depp ha il talento e il carisma recitativi per poter sostenere anche dell’erotismo a buon mercato, a The Weeknd mancano pure quelli.

The Idol. Regia di Sam Levinson con Lily Rose Depp, The Weeknd, Hank Azaria, Da’Vine Joy Randolph, Jane Adams e Troye Sivan, in uscita con un episodio a settimana su Sky a partire dal 12 giugno.

VOTO:

Due stelle e mezzo

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