Sound of Freedom, recensione: Jim Caviezel combatte la pedofilia nel film che ha infiammato gli Usa

Sound of Freedom - Jim Caviezel e Bill Camp
Sound of Freedom - Jim Caviezel e Bill Camp

La nostra recensione di Sound of Freedom, il film con Jim Caviezel che è diventato un vero e proprio caso mediatico e cinematografico negli Usa la scorsa estate: un argomento scomodo, quello della pedofilia, però trattato con eccessiva leggerezza e spettacolarizzazione

Per Mel Gibson si è trasformato addirittura in Gesù Cristo ed è in procinto di tornare con un sequel a quel The Passion del 2004, peraltro. Ora Jim Caviezel non deve più soltanto resistere alle insidie del Maligno e risorgere per salvare il mondo, bensì salvare dei bambini vittime di quella piaga mefitica che è la pedofilia in Sound of Freedom, film diventato un vero e proprio caso cinematografico e mediatico negli Usa la scorsa estate. A guardare il risultato finale non si fa fatica a capire perché, tra cattivi tagliati con l’accetta, buoni sentimenti, patriottismo e fanatismo religiosi e teorie del complotto.

Sound of Freedom - Jim Caviezel
Sound of Freedom – Jim Caviezel

Qualcuno pensi ai bambini

L’agente speciale dell’Homeland Security Tim Ballard (Jim Caviezel) è specializzato nelle indagini sulla tratta di esseri umani, e in particolare di bambini, destinati allo sfruttamento sessuale. Un lavoro difficile ma necessario, supportato da sua moglie Katherine (Mira Sorvino) nonostante lo costringa a restare per lunghi periodi fuori casa lontano dai suoi stessi figli. Quando una coppia di fratellini di nome Miguel (Lucás Ávila) e Rocío (Cristal Aparicio) viene rapita, Tim si lancia alla loro ricerca assieme ad un esperto di traffico sessuale conosciuto come “Vampiro” (Bill Camp), cercando di buttare già un’intera rete internazionale di pedofili capeggiata dallo spietato “Scorpione” (Gerardo Taracena).

Sound of Freedom - Cristal Aparicio
Sound of Freedom – Cristal Aparicio

Un argomento spinosissimo

Non sono stati molti i film destinati al grande pubblico o alla grande distribuzione che hanno affrontato l’argomento della pedofilia, meno ancora quelli che si sono concentrati sulla tratta di esseri umani destinati poi ad essere venduti a uomini potenti. Sound of Freedom punta al raddoppiò affrontandoli entrambi e cercando di raccontarli attraverso una lente politica molto precisa, che in fondo non è che quella dell’estrema destra americana. Non è un caso o un mistero che infatti l’intera operazione nasca dall’incubatrice di alcune teorie complottiste riferibili al gruppo QAnon, secondo cui esisterebbe un deep state costituito da uomini tanto ricchi e potenti quanto spietati.

Uomini il cui scopo sarebbe quello, ovviamente, di sovvertire l’ordine naturale delle cose attraverso i mezzi del liberalismo e del progressismo sociale ed economico, uomini a cui potersi opporre solo con la forza della Fede e del patriottismo. Ovviamente queste considerazioni sono necessarie per capire da dove un film come Sound of Freedom voglia partire, ma non ci dicono granché sulla qualità della pellicola. Già, perché alla fin fine com’è questo film? La risposta è che è esattamente ciò che ci si aspetterebbe che sia un film foraggiato dall’estrema destra, scritto seguendo i codici e i canoni dei Blockbuster patriottici e cristiani e interpretato da Jim Caviezel.

Perché in Sound of Freedom nulla è davvero lasciato al caso, tutto viene costantemente ripetuto ed evidenziato anche da battute a dir poco discutibili (I figli di Dio non sono in vendita, una su tutte), in barba a qualsiasi tentativo di sottotesto o di analisi sociologica  un minimo più raffinata. È il trionfo del qualunquismo in cui i valori positivi della fede e dello spirito di sacrifico vengono celebrati con abbondante dose di melassa, e lo stesso Tim Ballard diventa protagonista di una vera e propria agiografia che non ha nessun interesse a svelarne le contraddizioni o i lati oscuri. Il fatto che ad esempio, nella realtà, sia stato lui stesso accusato di molestie sessuali è qui del tutto assente.

Sound of Freedom - Jim Caviezel
Sound of Freedom – Jim Caviezel

Lo spettacolo del dolore

D’altronde parliamo di un film costato poche decine di milioni di dollari (circa 30) e capace di incassarne sei volte tanto nei soli Stati Uniti, paese in cui è stato acclamato dai repubblicani come un nuovo messia cinematografico. E guardandolo si capisce benissimo cosa abbia potuto spingere così tanti americani in sala, a partire dall’utilizzo sfrontato dell’argomento stesso della pedofilia. Qui non c’è spazio per un dolore svelato mano a mano e raccontato con grazia e sensibilità, ma solo per quello esibito con violenza; in Sound of Freedom la geografia del trauma non contempla spazio alcuno per la sottrazione, l’importante è che il messaggio arrivi forte e chiaro.

Chiaramente è una scelta di marketing, prima ancora che artistica, poiché niente come vedere un bambino torturato o abusato da un branco di orchi smuove le lacrime, le coscienze e quindi anche i bigliettoni verdi. Ed è forse questo il più grande problema di un film come Sound of Freedom, forse il più imperdonabile: quello di sembrare, sempre e comunque, una gigantesca operazione di marketing mista ad indottrinamento politico e ideologico. Non si percepisce mai la verità di quel dolore e di quella sofferenza, è tutto patinato, lucidato, plastificato e quindi finto. Ed è in fondo il peccato più grande di una pellicola costruita anche una discreta perizia filmica, quindi tutto sommato godibile in sé.

Non bastano lo sguardo costantemente addolorato di Caviezel, la fotografia sempre super aperta e satura che gli incornicia il viso dandogli sembianze messianiche o la rappresentazione al limite dello stereotipo di una certa America Latina a fare di Sound of Freedom un film onesto, sincero, capace di intercettare l’orrore della pedofilia senza sembrare un mega spot elettorale. E certamente non bastano per definirlo un film coraggioso né scomodo, semmai un film furbo. Di quella furbizia, però, che preferiremmo non fosse associata ad un dramma reale che coinvolge milioni di esseri umani ogni anno e che avrebbe bisogno di tutt’altra sensibilità affinché possa emergere.

TITOLO Sound of Freedom
REGIA Alejandro Monteverde
ATTORI Jim Caviezel, Mira Sorvino, Lucás Ávila, Cristal Aparicio, Bill Camp, Gerardo Taracena, Javier Godino, Eduardo Verástegui
USCITA 19 e 20 febbraio 2024
DISTRIBUZIONE Dominus Production 

 

VOTO:

Due stelle

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