RoFF17: The Fabelmans, recensione dell’attesissimo film quasi autobiografico di Steven Spielberg

The Fabelmans - Paul Dano e Michelle Williams ( foto 01 Distribution)
The Fabelmans - Paul Dano e Michelle Williams ( foto 01 Distribution)

Finalmente è arrivato il momento tanto atteso di questa Festa del Cinema di Roma: The Fabelmans di Steven Spielberg. Racconto autobiografico (ma non del tutto), dramedy, coming of age tutti assieme con un cast che vanta Michelle Williams, Paul Dano e Seth Rogen tra gli altri

Signore e signori, fate largo al Maestro tra i più rappresentativi e celebri della Nuova Hollywood e della Settima Arte. Ci ha fatti commuovere, sognare, arrabbiare, viaggiare in epoche e luoghi lontani e ora è arrivato alla 17ª Festa del Cinema di Roma per raccontarci e mostrarci qualcosa di più della sua vita: Steven Spielberg presenta The Fabelmans.

La famiglia Fabelman

Sam (Gabriel LaBelle, Mateo Zoryon Francis-DeFord da piccolo) è un bambino che ha solo sei anni quando, alla vigilia di Hanukkah del 1952, viene portato per la prima volta dai suoi genitori Mitzi (Michelle Williams) e Burt (Paul Dano) al cinema. Il suo enorme stupore e la meraviglia che i suoi occhi irradiano durante la proiezione de Il più grande spettacolo del mondo sono lo specchio di quella che diventerà, negli anni, la sua più grande passione nonché la sua vocazione: girare film. Mentre Burt, ingegnere informatico, non riesce proprio a sostenere i sogni del figlio, Mitzi (che è un’artista) sente che in Sam c’è davvero qualcosa di speciale e lo incoraggia ad inseguire le proprie passioni e la propria aspirazione. A causa del lavoro del padre i Fabelman si sposteranno prima dal New Jersey all’Arizona dove Sam potrà affinare le sue dote registiche, grazie anche alla frequentazione dei Boy Scout e all’aiuto del migliore amico di suo padre, Bennie (Seth Rogen), e dove Mitzi intreccerà una relazione clandestina con un altro uomo, e infine in California. Già, quella California terra di cinema e di grandi registi ma anche terra di sogni infranti o realizzatisi. Le esperienze del liceo, gli scontri coi bulli, i primi amori e i dolori dell’adolescenza saranno fondamentali nello sviluppo della poetica di Sam, che dovrà continuare a inseguire il proprio sogno mentre la sua famiglia e tutto ciò che gli resta attorno si sgretola, cambia e si rinnova.

Il potere del Cinema

Il buio della sala, la sensazione di trepidante attesa o anticipation (come la chiamano gli inglesi), la colonna sonora che parte, l’oscurità che si fa immagine davanti ai nostri occhi. Se c’è un’arte capace di catturare ogni rivolo della nostra immaginazione quella è sicuramente il Cinema e se c’è un regista che ha fatto della meraviglia, dello stupore e soprattutto dell’amore sconfinato verso quest’arte quello è sicuramente Steven Spielberg. Però mai come in questo The Fabelmans questo suo amore ha trasceso l’immagine e lo spazio, le onde sonore e la luce per diventare non semplice parte di una storia ma filo conduttore sia narrativo che tematico, in tutto e per tutto. D’altronde il Cinema ha sempre avuto un potere, o più poteri. Può essere un balsamo per l’anima, farci viaggiare con la mente, ricordarci cosa davvero conta per noi oppure, semplicemente, può distrarci dalla Vita per un paio d’ore. Come per il piccolo Sammy nella primissima scena del film, il senso del cinema sta tutto in quegli occhi, in quell’emozione, in quell’estasi. In fondo ci vuole poco: una piccola cinepresa, di quelle che si pagano col lavoro di un’estate, un proiettore e un telo bianco. In fondo ci vuole moltissimo: bisogna saperlo immaginare e dopo raccontare.

Il potere dei sogni

Sam è un ragazzo simile a tanti altri che viene da un famiglia come simile a tante altre. Ha tre sorelle, di cui una appena nata, segue poco fedelmente la Torah anche se tutta la sua famiglia è ebrea ed è un po’ timido, impacciato e taciturno. Quelli che sono i suoi pensieri, le sue paure, i suoi errori e i suoi sogni noi li conosciamo attraverso ogni singolo fotogramma che proietta su quel telo bianco. Ma Sam è anche un ragazzo che si trova ad affrontare un grosso, grossissimo turning point della sua esistenza; ha scoperto che sua madre ha una relazione, ha scoperto che in fondo suo padre è un debole come tutti gli altri, ha scoperto che l’adolescenza fa schifo e che non c’è modo di tagliarla o di passare alla scena successiva. Nessun tasto di avanzamento veloce, nessuna possibilità di rigirare gli errori commessi.

Ma su quel telo bianco, anzi sulla parete di un sottoscala, Sam proietta e mostra a Mitzi i suoi di errori e le sue di colpe in quella che a memoria è la scena più bella e potente di tutta la filmografia di Spielberg oltre che di The Fabelmans. Noi non possiamo vedere nulla di ciò che Mitzi vede ma possiamo osservare il suo sguardo, gli occhi lucidi, sentire la vergogna e la paura che prova e stringerci anche noi un po’ con Sam. In fondo i suoi sogni diventeranno un po’ anche i nostri e con essi la paura di non farcela, di non essere capiti o ascoltati. Di stare in California senza poterla sognare e vivere davvero, la California.

The Fabelmans - Michelle Williams (foto 01 Distribution)
The Fabelmans – Michelle Williams (foto 01 Distribution)

Il potere dell’amore

The Fabelmans è anche la storia della famiglia del titolo e di come questa famiglia imperfetta, tutt’altro che idilliaca, sia e resti comunque un organo che respira e si muove quasi sempre all’unisono. Mitzi e Burt (interpretati con grande chimica da Williams e Dano) si sono amati tanto e in qualche modo continuano ad amarsi, ma vedono la vita in maniera troppo diversa, vedono il futuro dei figli in maniera fin troppo diversa. La loro quotidianità fatta di Hanukkah festeggiati assieme, di uscite serali al cinema, di viaggi in campeggio viene spezzata improvvisamente dal dubbio di un amore e dall’incertezza del futuro. The Fabelmans è anche un film che parla d’amore, ma non solo di amore per il cinema o di amore per la propria famiglia. C’è spazio anche per il racconto del primo amore, quello che un timido ragazzo ebreo ha per una ragazza fervente cristiana, e che gli porta a rispondere quando viene accusato di essere un assassino di Cristo di non essere mai stato a Roma e di poter convivere con il fatto di non credere in Cristo, visto che il popolo ebraico lo ha fatto tranquillamente per cinquemila anni.

Ma è soprattutto l’amore tra una madre e suo figlio quello che interessa davvero a Spielberg. In un commovente ed intimo ritratto che fa di Mitzi una donna piena di cicatrici e ferite, e a cui la meravigliosa Michelle Williams regala un’interpretazione ricca di sfumature che vanno dal bianco al nero, Spielberg omaggia sua madre e tutte le madri. Quelle che hanno il coraggio di credere nei propri figli, la forza di sostenerli e la capacità di chiedere loro scusa dopo uno schiaffo dato in piena schiena. O dopo averli semplicemente delusi.

Il potere dell’orizzonte

Il senso del cinema sta tutto, o quasi, nel concetto di inquadratura. È nell’inquadratura che decidi cosa mettere e cosa togliere, cosa lasciare dentro e cosa lasciare fuori. E, un po’ come nell’inquadratura di un film, lo stesso vale anche per la vita. Solo che nel cinema, a differenza della vita, puoi scegliere come vuoi che le cose vadano. E forse è per questo che Sam/Steven hanno scelto di fare cinema. Questo The Fabelmans non ci offre tutte le risposte né vuole farlo, e non ci fornisce neanche tutte le tessere del puzzle per ricomporlo e trovarcele da soli. Però qualcosa lo fa. Nell’ultima, splendida, scena del film Sam incontra un importantissimo regista di Hollywood interpretato da un altro importantissimo regista. Ecco, è in questa scena che finalmente il film si svela completamente. Ci dice che il modo con cui inquadriamo le cose e le persone è importante, soprattutto l’orizzonte. Se l’orizzonte è in alto è interessante, se l’orizzonte è in basso è interessante. Ma se l’orizzonte è al centro dell’inquadratura è solo una noia mortale.

The Fabelmans. Regia di Steven Spielberg con Michelle Williams, Paul Dano, Seth Rogen, Gabriel LaBelle e Judd Hirsch, in uscita nelle sale il 22 Dicembre distribuito da 01 Distribution.

VOTO:

Quattro stelle e mezzo

 

 

 

 

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