Renato Zero presenta l’evento Zerovskij: la conferenza stampa integrale

Renato Zero - presentazione Zerovskij cinema (foto Gianluigi Barbieri)
Renato Zero alla Casa del Cinema per la presentazione di Zerovskij (foto Gianluigi Barbieri)

Renato Zero ha presentato Zerovskij – Solo per amore, l’evento che sarà nelle sale il 19, 20 e 21 marzo. Ecco la conferenza stampa integrale: dall’organizzazione al suo pubblico, dall’anarchia alla libertà, dai vecchi brani al terremoto, da Instagram al DVD, fino all’ipotetico sequel.. Tutto (ma proprio tutto) quello che è stato detto oggi.

E’ stato presentato alla Casa del Cinema di Roma l’evento Zerovskij – Solo per amore, con cui Renato Zero approderà nelle sale cinematografiche italiane il 19, 20 e 21 marzo, distribuito da Lucky Red (QUI tutti i cinema in cui vederlo). Presenti in conferenza stampa, oltre ovviamente a Renato Zero, anche il co-autore di Zerovskij, Vincenzo Incenzo, e Andrea Occhipinti per Lucky Red. Ecco quindi la conferenza stampa integrale di oggi.

Renato Zero - presentazione Zerovskij cinema (foto Gianluigi Barbieri) 2
Renato Zero alla Casa del Cinema per la presentazione di Zerovskij (foto Gianluigi Barbieri)

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La conferenza stampa (integrale)

Introdotto da Andrea Occhipinti, che annuncia che le copie saranno oltre 300 e che le prevendite stanno andando benissimo, Renato vestito in smoking nero, cravatta nera e cilindro nero in testa, rompe il ghiaccio:

Eccoci qua.. sono un po’ stanco, perché avete visto come ho lavorato, sì.. Qui mica stiamo ad asciuga’ gli scogli col phon! [risata generale]

Iniziano quindi le domande: Cos’è questo Zerovskij?

Zerovskij era nell’aria.. era nell’aria perché volevamo sfuggire a questa costrizione, la regola che stabilisce che sono quei 5 minuti di una canzone, e sono playlist inchiodate.. che con tutto il rispetto per Il cielo, per I migliori anni, per Morire qui, per tutti gli altri titoli, non se ne poteva più. Bisognava uscire fuori da questa compiacenza di regalare al pubblico sempre i successi e non consegnargli invece del pane fresco, di dargli questa soddisfazione dopo aver letto l’artista definitivamente, la voce di questo popolo di zerofolli, bisognava dargli qualcosa di più. Io in questo tour ho guadagnato meno che in tutta la mia vita, una pizza e una birra, ma sono felice di aver fatto lavorare 120 persone sul palco e altrettante intorno, fra macchinisti, facchini, e tutti gli altri che hanno reso possibile questa avventura. E’ stato bello attraversare l’Italia con questi tir carichi di umanità e soprattutto di rispetto e di grande stima, perché la cosa che maggiormente porto in attivo oggi è il contatto con questi signori dell’orchestra, quelli del coro, con gli attori, il coreografo, il maestro Renato Serio e tutti gli altri, compresa la ritmica con Danilo Madonia, Paolo Costa, Lele Melotti, Bruno Giordana e tutti gli altri, e i 12 ragazzi del balletto. E’ stata veramente una convivenza straordinaria; ho goduto della loro stima e del loro affetto e hanno permesso al sottoscritto di non faticare come queste immagini suggeriscono, perché è stata una passeggiata meravigliosa. Abbiamo avuto anche dall’altissimo una grazia per quanto riguarda Verona, perché tutte le sere degli spettacoli di Verona il cielo era incazzato nero e avevamo grandi perplessità se riuscire a debuttare a Verona e a fare gli spettacoli e invece abbiamo ottenuto uno squarcio d’azzurro proprio sopra L’Arena, perché anche lui deve aver capito che dopo la promozione che gli ho fatto mi doveva pure qualcosa in cambio! [ride]. Quindi abbiamo realizzato, se avete notato.. -questa è una piccola confidenza che vi faccio fuori dai denti- avrete notato che qualche telecamera era un po’ basculante perché, siccome non eravamo sicuri che avremmo potuto girare quello che avete visto, abbiamo posizionato le telecamere 7 minuti prima dell’apertura del sipario.. e quindi la precarietà dei cameramen e dei loro attrezzi era messa a dura prova, ma siamo riusciti a fare questo e questi sono i miracoli. Abbiamo quindi dato al pubblico dei fedelissimi, ma credo anche a tutti gli altri che apprezzano Renato Zero e magari per 1200 ragioni non hanno sempre la possibilità di seguirne le gesta e i passaggi, perciò io sono contento soprattutto -ripeto- di essere ancora libero di decidere della mia artistica e personale, di avere ancora il dono di poter raggiungere le persone con qualunque mezzo, perché non voglio trovare ostacoli sul mio passaggio, anche a rischio di sacrifici e ulteriori penalizzazioni voglio arrivare alla gente fragrante, sincero, e con questa vitalità di questi 67 meravigliosi anni che, devo dire, a conti fatti sono stati un bel bilancio. [applausi]

Per chiarezza tu hai detto che hai guadagnato una pizza e una birra.. Ma lo spettacolo ovunque è stato strapieno ed ha avuto grandissimo successo, ma tu ti sei permesso il lusso di mettere in scena appunto quell’insieme, quel po’ po’ di orchestra, di gruppo.. però ti sei voluto togliere la soddisfazione di mettere in scena uno spettacolo di quelle dimensioni..

Voglio dire che le nozze coi fichi secchi non si fanno in nessun paese al mondo. Quindi “chi bello vuole appari’, un poco ha da soffi'”, come dicono a Napoli. Quindi per noi poi è una sofferenza relativa, perché delle volte io sono andato in televisione senza delle specifiche, andavo in televisione per rallegrare il mio pubblico.. perché certe presenze devono avvenire anche a fondo perduto, senza remunerazione. Questo fa parte di un programma credo naturale per ogni artista, perché non è che puoi sempre battere cassa, andare lì “comprami il biglietto, comprami il disco, vieni di qua vieni di là“. Ogni tanto vanno fatte delle operazioni sacrosante alle quali noi non facciamo mai resistenza e quindi questa volta, a maggior ragione proprio per i risultati che abbiamo ottenuto, non solo ne è valsa la pena, ma abbiamo dimostrato fondamentalmente che se uno vuole la qualità, vuole arrivare ad avere il risultato, qualcosa deve lasciare sul piatto e quel qualcosa non è mai paragonabile alla soddisfazione di essere riusciti a fare quelle operazioni lì. Quindi meglio di così non ci poteva andare ragazzi, e se ci andrà bene pure con queste proiezioni, insomma, vorrà dire che mi vedrò costretto.. con Vincenzo stiamo già scrivendo la seconda parte, mi dispiace per voi ma Zerovskij non s’accanna facilmente: è uno tosto, è uno che vuole i suoi spazi, la sua ferrovia non si tocca.. Ci hanno provato anche questi dell’alta velocità: so venuti da noi a discute e gli abbiamo chiesto “noi vogliamo fa’ tutte le fermate, non ce ne frega un cazzo de corre“, perché quando corri ti perdi tutto, non ti fidanzi, non ti sposi, non trombi, non ti godi il panorama.. la pecorella che bela non la vedi, ma vedi una cosa bianca, così magari pensi che sia una che si è appena fatta la tinta! [risate e applausi].

Ciao Renato, ti seguo da 35 anni..

Peggio pe’ te! [ridendo]

Volevo farti una domanda sul tuo pubblico: io penso che inizialmente ha capito poco di questo spettacolo, perché alcuni ti hanno rimproverato di non fare le canzoni storiche. In riferimento a questo, quanto è importante per un artista come te riuscire ancora a sperimentare, a stare un passo avanti al proprio pubblico e fare quello in cui credi, soprattutto in questa seconda fase della tua carriera artistica. Questo è un diritto e un dovere per te..

Io credo che tutto dipenda dalla volontà sostanzialmente, perché se uno ha voglia di fare esperienza non può stare lì a subire le pressioni magari del mercato o delle tendenze oppure di altre ragioni assolutamente non plausibili. Questa volontà, aggiunta appunto all’esperienza e anche al fatto che ci sia di fondo una buona fede da parte dell’artista, comporta che il cambiamento debba essere non accettato per ragioni di sudditanza, ma andrebbe accettato indipendentemente solo per il coraggio che ha l’artista -che potrebbe vivere di rendita con la SIAE- e invece va a rischiare l’osso del collo facendo operazioni di questo tipo. Tutto sommato poi io credo che alla lunga, come ho avuto ragione delle paillettes e dei lustrini e come ebbi ragione a cantare “vecchio” [Spalle al muro, ndr] all’età di 41 anni, posso anche oggi tentare questa carta di una piccola rivoluzione, che è una rivoluzione diciamo musicale, ma soprattutto una rivoluzione personale, perché io ho fatto nella mia vita l’attore, il ballerino, il fantasista, ho partecipato al musical Hair -alla versione italiana-, ho lavorato nell’Orfeo 9 di Tito Schipa Jr., mi sono fatto insomma una bella vagonata di esperienze. Con questo Zerovskij io ho messo in fondo a frutto un pochino tutte queste attività e devo dire che poi, come dicevi tu, una parte di questi fedeli hanno in qualche modo dubitato della bontà del progetto.. ma poi mi risulta che si siano pentiti amaramente: gli hanno tolto il saluto, li aspettavano sotto casa, li hanno minacciati di non fargli ascoltare più una canzone mia neanche via internet.. No, scherzo.. insomma sono stati costretti forse, malgrado loro, a comprendere che l’operazione andava fatta così come è stata fatta. Dopo volevo dare un po’ la parola anche a Vincenzo Incenzo, perché Vincenzo ha collaborato con me alla stesura della sceneggiatura e con me come aiuto regista, quindi merita evidentemente di raccontarsi un pochino.

Questo lavoro sembra inserirsi in un percorso musicale-esistenziale, anche se forse anche più in grande, che parte forse da Ciao nì e in parte l’ho visto anche in Tutti gli zeri del mondo per la televisione. So che alcuni, non soltanto fans ma anche addetti ai lavori, gradirebbero probabilmente un’opera biografica che non parli forse solo di di Zero, ma anche di Fiacchini o comunque dell’incontro tra i due, magari in un musical teatrale o in un film. Ci ha mai pensato?

Io devo dire che questo Renato Zero non lo celebrerei più di tanto, perché in fondo è una creatura che deve i suoi natali a Renato Fiacchini, come tu hai ricordato; per cui già il fatto di essere riuscito ad esistere, già gli dovrebbe in qualche modo rendere giustizia. Ovviamente per quanto riguarda l’attività proprio “stradaiola” di Renato Fiacchini, sono cose che forse raccontarle sarebbe anche giusto come dici tu, anche Pasolini sarebbe d’accordo in questo senso, però bisogna rendersi conto pure del momento delicato in cui viviamo, in cui tutti mettono in piazza tutto.. ma tutto cosa? Tutto menzogne probabilmente, tutto artificio, perché se tu racconti oggi la verità di te stesso a qualcuno, non so se ti credono; infatti molte persone oggi, se ci avete fatto caso, hanno questa tendenza a ingigantire i loro racconti, il loro rapportarsi alla vita e alle persone.. esagerano, dicono sempre di più, così come con le misure del seno.. c’è tutto un “rigonfiare”, capito? E io non rigonfio, io anzi sono molto l’opposto, perché tendo invece a ridimensionare un pochino tutto: anche tutte le mie sofferenze, i miei patimenti, la mia solitudine.. gli ho dato un sedativo, l’ho messi a nanna perché mi avevano rotto i coglioni di lamentarsi.. perché non ci si deve lamentare, soprattutto quando sei riuscito a mettere su un’impalcatura che si chiama Renato Zero. [applausi]

Sono rimasta talmente colpita da quello che ho visto, che quello che ho percepito è questo: nella sua vita conta di più essere, come dire, operaio .. darsi da fare per portare avanti le cose, oppure re? Se sul palco si sente più, come dire, sacerdote, ieratico, oppure ribelle. E poi un’altra cosa ancora, mi è venuto in mente Petrarca: forse non c’entra nulla, ma anche Petrarca ne I trionfi -che è un’opera un po’ minore, non certo come il Canzoniere o altre opere- però fa queste rappresentazioni allegoriche, personificazioni morali grandissime, come in fondo abbiamo visto qua.. la vita, la morte, l’amore, l’odio.. e se c’è qualche pennellata anche di questo.

Io penso che ci siano più Zerovskij in giro di quelli che immaginiamo, più capistazione come lui che militano su questo pianeta. Ovviamente non sono figli della politica, il più delle volte, quindi non fanno parte del godimento di una mensa sicura tutti i giorni e dell’approvvigionamento di abusi e di false identità addirittura.. di parentele fittizie che girano intorno a un’urna elettorale. Zerovskij non fa parte di quel mondo lì, Zerovskij è anarchico proprio fisiologicamente.. tanto è vero che alla fine scopriamo che, suo malgrado, è un angelo. Quindi non ha fatto nessuno sforzo o meglio, nessun ammiccamento più che sforzo, non si è mai concesso a piagerie nei confronti del Padreterno o della vita. Voglio dire, questo rappresentare questo elemento come Zerovskij, per me è un modo anche di rivalutare le ombre, le incertezze di tanti esseri umani che dovrebbero essere incoronati; Anche voi della stampa dovreste mettere sulle copertine dei vostri quotidiani e dei vostri settimanali della gente che si fa un mazzo così per esistere, per difendere un amore, una famiglia, i propri figli. Quindi questi Zerovskij che avete visto qui dentro sono quelli che stanno là fuori e che hanno, secondo me, il desiderio di essere liberati. Liberate Zerovskij! [applausi]

Vincenzo tu sei autore della sceneggiatura, del testo insieme a Renato. Renato sempre è coraggioso, osa, come ha dimostrato in tutta la sua carriera.. avete messo in scena dei personaggi in qualche modo impegnativi, personaggi come la morte, la vita, l’amore. Come è stato questo processo di dare poi vita e di mettere in bocca parole a questi personaggi? Perché in qualche modo arriva in maniera molto naturale al pubblico.. insomma come è stato il processo rispetto a questo?

[Vincenzo Incenzo]: Questo secondo me si deve alla straordinaria capacità di leggere nelle cose di Renato, perché lui mi ha fatto un racconto molto dettagliato di quello che sarebbe dovuto essere poi quello che andavamo a scrivere; aveva già visto tutto all’inizio, aveva visto questa umanizzazione di questi sentimenti che già mi sembrava un salto logico, divertente, incredibile.. ma questa è la sua forza da sempre. Prima si parlava di 35 anni, che più o meno è il tempo da cui pure io seguo Renato, e la cosa che sempre mi ha colpito di lui è questa capacità di aver messo -faccio un esempio su un miliardo- nello stesso verso di una canzone “gli spermatozoi” e “il cielo”, cioè la cosa più piccola è la cosa più grande che noi possiamo concepire, ed è il meccanismo suo sempre, cioè questo mischiare l’alto e il basso, il tragico con il divertente. Su questa strada mi ha catechizzato insomma, mi ha portato con lui in questo terreno e devo dire che è stato anche per me un cammino di conoscenza e di approfondimento impagabile. Lui un po’ con il sorriso sulle labbra, poi alla fine raccontava di quello che saremmo dovuti andare a scrivere, ed erano poi di fatto dei temi molto urgenti ma molto grandi.. cioè non si parla di cose piccole in questo spettacolo, si parla di eutanasia, di violenza sulle donne, si parla di malattia, di solitudine, di abbandono.. e sono tutte cose però che riescono a passare attraverso un filtro di leggerezza.. poi alla fine con il sorriso, con l’ironia, questa cosa gira in una maniera armonica, come fosse uno spettacolo quasi circense; però se ci fermiamo un attimo c’è da mettersi a piangere, c’è da disperarsi, c’è da riflettere.. ognuno di noi sulla nostra condizione, perché non è soltanto la condizione del malato, dell’anziano, della prostituta, del sieropositivo, ma è la condizione anche di tutti noi che siamo apparentemente dall’altra parte, ma siamo anche noi in delle gabbie, in delle costrizioni. Nello spettacolo si dice che in nome della comunità abbiamo rinunciato alla libertà; passa come una battuta tra una risata e uno spot dell’altoparlante, ma mi sembra una verità agghiacciante. Ecco, la forza di Renato da 40 anni è di riuscire a far passare questi messaggi attraverso una forma d’arte che poi è una forma popolare e leggera; credo che sia un merito assoluto che lo fa testimone forse più di tanti passaggi di governo, di tanti scrittori rinomati del nostro tempo, della nostra epoca, e questo gli va riconosciuto come un valore assoluto secondo me.

Il film è ricchissimo di suggestioni, c’è il discorso di Dio iniziale, c’è l’amore sulla sedia a rotelle, e a un certo punto non si capisce se sono dei folli i personaggi in scena.. però volevo capire quindi in questo universo di suggestioni, di stimoli, di provocazioni, di riflessioni, qual è -se c’è- la dimensione della speranza per l’umanità, perché comunque il film si apre con Dio che dice “siete il mio più grande errore“. Quindi vorrei capire meglio la sua visione dell’umanità.. insomma se siamo persi o se c’è una speranza per noi ed eventualmente qual è l’aspetto che le piacerebbe approfondire in questo eventuale sequel di cui accennava prima.

La speranza non è, diciamo, nel pacchetto dell’offerta di Zerovskij. Zerovskij non vuole offrire lasciapassare o passaporto di sorta; Zerovskij vuole in qualche modo illuminare se stesso e anche la platea su qualcosa, più di qualcosa di sbagliato, di pericoloso sta accadendo intorno. Quindi lui non vuole offrire, come neanche Renato Zero ha mai preteso questo: io non ho mai offerto elisir, pozioni o altro; ho addirittura scritto “Mi vendo la grinta che non hai, in cambio del tuo inferno ti do due ali, sai” che era un gioco sputatamente ironico, che poi invece è diventata la realtà, perché oggi invece a vendersi sono più di uno. Per quanto riguarda questi personaggi, noi li abbiamo collocati nella loro -credo- naturale veste, perché a un certo punto l’amore qualcuno aveva idea che fosse un Apollo, fosse un dio greco, fosse un’entità talmente inarrivabile, e noi lo abbiamo messo su una sedia a rotelle per la sofferenza che deve patire un elemento come l’amore ad avere a che fare con la scelleratezza di certi umani, con la loro pretesa di mettere l’amore nella condizione di essere pagato, di essere remunerato; quell’amore lì, nessuno sarebbe disposto a portarselo a casa, a meno che non amasse veramente quello che lui rappresenta.

Parliamo un po’ di canzoni: le canzoni di Zerovskij sono belle, però ovviamente l’emozione che dà ascoltare i vecchi brani un po’ dimenticati, come Infiniti treni, Siamo eroi, Marciapiedi, Padre nostro, Motel.. insomma per me è stata veramente grande. Volevo capire perché è stata tolta Più o meno, che è un capolavoro e c’era nel programma, e poi se uscirà un DVD di questo film, che molti aspettano.

L’inserimento di questi brani è un inserimento in parte casuale, perché la casualità spesso insieme all’istinto mettono sù famiglia. Io ho voluto quei brani all’interno di Zerovskij perché meglio rappresentassero l’utilizzo di chiavi di lettura musicali che, pur facendo parte di un passato, possono brillare di attualità, di forza e di contemporaneità nei confronti di un mondo che forse quelle cose lì non le ha effettivamente valutate come dovevano essere: “Ti giochi Dio al Totocalcio, lo vendi per una dose, lo butti via in una frase, lo cercherà in farmacia“, sono tutte cose che oggi avvengono prepotentemente; in giro c’è questo vizio di voler in qualche modo utilizzare la fede o addirittura Dio per scopi personali, per tratte assolutamente irragionevoli e anche spudorate. Questa è un pochino la ragione, e poi devo dire anche il valore di questo raffronto fra il repertorio di Zerovskij per quanto riguarda anche gli attori, che credo siano stati serviti anche loro molto bene, perché c’ho dei pezzi che avrei voluto cantare io! Ecco, questo raffronto dà forza secondo me a tutto il repertorio che avete visto nel film, perché grazie a Potrebbe essere dio, a Marciapiedi, a Motel, si ha un pochino questa sensazione che questi siano il traino, si strizza un po’ l’occhio a quello scetticismo di non averli ragionevolmente inclusi in una playlist più consunta, più ovvia e forse anche discutibile.. quindi son contento di aver fatto questo innesto, lo trovo formidabile, bello, utile. Il DVD non so ancora.. stiamo un attimino qui ,di fronte a questa avventura.. vediamo l’esito e poi magari pensiamo al seguito.

Domanda da Famiglia Cristiana..

[interrompe ironico] Chiedo scusa se non siete nella mia “rassegnata stampa” ma v’ho risparmiati per 1200 ragioni, insieme all’Avvenire, perché voglio mantenere con la Santa Sede dei rapporti decenti.. [risate e applausi]

A un certo punto c’è l’altoparlante che dà l’annuncio della morte della cultura. Guardando al quotidiano, è anche per quello che abbiamo perso un po’ la capacità di capire, di raccontare, anche di dare risposte?

Io ho sempre pensato che alimentarsi solo col pane sia poco, perché mentre lo stomaco è soddisfatto, il cuore ed il cervello non lo sono con la mancanza della cultura a tavola. Avendo annunciato questa eventuale dipartita, credo che però l’annuncio sia stato fatto molto prima del mio, perché che non si parli più di cultura in questo paese sono svariati anni, soprattutto nell’elargizione di opportunità per quanto riguarda le scuole. Il Tempo dice nello schermo che la musica è stata tolta pure dalle scuole per paura che desse troppa linfa a questi ragazzi, per farli diventare troppo sensibili e troppo acuti nel capire quello che li circondava. Quella è un’operazione che secondo me andrebbe mediatamente ripristinata, portare la musica nelle scuole.. soprattutto parliamo di elementari e medie, che sono quelle dove la sensibilità è più forte e dove è più facile l’apprendimento.

Mi riallaccio proprio a questa frase e al discorso della speranza, perché trovo che invece ci venga dato uno strumento di grande speranza, cioè vedere il mondo per quello che è, trasformarlo poi in qualcosa di artistico, in un’opera d’arte. Questa mi sembra una grande cosa, rendere bello anche ciò che brutto.

Sì ma poi ripeto che la speranza vuole anche lavoro, vuole anche essere in qualche modo chiamata in causa.. non è che la speranza la trovi nella bolletta del telefono.. nel senso che l’ho consumata, ce l’ho, è mia. La speranza è un traguardo, che spesso costa più di quello che si immagina; è come la libertà, sono due posizionamenti che richiedono continuità, non si può sperare un giorno e strapparsi i capelli e le mutande per un altro mese, o la stessa cosa per la libertà; e poi bisogna vedere anche la qualità sia della speranza che della libertà, perché c’è una speranza che è una scusa, è un metodo, è un modo di farsi volere più bene, di suscitare anche un certo pietismo. La libertà idem, perché io ho visto delle volte arrivare ad un libertinaggio che non somiglia neanche lontanamente all’ideale di pulizia, di rigore, di passionalità e anche di sincerità. Per essere liberi bisogna essere sinceri con se stessi: vuoi veramente essere libero o ti piace essere incatenato? Perché delle volte c’è anche questo.. In questa società di oggi c’è un tale masochismo che la gente vuole essere trattata male, vuole essere penalizzata, e questo lo dico con grande rammarico soprattutto a voi donne che siete qui: quante di voi accettano supinamente di essere maltrattate solo per il fatto che amano talmente tanto e che non hanno il coraggio di reagire; questa è una condizione che veramente chiede vendetta, chiede di essere modificato come assetto, e anche questo fa parte del nostro messaggio perché vedere Eva, la madre di tutti gli uomini, ridotta in quel modo, con la chemio addirittura. Voglio dire, è bello essere come dici tu, anche un po’ duri, perché anche la favola.. scusa Biancaneve che è leggera? Con quei sette nani del cavolo; pensa questa si sveglia la mattina, non sapeva dove mettersi le mani, c’aveva questi intorno con una “fame”! [ride] E Pinocchio.. gli cresceva solo quello? Non credo.. [segue barzelletta su Pinocchio e la Fatina tra risate ed applausi]

Una domanda non musicale: io sono una terremotata di Ussita, volevo sapere se tu sei tornato nella tua terra e che emozione, brutta, puoi aver avuto alla notizia del terremoto.. Sai del terremoto, penso?

[ironico] Mi è arrivata voce, guarda..

[ride] Però tu sei di San Severino mi pare…

Eh papà.. era ancora di più su, di Casel D’Aria: c’è San Severino, Serrapetrona dove fanno la Vernaccia, e ancora più sopra sopra c’era la casa di mio nonno Porfirio.. 11 figli e mio padre era il più piccolo.

Pensa che io avevo il guardiano della nostra casa che era quasi parente tuo.. non so in che modo, però della tua famiglia..

Possibile, perché hanno trombato tanto a casa mia! [risate e applausi]

Comunque tu hai avuto dei danni? Come hai preso questa notizia, diciamo psicologicamente più che altro..

Guarda, la cosa più dolorosa è che quelle fasce territoriali sono purtroppo soggette a scosse telluriche da sempre: io mi ricordo quando ero piccolo, mi ci son trovato proprio durante le vacanze estive, in più di un’occasione è tremato tutto.. quindi non dico che ci siamo abituati a questo, ma insomma è una regione abbastanza massacrata dal terremoto. Però devo dire che poi, per tutto il resto, è un popolo eccezionale -non perché mio padre fosse di quelle parti- ma.. laboriosi, puliti, sani, rimasti forse -e la loro forza è proprio questa- magari 60-70 anni indietro rispetto al resto del paese.. anche per la cattiva comunicazione stradale, perché per arrivare nelle Marche ci vogliono ancora quattro ore e mezza, come ai vecchi tempi.. perché l’autostrada lì non gli piace, perché non ci abita nessun politico..

Domanda per Andrea Occhipinti: Come è nata questa voglia e questa scelta di portare al cinema questo progetto.

[Andrea Occhipinti]: Intanto con Renato ci conosciamo da moltissimo tempo, mi è apparso così.. [ride] e naturalmente ho sempre ammirato e un po’ seguito anche i suoi percorsi, mi ricordo lo spettacolo di Tito Schipa a cui si faceva riferimento prima..

[Renato lo interrompe sornione] Digli la verità.. che te so’ venuto sotto e t’ho detto “Me devi distribui’ sto film, sennò non te guardo più in faccia!

[Andrea Occhipinti]: Era un po’ che noi tentavamo di fare qualcosa, cioè di portare al cinema uno spettacolo, un concerto.. ad ogni modo di portare al cinema Renato. Abbiamo lavorato insieme in qualche modo quando Paolo Sorrentino ha messo I migliori anni nel film Il divo..

[Renato interviene scherzoso] ..E io l’ho fatto più per te che per Sorrentino..

[Andrea Occhipinti]: Questo naturalmente mi fa piacere.. e poi insomma ci pensavamo più volte, e a un certo punto avevamo anche ipotizzato che Paolo Sorrentino facesse la regia di un concerto tuo, insomma di uno spettacolo, poi Paolo non poteva perché cominciava la serie [The Young Pope, ndr].. Insomma era un po’ che stavamo dietro a questa idea e poi un giorno è apparso e mi ha detto “C’è questo spettacolo qua, queste immagini che vorrei farti vedere” e ci ha fatto emergere in Zerovskij e devo dire da subito ci è sembrato una cosa fantastica, l’opportunità per il pubblico di poterlo vedere, di fare un evento su questa cosa.. e da lì abbiamo cominciato a ipotizzare quello che succederà il 19, 20 e 21. Per cui è una storia che parte da molto indietro, insomma c’era un desiderio di poter lavorare insieme e di poter portare sul grande schermo qualcosa che riguardasse Renato, e questa mi sembra un’occasione fantastica.

Volevo capire.. prima si era detto che siete già al lavoro su un seguito. Che cosa significa.. se c’è un disco, un’opera..

Guarda la mia era una battuta, non facciamo scherzi eh.. io qui c’ho buttato.. [risate] Dovete pensare solo una cosa, che tutta questa roba qui alla fine è stata fatta in 6 mesi: io ovviamente avevo scritto già le musiche, per carità, il lavoro della scrittura l’avevo finito.. però poi siamo andati in Ungheria e abbiamo registrato tutte le orchestre, perché ovviamente era mio desiderio quello di fare un album con tutti i brani che poi fanno parte dell’opera. Successivamente, proprio mentre lavoravo sui brani, avevo già una mezza idea di quello che nella sceneggiatura sarebbero state le attribuzioni dei vari brani proprio all’interno del racconto, e naturalmente Vincenzo mi ha in qualche modo accorciato le distanze perché, lavorando a quattro mani, ovviamente ci siamo dati da fare di più e abbiamo lavorato anche spesso la notte. Insomma è stato un condensato proprio di fortissima energia, e che poi ci ha portato a debuttare e a fare questi undici concerti.. ma devo dire abbiamo superato noi stessi come tabella di marcia, come impegno proprio fisico e anche mentale. Certo, sarebbe bello, perché non nascondo che dopo aver visto questi risultati -soprattutto al cinema- mi viene in mente che Zerovskij in qualche modo possa continuare ad essere vivo, a sindacare sulle nostre vite, sulle nostre modificazioni, su certe speranze e anche su certe delusioni: perché la cosa più brutta della delusione è che sfoltisce di molto il tuo carnet di amici, di collaboratori e di complici; non bisognerebbe mai arrivare alla delusione, bisognerebbe anticiparla, magari essendo più coraggiosi nel dire ai propri amici e alle persone che ci circondano effettivamente dove sbagliano e dove ci deludono. Oggi non si parla mai di queste cose qui, si parla solo di quanto “Eh, tu hai..“, “Belle le scarpe..“, “Ah il teatro, sì?“, tutto un vociare così. Poi ci mancava Instagram là.. come si chiama?.. Instagram?.. vedi, c’ho indovinato.. [risate] Una cosa, guarda.. che se non c’hai il pacco.. lì meglio che non te fai vede! Se sei sguarnito.. stai a casa: ci stanno ste donne americane con dei culi, guarda, che uno dice “ma San Pietro, cioè diventa una baracca“, cioè capito.. una cappella Sistina di quelle, portarla in giro lo sanno loro povere creature.. [risate]. Ragazzi, io devo dirvi una cosa: sono molto emozionato oggi, perché ho 67 anni, perché la vita non voleva sorridermi e l’ho costretta a farlo; mi ritrovo degli amici e dei collaboratori eccezionali, l’Italia non è il paese meraviglioso che credevo di ritrovarmi a quest’età, ma sono ancora in tempo a lavorarci sopra, fate altrettanto con me, vi voglio bene! [applausi finali].

Renato Zero - presentazione Zerovskij Cinema (foto Alessandro Sgritta)
Renato Zero con Vincenzo Incenzo ed Andrea Occhipinti in conferenza stampa per Zerovskij (foto Alessandro Sgritta)

Aggiungiamo come postilla finale che Renato Zero, ospite nel pomeriggio a RTL 102.5, ha rivelato che durante i tre giorni di proiezioni farà visita a sorpresa in tre diverse città in giro per l’Italia. Incrociate quindi le dita e buona fortuna! (e se sarete tra i fortunati, raccomandiamo calma e rispetto..)

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