Il primo giorno della mia vita, recensione: Paolo Genovese cerca il senso dell’esistenza ma non lo trova

Il primo giorno della mia vita - Valerio Mastandrea, Toni Servillo, Gabriele Cristini e Margherita Buy (foto di Maria Marin)
Il primo giorno della mia vita - Valerio Mastandrea, Toni Servillo, Gabriele Cristini e Margherita Buy (foto di Maria Marin)

La recensione de Il primo giorno della mia vita, il nuovo film di Paolo Genovese con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Sara Serraiocco e Vittoria Puccini: un’opera che guarda a Frank Capra precipitando fin da subito

Arriva al cinema Il primo giorno della mia vita, il nuovo atteso film di Paolo Genovese (Perfetti Sconosciuti, Immaturi) tratto dal suo romanzo omonimo, a poco più di un anno di distanza dai suoi Supereroi e con un cast di primissimo ordine: Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Vittoria Puccini, Sara Serraiocco e Giorgio Tirabassi. Un dramma sul senso dell’esistenza in bilico tra vita e morte che guarda a riferimenti altissimi, ma che scade nel patetico e nel pietoso fin troppo facilmente.

Sette giorni

Napoleone (Valerio Mastandrea) è uno speaker motivazionale che non riesce più a credere in se stesso, nel proprio matrimonio e nel proprio lavoro. Arianna (Margherita Buy) è una poliziotta caduta in forte depressione dopo la tragica morte della figlia, e che neanche il suo amorevole collega Max (Giorgio Tirabassi) riesce a risollevare. Emilia (Sara Serraiocco) è una campionessa di ginnastica artistica eterna seconda, il cui incidente durante un esercizio l’ha fatta finire su una sedia a rotelle mettendo fine alla sua carriera. E infine Daniele (Gabriele Cristini), un ragazzino di nove anni diventato controvoglia una star di Youtube a forza di ingozzarsi di cibo di fronte ad una webcam, ma costantemente preso di mira dai bulli. Tutti e quattro hanno soltanto una cosa in comune: il suicidio. Ma quella fatidica notte un uomo misterioso (Toni Servillo) verrà a prenderli e li porterà in un hotel misterioso, dove avranno sette giorni di tempo per analizzare la loro vita fino a quel momento e capire se c’è ancora una speranza di poter tornare indietro rispetto alla loro decisione, oppure no.

Il primo giorno della mia vita - Valerio Mastandrea e Toni Servillo (foto di Maria Marin)
Il primo giorno della mia vita – Valerio Mastandrea e Toni Servillo (foto di Maria Marin)

Il senso dell’esistenza

Punta in alto Paolo Genovese, altissimo. Non più storie d’amore complicate, quarantenni che devono fare i conti con la propria maturità vera o presunta, segreti inconfessabili davanti ad uno smartphone o felicità perdute da ritrovare perdendosi nell’amena campagna pugliese. Questa volta il regista romano punta direttamente al sacro Graal dei temi, all’Everest dei racconti cinematografici o letterari che siano: il senso della nostra esistenza. O, meglio, delle nostre scelte. Perché più che essere un film sul suicidio Il primo giorno della mia vita è un film su quello che arriva appena dopo e che scaturisce da prima, sulle cause e sulle conseguenze di un atto alle volte profondamente egoistico ma anche bisognoso di comprensione ed empatia. Il problema però è che l’ambizione sfrenata di quest’opera quattordicesima di Genovese si scontra con una scrittura che procede per accumulo, per frasi ad effetto che vorrebbero trasudare profondità e per personaggi tutti segnati indelebilmente da un’oscurità opprimente. È tutto spiacevolmente plastificato e manipolatorio e l’unico arco narrativo che prova a lavorare in sottrazione è quello che riguarda il Napoleone di Mastandrea, sebbene la gravitas della sua interpretazione non sia equamente supportata da una costruzione diegetica in grado di abbattere i tanti cliché.

Il primo giorno della mia vita - Sara Serraiocco e Valerio Mastandrea (foto di Maria Marin)
Il primo giorno della mia vita – Sara Serraiocco e Valerio Mastandrea (foto di Maria Marin)

Frank Capra è molto lontano

Nonostante il riferimento a La vita è meravigliosa sia evidente in più di un passaggio, quello che manca soprattutto ad un film come Il primo giorno della mia vita è la capacità di rendere davvero parte integrante della storia, oltre che del tema, la scelta iniziale dei protagonisti. Nel film di Frank Capra la fine dell’esistenza di George ha un effetto devastante sulla piccola cittadina in cui vive e sulle persone intorno a George stesso, perché il suo suicidio è parte integrante del suo difetto fatale. I personaggi del film di Genovese invece sono lontanissimi tra loro fin da subito, le loro storie non hanno alcuna relazione precisa neanche tematica e soprattutto non c’è una posta in gioco chiara e abbastanza forte da spingere lo spettatore a tifare per la loro sopravvivenza (se non forse nel caso della storyline che riguarda il piccolo Daniele). In sostanza a Genovese e ai suoi due co-sceneggiatori manca la chiave di apertura che collega mondo interiore e mondo esteriore dei loro personaggi, e soprattutto manca un filo conduttore che leghi le varie storie senza farle sembrare semplici variazioni di uno stesso argomento. Se la parabola di George nel film di Frank Capra lo costringeva a rivedere completamente la sua vita per permettergli di poter cambiare e salvare così la città, ne Il primo giorno della mia vita i quattro protagonisti si accontentano di vagare per Roma alla ricerca di non sa bene che cosa, accompagnati da un Toni Servillo e da una Vittoria Puccini più deus ex machina che mentori.

Il primo giorno della mia vita - Toni Servillo (foto di Maria Marin)
Il primo giorno della mia vita – Toni Servillo (foto di Maria Marin)

Un film troppo patinato anche nella messa in scena

È sempre stato parte integrante dello stile di Genovese quello di giocare con le musiche, alle volte abusandone, e di riempire i momenti più drammatici ed intensi con brani altrettanto intensi per evidenziarne meglio la carica emotiva. In questo caso però, forse, una pellicola così avrebbe avuto bisogno di più pulizia, di un lavoro di sottrazione e di una messa in scena meno patinata. Nonostante il parco attori lavori di mestiere senza particolari guizzi (ma Mastandrea è una spanna sopra gli altri, aiutato anche da un personaggio costruito un filo meglio), il film resta continuamente imbrigliato in un’attesa perenne mentre il countdown procede di giorno in giorno verso il climax finale. Climax che riunisce tutti e quattro i filoni narrativi con un ultimo colpo di coda, un twist che purtroppo sa ampiamente di telefonato e che chiude in modo banale una materia narrativa che invece avrebbe meritato un’intenzione di scrittura diversa.

Nelle sue due ore scarse di durata Il primo giorno della mia vita non sbaglia proprio tutto, ma i quattro archi narrativi sarebbero potuti essere gestiti con molta più lucidità e sincerità, senza la necessità di dover manipolare a fondo l’emotività dello spettatore con dialoghi artificiosi e continue scene madri. In una delle (poche) scene davvero belle di questa nuova opera di Genovese, il personaggio di Sara Serraiocco si esibisce in uno spettacolare corpo libero sul cornicione di un hotel, con una levitas e una capacità di non sentire la pioggia quasi magiche. È un vero peccato che il film non sappia fare lo stesso.

Il primo giorno della mia vita. Regia di Paolo Genovese con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Sara Serraiocco, Gabriele Cristini, Vittoria Puccini e Giorgio Tirabassi, in uscita nelle sale  domani 26 gennaio distribuito da Medusa Film in collaborazione con Prime Video.

VOTO:

Due stelle

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