Petite Maman, recensione di un piccolo grande film che incanta e commuove

Petite Maman - Joséphine Sanz e Gabrielle Sanz
Petite Maman - Joséphine Sanz e Gabrielle Sanz

La recensione di Petite Maman, il film con cui Céline Sciamma torna ad incantare e commuovere il pubblico: vincitore ad Alice nella Città 2021, parla d’amore familiare e arriva dritto al cuore in poco più di un’ora

Nelly e Marion

La nonna di Nelly (Joséphine Sanz), una tenera bimba di 8 anni, muore in una casa di riposo senza che lei abbia avuto la possibilità di salutarla un’ultima volta. Così, insieme ai suoi genitori, raggiunge quella che era l’abitazione dell’anziana signora al fine di sistemarla e venderla. È lì che la mamma Marion (Nina Meurisse) ritrova ciò che possedeva quando era piccola e le racconta di una capanna costruita nel bosco, nei pressi dell’abitazione. All’improvviso la donna parte lasciandola sola con il padre e Nelly, girovagando in quel bosco pieno di vecchi ricordi, trova una bambina che sta costruendo una capanna. Una bambina che si chiama, appunto, Marion (Gabrielle Sanz).

Un piccolo grande film

Cosa si potrebbe provare nell’incontrare la propria madre… da bambina? A Nelly spetta questo privilegio e la piccola ne approfitta col candore e la schiettezza tipici dei bambini della sua età. A parlare sono prima di tutto i suoi sguardi, ai quali fanno eco quelli altrettanto intensi di Marion. Le due giovanissime interpreti rappresentano il primo vanto di una pellicola dal piccolo budget e dalla breve durata (appena 72 minuti), grande però nell’animo e nella riuscita. Aiuta il fatto che i due personaggi siano interpretati da due sorelle in perfetta sintonia: i sentimenti traboccano, inondano lo spettatore e contribuiscono alla creazione di una vera gemma cinematografica.

Petite Maman - Joséphine Sanz e Gabrielle Sanz
Petite Maman – Joséphine Sanz e Gabrielle Sanz

Semplicità dei sentimenti

Durante la visione, al pubblico più sensibile potrà capitare di ritrovarsi con le lacrime agli occhi senza nemmeno rendersene conto. Merito di un flusso di azioni e pensieri strutturati con la massima naturalezza, che tendono ad indagare alcune aree particolarmente delicate dell’animo umano. Famiglia, infanzia, amore, lutto, paura della perdita e dell’abbandono: questi ed altri i temi attraversati da Petite Maman. A rendere speciale il film diretto da Céline Sciamma, in ogni caso, è la sua essenziale semplicità: quella delle due protagoniste e quella delle scene, asciugate di ogni inutile orpello per poter brillare di sola sostanza.

Il tocco di Céline Sciamma

Dopo pellicole riuscite come Ritratto della giovane in fiamme (2019) e Tomboy (2011), Céline Sciamma continua ad indagare l’animo umano approcciandosi ad esso da punti di vista insoliti. I territori battuti sono sempre delicati, eppure la regista riesce ad attraversarli con successo dimostrando un ottimo estro creativo oltre che una spiccata sensibilità. Petite Maman regala un abbraccio sincero, ma non è solo questo a renderlo speciale. Il film dimostra l’immenso potere dell’immaginazione e permette a tutti di immedesimarsi nella storia, alla ricerca di un pezzetto del proprio passato.

Petite Maman è stato presentato in Concorso al 71º Festival del Cinema di Berlino e poi ad Alice nella Città 2021, dove si è aggiudicato il premio come Miglior Film (qui tutti i vincitori). Distribuito da Teodora Film e MUBI, è disponibile nelle sale italiane a partire dal 21 ottobre.

VOTO:
4 stelle

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