L’uomo senza colpa, recensione: la tragedia delle morti di amianto raccontata con asciuttezza

L'uomo senza colpa - Branko Zavrsan e Valentina Carnelutti (foto Arch Distribuzione)
L'uomo senza colpa - Branko Zavrsan e Valentina Carnelutti (foto Arch Distribuzione)

La recensione de L’uomo senza colpa, film d’esordio di Ivan Gregolet già vincitore al Bifest 2023: la tragedia dei morti a causa dell’amianto viene raccontata in un dramma psicologico asciutto e rarefatto, forse fin troppo

Dopo essersi aggiudicato il premio alla miglior regia Ettore Scola al Bifest 2023, premio andato al regista esordiente Ivan Gregolet, arriva in sala L’uomo senza colpa. Un dramma psicologico che varca a momenti la soglia con il thriller per raccontare la tragedia delle migliaia di morti provocate dall’amianto, sia nel nord-est del paese che al sud; un killer invisibile e silenzioso come i tanti uomini che nel corso degli anni hanno cercato di mettere a tacere voci, indizi, domande o inchieste per paura o convenienza e che qui diventa lo spunto drammaturgico di un film di grande asciuttezza, controllo e sobiretà. Forse perfino troppo.

I fantasmi dell’amianto

Monfalcone, nord-est dell’Italia, costa del Mar Adriatico.
Angela (Valentina Carnelutti) è una donna di 50 anni, vedova di un marito morto a causa di un cancro ai polmoni causato dalle polveri di amianto respirate quando era operaio. Angela lavora come addetta alle pulizie in ospedale, dove scopre che Francesco (Branko Zavrsan), l’ex datore di lavoro del marito, è stato ricoverato a causa di un ictus. Lì incontra il figlio di Francesco, Enrico (Enrico Elia Inserra), che rimane colpito dai modi gentili di Angela e, ignaro del legame tra i due, le propone di lavorare come badante del padre una volta dimesso. Poiché Francesco ha evitato una condanna Angela accetta l’offerta per punirlo, ma si rende conto ben presto di non essere in grado di fargli del male. Inghiottita dalla rabbia e dall’ossessione, decide di ripagare Francesco con la stessa moneta che ha ricevuto da lui: la condanna alla solitudine. Cerca di separare padre e figlio, mettendo a rischio tutto ciò che le resta: la sua migliore amica Elena (Rosanna Mortara), sua figlia Daria (Livia Rossi), la sua dignità. Il suo piano sembra funzionare, finché Enrico non scopre il motivo della sua presenza.

L'uomo senza colpa - Livia Rossi e Valentina Carnelutti (foto Arch Distribuzione)
L’uomo senza colpa – Livia Rossi e Valentina Carnelutti (foto Arch Distribuzione)

Pochi dialoghi, molti volti

L’aspetto senza dubbio più interessante di una messa in scena come quella de L’uomo senza colpa è la volontà di essere il più asciutti e meno didascalici possibili, togliendo peso e presenza alle parole per affidarsi alla potenza delle immagini, dei suoni esterni, delle espressioni facciali e del non detto. È una maniera molto intelligente di procedere perchè permette al conflitto di esplodere con i giusti tempi, con un sottotesto ricco di rancore mai sopito, di una violenza che non è né fisica né verbale ma puramente concettuale e di una lotta che Angela è costretta a vivere entro di sé giorno dopo giorno. Mentre assiste il carnefice di suo marito e quello della sua famiglia Angela si confronta con l’impassibilità del Male, dell’avidità e della mancanza di scrupoli ma anche con la necessità del bene, del perdono e della redenzione. Ed è in questa dicotomia che L’uomo senza colpa colpisce maggiormente lo spettatore, poiché la regia di Ivan Gregolet è calibrata e sicura, cerca e trova i dettagli dei volti, delle mani, l’eleganza di alcune scene come quella del ballo, il furore del primo scontro tra Angela ed Enrico.

L'uomo senza colpa - Valentina Carnelutti (foto Arch Distribuzione)
L’uomo senza colpa – Valentina Carnelutti (foto Arch Distribuzione)

Un assassino silenzioso

L’uomo senza colpa ha anche il merito di riportare all’attenzione il dramma delle morti a causa dell’amianto, quasi 3.000 decessi l’anno tra uomini e donne (ma in grandissima parte uomini). Lo fa senza vestirsi di un manto politico o senza entrare nell’aspro territorio della denuncia, ma cercando il dolore, lo sdegno e la solitudine dei propri personaggi; Angela è infatti una vittima di riflesso per via della morte del marito, ma anche per via della malattia della sua migliore amica e per un destino che la “costringe” a prendersi cura del suo carnefice. In questo senso il potere mortifero dell’amianto è acuito dal potere altrettanto venefico di una giustizia sommaria o mai davvero realizzatasi, e dall’opportunità che la narrazione fornisce ad Angela di poter rimediare a quel torto cosmico rimettendo le cose a posto, forse. È un peccato però che L’uomo senza colpa non abbia una scrittura così forte e così sicura di sé da poter o voler lavorare su questa forma di ambivalenza, e che l’impressione ricorrente è quella di un film in cui l’eleganza formale e stilistica tenda a fagocitare la potenza drammaturgica di ciò che vediamo sullo schermo, come se il senso di colpa, l’ambiguità della verità, il desiderio di rivalsa o vendetta fossero troppi argomenti da affrontare tutti assieme.

L'uomo senza colpa - Branko Zavrsan e Valentina Carnelutti (foto Arch Distribuzione)
L’uomo senza colpa – Branko Zavrsan e Valentina Carnelutti (foto Arch Distribuzione)

Il lato emotivo

In questo senso è proprio l’emotività a scarseggiare in un film come ben costruito ma anche fin troppo rarefatto come L’uomo senza colpa. Il voler portare la narrazione su un piano dialogico e tematico più sussurrato e asciutto, meno urlato, è come già accennato all’inizio la scelta migliore del film, ma Gregolet si dimentica di dare maggiore costruzione e spessore ai personaggi, soprattutto quelli secondari, che restano così intrappolati in un limbo di vaghezza  e di freddezza. La temperatura emotiva di una pellicola come questa ne risente enormemente, portando lo spettatore a rimanere distaccato da ciò che vede sullo schermo proprio perché i personaggi e la storia stessi non sembrano trovare una chiave per aprirsi ad esso. Quello che manca quindi a L’uomo senza colpa è un equilibrio tra eleganza formale con annesso lavoro sul sottotesto e costruzione di un conflitto esterno e ambientale più efficaci, più incisivi. Se Gregolet in futuro riuscirà a trovare questa sintesi, chi scrive è certo che potrà regalarci qualcosa di davvero sorprendente.

L’uomo senza colpa. Regia di Ivan Gregolet con Valentina Carnelutti, Branko Zavrsan, Enrico Elia Inserra, Rosanna Mortara e Livia Rossi, in uscita nelle sale giovedì 22 giugno distribuito da Arch Distribuzione.

VOTO:

Tre stelle

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