Dalla Festa del Cinema di Roma la nostra recensione di L’ultima regina – Firebrand, diretto da Karim Aïnouz con Jude Law e Alicia Vikander: la vera storia di Katherine Parr, ultima moglie di Enrico VIII, raccontata come un thriller di sopravvivenza e di successivo trionfo
Dopo la presentazione a Cannes arriva a Roma uno dei film più attesi di questa diciottesima edizione, L’ultima regina – Firebrand diretto da Karim Aïnouz con protagonisti Jude Law e Alicia Vikander nei ruoli di Enrico VIII d’Inghilterra e della sua sesta e ultima moglie Katherine Parr. Concepito come un thriller politico, un dramma storico, un racconto di sopravvivenza e un horror sentimentale il primo film in lingua inglese del regista algero-brasiliano fatica un po’ a tenere il passo della propria ambizione, ma sa costruire del buon cinema quando si lascia andare.
L’ultima moglie
Nell’Inghilterra dei Tudor intrisa di sangue, Katherine Parr (Alicia Vikander), sesta e ultima moglie di Enrico VIII (Jude Law), viene nominata reggente mentre il tiranno sta combattendo oltreoceano. Katherine cerca di fare il possibile per costruire un nuovo futuro basato sulle sue idee protestanti radicali. Tuttavia, quando il re torna, sempre più malato e paranoico, si accanisce proprio contro i radicali, accusando di tradimento Anne (Erin Doherty), l’amica d’infanzia di Katherine, e mettendola al rogo. Inorridita e addolorata, ma costretta a negarlo, Katherine si ritrova a lottare per la propria sopravvivenza, preoccupata di fare un passo falso e che Enrico le prenda la testa come ha già fatto in passato.
Katherine la sopravvissuta
Non dev’essere facile essere donna, moglie di un re dispotico, ubriacone e lunatico e regina di un paese profondamente diviso da spaccature religiose e politiche, come lo era l’Inghilterra del 1547. Non dev’essere facile in special modo se una delle tue amiche più strette è considerata un’eretica da bruciare al rogo, e se per aiutarla devi muoverti continuamente tra macchinazioni e complotti di corte, mentre tuo marito potrebbe decidere di farti la festa da un momento all’altro al primo accenno di tradimento. È in questo mondo “idilliaco” che si muove la Katherine Parr di un’Alicia Vikander un po’ sottotono, una donna complessa e profondamente moderna, materna e oscura.

L’ultima regina – Firebrand è però la storia di una donna che decide di non farsi sottomettere dal mondo in cui vive. Katherine resiste, incassa i colpi del marito (metaforici e non), stringe i denti e aspetta la sua vendetta; nel frattempo si organizza, cospira ai danni del re, conscia che nonostante tutto Enrico in lei ha fiducia e che la sua salute sempre più precaria lo porterà a breve alla tomba. Il film del brasiliano Karim Aïnouz si muove sinuoso dal thriller al period drama, accumulando tensione superficiale e narrativa fino all’inevitabile resa dei conti finale. A Katherine però si oppone Enrico, che ha il volto di un bravo Jude Law e che l’attore rende riprovevole e umano assieme quasi come un novello Re Lear.
Il potere di una donna
Non si vergogna di essere un film profondamente femminista, ma non in senso radicale bensì nello sguardo con il quale rimette la donna e le donne al centro del discorso storico. Perché Katherine Parr ha rappresentato e forse rappresenta tutt’ora un modello di donna avanti rispetto al proprio tempo, ma anche perché il finale della pellicola con quello storico magari c’entra ben poco, però serve a chiudere un cerchio, a restituire a Katherine l’identità e l’autorità su sé stessa perdute. In fondo è grazie all’ultima moglie di Enrico se alla sua assenza il regno ha retto senza scossoni, ed è il re stesso a riconoscerle il gran lavoro di gestione svolto.

Quello che però ad Aïmouz interessa davvero non è tanto la questione del riaccentramento del potere, quanto piuttosto indagare sulle dinamiche di potere che da cinquecento anni a oggi non è che siano cambiate poi tantissimo. Per questo non ci sono scene urlate o scene madri vere e proprie, quanto piuttosto c’è una sottigliezza di sguardo che va di pari passo con i piani segreti studiati nell’ombra per far sì che quelle dinamiche possano cambiare una volta per tutte. Le uniche grida che ascoltiamo sono invece quelle di dolore, un dolore disperato e violento figlio della sopraffazione, di una cultura oppressiva anche con gli uomini purché non siano di alto lignaggio.
L’ultima regina – Firebrand non è però sempre in grado di sostenere il peso della storia che racconta, soprattutto nel primo atto in cui Enrico non è presente e in cui l’unica vera scena interessante è quella del dialogo nel bosco tra Katherine e Anne. Poi, quando lo scontro si fa più acceso e veniamo catapultati all’interno di un castello freddo come coloro che lo abitano, magnificente solo all’apparenza ma in realtà decadente e rognoso, il film riprende quota ma non vola mai altissimo perché non rischia granché, finale a parte. Una scelta che probabilmente provocherà più di una discussione, ma se non altro coerente con il modo in cui Katherine completa la sua trasformazione verso una nuova vita.

TITOLO | L’ultima regina – Firebrand |
REGIA | Karim Aïnouz |
ATTORI | Jude Law, Alicia Vikander, Erin Doherty, Eddie Marsan, Sam Riley, Michelle Williams |
USCITA | prossimamente |
DISTRIBUZIONE | Vertice 360 |
Tre stelle