Io sono l’abisso, recensione del nuovo thriller dello scrittore-regista Donato Carrisi

Io sono l'abisso - una still dal film (foto di Vision Distribution)
Io sono l'abisso - una still dal film (foto di Vision Distribution)

La recensione di Io sono l’abisso, il nuovo thriller dalle atmosfere disturbanti e malsane dello scrittore e regista Donato Carrisi, tratto dal suo omonimo romanzo

A tre anni da L’uomo del labirinto, Donato Carrisi torna al cinema con Io sono l’abisso, tratto dal suo omonimo romanzo del 2020. Una discesa nella psiche malata di un serial killer di donne e, di riflesso, in quella di un’intera comunità altrettanto malata sotto la superficie. Peccato che il film non abbia mai la volontà di andare a fondo, rimanendo a galla sopra quella stessa superficie.

L’uomo della spazzatura

Lui si occupa di raccogliere la spazzatura, giorno dopo giorno, depositata nei cassonetti di un piccolo paesino sulle rive del lago di Como. La spazzatura però a Lui piace, perché la spazzatura non mente a differenza delle persone. Ma Lui non è solo uno che raccoglie e conserva i rifiuti altrui; Lui è anche un uomo che uccide le donne, tutte bionde e tutte in là con l’età. Le adesca in un night-club, il Blue Dancing, e poi le porta via con la promessa di non lasciarle sole. Lei invece è un’ex poliziotta, anche se ora tutti credono che sia matta. Suo figlio ha commesso un atto orribile ed ora sconta la sua pena in carcere, mentre il rapporto col suo ex marito si è ormai raffreddato. Lei è l’unica ad accorgersi che tutte queste donne stanno scomparendo nel nulla, e soprattutto è l’unica a cui sembra importare qualcosa. Lui deve continuare ad ucciderle, Lei deve dargli la caccia e fermarlo. È questo il loro destino.

Io sono l'abisso - una scena dal film (foto di Vision Distribution)
Io sono l’abisso – una scena dal film (foto di Vision Distribution)

I rifiuti umani

Quello del Lago di Como è uno dei territori più ricchi del nostro paese. A pochi chilometri a sud sorge Milano mentre a pochi chilometri a nord c’è il confine con la Svizzera, rendendo così il territorio comasco un eden di lusso, di ricchezza, di ville affacciate sul lago e di privilegio. Però non per tutti è così. Ci sono anche coloro che raccolgono la spazzatura dei ricchi, gli emarginati, gli esclusi, gli invisibili. Quelli che possono anche scomparire nel nulla, tanto a nessuno verrebbe mai in mente di cercarli. In un certo senso Io sono l’abisso vorrebbe rappresentare questa dicotomia spaventosa attraverso il personaggio della ragazza con la ciocca blu, figlia di un facoltoso industriale del luogo che però la ignora, la maltratta, sembra quasi disconoscerla. E allora è Lui a raccoglierla, a salvarla più di una volta, a prendersi quasi cura di quella ragazza. L’ennesimo rifiuto da raccogliere, ma questa volta umano. Ed è un peccato che questo rapporto non venga mai esplorato fino in fondo, perché avrebbe potuto donare respiro ed anima ad una storia che ne avrebbe disperatamente bisogno.

Io sono l'abisso - una still dal film (foto di Vision Distribution)
Io sono l’abisso – una still dal film (foto di Vision Distribution)

Tanti mostri, forse troppi 

Violenti, anaffettivi, manipolatori, sfruttatori, assassini. C’è del marcio sul lago di Como, parafrasando Shakespeare e il suo Amleto, forse anche in quantità esagerata. Perché tra i personaggi de Io sono l’abisso, sono in pochissimi a salvarsi dallo squallore. La placida (ma solo all’apparenza) cittadina di provincia che ci viene raccontata da Carrisi assomiglia fin troppo a quelle che già sono presenti nel nostro immaginario collettivo, grazie soprattutto ad opere come Twin Peaks o Velluto Blu. Ci siamo già passati in quei vicoli, abbiamo già conosciuto quei ricchi annoiati e infelici che sorseggiano champagne su una terrazza vista lago, ci siamo già addentrati in quelle esistenze comuni stanche e insofferenti alla vita, abbiamo già visto quel tipo di dolore e ne siamo già usciti. Purtroppo nel voler raccontare l’ennesima storia di mostri, Io sono l’abisso dimentica di mostrarci la luce, o almeno di illuminare un po’ quell’oscurità.

Io sono l'abisso - una scena dal film (foto di Vision Distribution)
Io sono l’abisso – una scena dal film (foto di Vision Distribution)

Un innesco interessante ma mal sfruttato

Eppure la storia raccontata in Io sono l’abisso avrebbe potuto offrire un angolo interessante da cui affrontare il racconto: quello di un’indagine in cui, per trovare il killer, si indaga non su un omicidio ma su un gesto d’altruismo e di coraggio compiuto dal killer stesso. Questo aspetto non solo avrebbe contribuito a regalare al film maggiore luce e un momento di connessione più profonda con l’assassino e le sue motivazioni, ma avrebbe anche potuto essere uno spunto tematico fortissimo e finora molto poco esplorato nel cinema di genere: quello del trovare il bene anche all’interno del male. Perché che un film come Io sono l’abisso sia un film sul male e su come il male sia un cerchio che torna sempre a chiudersi, è piuttosto evidente fin dall’inizio. Quello che però manca è tutto ciò che non fa parte dell’oscurità più totale, tutto quello che si vede ma è nascosto nell’ombra. La recitazione farraginosa degli interpreti (che per una scelta artistica è stato chiesto di non menzionare) e la scrittura pigra e troppo didascalica di Carrisi in alcuni passaggi non aiutano, purtroppo, a vedere oltre la cortina di fumo del mistero. Fornirci una torcia sarebbe stato doveroso, accompagnarci un po’ di più qualcosa di encomiabile.

Io sono l’abisso. Regia di Donato Carrisi. Colonna sonora composta da Vito Lo Re (Edizioni Curci e Palomar). Nelle sale dal 27 ottobre distribuito da Vision Distribution.

VOTO:

Due stelle e mezza

 

1 commento

  1. Per me,il film merita Sette stelle su cinque.
    D.Carrisi è riuscito a toccare il dramma della intera Umanità.
    Madre mostro-rende mostruoso figlio sin da piccolo.Società perbenista finta- aspetta troppo per salvare il salvabile.
    Altra Madre,buona madre-cresce il figlio con Amore,ma la Sig.ra Natura fa il suo scherzo.
    Cmq film ti fa capire che ogni cosa deve avvenire in tempo.Aspettare troppo uccide.
    Film è un Capolavoro. Tutti abbiamo bisogno del Amore.
    Grazie.

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