Il maestro giardiniere, recensione: Paul Schrader firma un’opera urgente e potente sulla redenzione

Il maestro giardiniere - Joel Edgerton e Victoria Hill
Il maestro giardiniere - Joel Edgerton e Victoria Hill

La nostra recensione de Il maestro giardiniere di Paul Schrader, già presentato in concorso a Venezia 2022, con Joel Edgerton e Sigourney Weaver: il grande cineasta americana ragiona ancora una volta su colpa e redenzione in un film di grande urgenza espressiva

Lo avevamo lasciato nella torbida Atlantic City de Il collezionista di carte, ora lo ritroviamo nella New Orleans de Il maestro giardinierePaul Schrader, 77 primavere, torna alla radice del suo cinema per parlarci ancora una volta di demoni del passato e di una redenzione auspicabile ma non sempre possibile, in un mondo in cui amore e odio sono semi di una stessa pianta spesso inscindibili e imprescindibili l’uno dall’altro.

Il maestro giardiniere - Sigourney Weaver e Joel Edgerton
Il maestro giardiniere – Sigourney Weaver e Joel Edgerton

Pollice verde

Narvel Roth (Joel Edgerton) si prende cura del giardino della tenuta di Gracewood in maniera meticolosa e appassionata. Un uomo riservato, di poche parole, dal passato misterioso. La proprietaria di Gracewood, Norma Haverhill (Sigourney Weaver), si fida ciecamente di lui e decide di affidargli la tutela della pronipote Maya (Quintessa Swindell), orfana di madre e ficcatasi in brutti guai di droga. Narvel, benché riluttante, accetta, pur sapendo che il suo passato oscuro potrebbe tornare a tormentarlo.

Il maestro giardiniere - Esai Morales
Il maestro giardiniere – Esai Morales

Colpa e redenzione

Paul Schrader ha costruito letteralmente una carriera sullo svisceramento di una colpa pregressa che appartiene al passato e sul suo superamento attraverso la redenzione morale, spirituale e perfino fisica. Alla mente accorre subito quel film lì, ma sono diverse le opere in cui in un modo o nell’altro questa dicotomia si manifesta, fino ad arrivare a quella che potrebbe essere considerata una trilogia ideale iniziata con First Reformed e proseguita con lo stesso Il collezionista di carte. Il maestro giardiniere forse non chiude i conti con le ossessioni schraderiane, ma certamente le sublimizza, dà loro nuovo carattere e nuova linfa attraverso la storia di un riscatto che carbura con ancora più circospezione del solito.

Perché qui il passo del racconto deve tenere conto dei ritmi della natura, di quel giardino meraviglioso che Narvel cura alle dipendenze di una donna algida e per certi versi benevola, la Norma di una meravigliosa Sigourney Weaver. Un’oasi naturale che ha quasi una connotazione edenica, in cui il male non può entrare perché impuro e rifuggente ad ogni bellezza; e poi c’è il caos, forza presente e incontrollabile nel disegno delle cose che soltanto la natura può provare a controllare quando i giardini sono formali e cioè sottomessi alla natura stessa, o informali cioè tendenti verso un’armonia con quest’ultima pure senza seguirne gli schemi. Infine ci sono i giardini selvatici, e forse è di quelli che a Schrader interessa.

Il maestro giardiniere - Esai Morales e Joel Edgerton
Il maestro giardiniere – Esai Morales e Joel Edgerton

Grande eleganza, come al solito

La parabola di Il maestro giardiniere è quindi costruita nella circonferenza di un’eleganza formale e di linguaggio di rara applicazione nel cinema contemporaneo, perché Schrader sembra aver capito che il parossismo della violenza può essere ottenuto e rappresentato in modo ancora più subdoli, e per questo impattanti, del mero visceralità visiva. E per molti versi questo è un film in cui la violenza di un passato che torna a farsi prepotente è mitigata solo dal presente, un presente in cui è necessario rifugiarsi per provare a carpire il senso delle cose, naturali e non.

Ed è a questo punto che interviene l’amore, come forza esterna salvifica che trascende colpa e redenzione ma che ammorbidisce la prima e fortifica la seconda, aggiungendo valore ai personaggi di Navel e Maya che così si ritrovano ad avere uno strumento di lettura del presente, oltre che scombinare i loro sistemi di convinzioni e valori e i loro difetti fatali. Ora, abbiamo parlato di forze che agiscono per via esterna verso l’interno ma è pur vero che ne Il maestro giardiniere c’è anche una forza interna che fuoriesce, e forse è la prima volta che in Schrader la speranza diventa palpabile, possibile, persino auspicabile. È una rottura non da poco per un notorio pessimista come lui.

Non si può trascendere il potere narrativo e drammaturgico di un’opera così profondamente radicale, eppure al contempo rivoluzionaria come questa, all’interno di una carriera come quella dell’autore americano. Il maestro giardiniere miscela suggestioni, ossessioni, tensioni opposte e anche rivelazioni sia di carattere diegetico che tematico, e lo fa con un senso della misura e del controllo rari. Il che non vuol dire certo che Schrader non sappia far deflagrare la sua materia narrativa incandescente, ma a quasi ottant’anni ha deciso che il sottotesto e il non detto hanno più potenza e più valore di una sfuriata. Sono lontani i tempi di Taxi Driver, ma quella rabbia c’è ancora. Ha solo incontrato la pace.

TITOLO Il maestro giardiniere
REGIA Paul Schrader
ATTORI Joel Edgerton, Sigourney Weaver, Quintessa Swindell, Esai Morales, Eduardo Losan, Victoria Hill
USCITA 14 dicembre 2023
DISTRIBUZIONE Movies Inspired

 

VOTO:

Quattro stelle

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