Campioni, recensione: Woody Harrelson protagonista di un dramedy sportivo dai buoni sentimenti

Campioni - Woody Harrelson (foto Universal Pictures)
Campioni - Woody Harrelson (foto Universal Pictures)

La recensione di Campioni, dramedy sportivo diretto da Bobby Farrell e remake dello spagnolo Campeones uscito nel 2018: Woody Harrelson è il valore aggiunto di un film ordinario che parla di integrazione e riscatto

Dopo la super crociera per ricchi di Östlund Woody Harrelson torna in sala con il remake di un film spagnolo del 2018, Campeones (Campioni). Un dramedy sportivo su integrazione e riscatto personale come ne abbiamo già visti in precedenza, la cui riuscita complessiva è comunque garantita da un sempre a fuoco Harrelson e dalla grande simpatia dei suoi giocatori, i Friends.

Una squadra da allenare

Marcus (Woody Harrelson) è un allenatore di basket di talento ma dal pessimo temperamento, costretto a fare il vice di Phil (Ernie Hudson) in una squadra di Junior League. Un giorno, dopo l’ennesima discussione a bordocampo, Marcus aggredisce Phil venendo perciò condannato da un giudice a scontare una delle due possibili pene: un soggiorno di diversi mesi in un penitenziario locale, oppure diventare l’allenatore di una squadra i cui giocatori sono tutti affetti da disabilità cognitive più o meno gravi. A malincuore Marcus è costretto ad accettare la seconda opzione e nei primi giorni farà subito la conoscenza di Johnny (Kevin Iannucci), la cui sorella Alex (Kaitlin Olson) è una vecchia conoscenza di Marcus. Aiutato dal vice allenatore Sonny (Matt Cook), Marcus troverà man mano un modo per legare con tutti i ragazzi, insegnando loro tutto sul basket ma imparando da loro molto sulla vita.

Campioni - Kaitlin Olson (foto Universal Pictures)
Campioni – Kaitlin Olson (foto Universal Pictures)

Buoni sentimenti contro l’intolleranza

Campioni mostra sin da subito le proprie carte perché lavora su di un concept semplice, accattivante e che funziona in qualsiasi continente, latitudine o longitudine. È una storia classica nella costruzione e nello sviluppo che flirta letteralmente con i cliché senza staccarsene più di tanto, facendosi così veicolo tematico di un feel-good movie sulla redenzione e sul riscatto, oltre che di una critica sottile ma non troppo all’intolleranza dei cosiddetti normodotati verso i diversamente abili. In Campioni però si è scelto saggiamente di essere quanto più veritieri possibili per quanto riguarda la rappresentazione, perché i ragazzi di Coach Marcus sono persone vive con pulsioni sessuali, sentimenti, sogni e ambizioni e, alle volte, persino più risolti dei loro stessi genitori, insegnanti o allenatori. Se la pellicola ha perciò un merito è proprio quello di lasciare l’ipocrisia e il sentimentalismo becero fuori dalla porta, o meglio in panchina, cercando invece di raccontare una storia edificante nella maniera più dritta e mirata possibile.

Campioni - Cheech Marin e Woody Harrelson (foto Universal Pictures)
Campioni – Cheech Marin e Woody Harrelson (foto Universal Pictures)

C’erano una volta i Farrelly

Dove però Campioni latita è proprio nella sua profonda natura di feel-good movie che, se escludiamo qualche sporadica battuta un po’ più affilata, lo tiene fin troppo al guinzaglio del politicamente corretto. Se all’inizio i fratelli Connelly si sono fatti conoscere ad Hollywood grazie a commedie dissacranti e sbroccate, totalmente lontane dal concetto di raffinatezza, sono ormai diversi anni che il loro cinema si è adagiato sui binari della convenienza, portando anche uno dei due (Peter) a vincere addirittura l’Oscar qualche anno fa per il non memorabile Green Book. Una convenienza che qui si fa addirittura manierismo puro, perché non c’è un elemento in Campioni che non sia stato preso di forza da un qualsiasi film sportivo americano degli ultimi cinquant’anni: come già detto ci sono la parabola di riscatto personale (e anche collettiva in un certo senso), la storia d’amore più o meno turbolenta, la diffidenza iniziale trasformata in un legame inscalfibile e la capacità sul finale di distinguere opportunismo e opportunità. Tant’è che alla fine viene da chiedersi se non fossero meglio i Farrelly di una volta, quelli grezzi, truci e magari anche un po’ irrisolti ma sicuramente più originale e (forse) sinceri nelle intenzioni.

Campioni - Matt Cook, Kaitlin Olson, Woody Harrelson e Cheech Marin (foto Universal Pictures)
Campioni – Matt Cook, Kaitlin Olson, Woody Harrelson e Cheech Marin (foto Universal Pictures)

Gli attori giusti

In tutto questo Campioni si avvale di una squadra ben messa in campo, capace di ricostruire le geometrie più basilari di un certo tipo di cinema come quelle di un pick ‘n roll per andare a canestro. Tolto il già decantato Harrelson sono proprio i componenti dei Friends a spiccare über alles, e in particolare la Cosentino di una straripante Madison Tevlin o l’imbranato ma dolce Marlon di Casey Metcalfe. Quello che manca a Campioni è un po’ di sano coraggio, la capacità di osare di più nella messa in scena per far passare un messaggio sacrosanto di integrazione in maniera meno didascalica, banale e quindi più avvincente; coraggio che invece alla distribuzione italiana non è mancato nel chiamare a doppiare i componenti dei Friends a dei veri ragazzi con sindrome di Down, tutti non professionisti ma decisamente bravi nel modulare le emozioni grazie ad un certosino lavoro sulla voce. Ecco, loro sono decisamente un buon motivo per correre in sala.

Campioni. Regia di Bobby Farrell con Woody Harrelson, Ernie Hudson, Kevin Iannucci, Kaitlin Olson, Matt Cook e Madison Tevlin, in uscita nelle sale domani 31 maggio distribuito da Universal Pictures Italia.

VOTO:

Tre stelle

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