La nostra recensione dell’attesissimo Wish, 62° classico Disney in uscita nell’anno del centenario della Casa del Topo: si torna alle origini del racconto senza la volontà di innovare e parlando del potere dei desideri, in un film che segna un bel passo in una possibile giusta direzione
Approderà fra esattamente un mese nelle sale Wish, il nuovissimo film Disney che segna le celebrazioni per il 100° anniversario della fabbrica di sogni più famosa e amata al mondo nonché 62° classico ufficiale del canone. Per l’occasione si è tornati ad un taglio più tradizionale sia nel disegno e quindi nella resa visiva (anche se contaminata dall’animazione digitale) e sia soprattutto nel tema, negli argomenti e nella costruzione della storia stessa. Un ritorno alle origini, quindi, che non punta all’innovazione ma si riaffaccia verso la tradizione e che per questo potrebbe far storcere un po’ il naso; forse però è proprio quello di cui la Disney ha bisogno per ritornare ai vecchi fasti di un tempo.
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I sogni son desideri
Lo cantava Cenerentola più di settant’anni fa, e dopo sette decadi la Disney sembra voler riaffermare ancora una volta come sia necessario sognare per potersi smarcare da una vita che non ci appartiene. Ma i sogni non bastano più. Ecco perché Wish e non Dream, desiderio e non più sogno, e la differenza è molto più netta di quanto non sembri. Asha qui non si limita a sognare il cambiamento ma lo desidera ardentemente e perciò va a prenderselo, sfidando il potere costituito del perfido re e rovesciando i paradigmi sociali che la vorrebbero lì al suo posto, al massimo a fare da assistente o da regina senza avere la possibilità di sognare, di desiderare e quindi di cambiare.
Perché è proprio il re Magnifico a custodire (è ciò che lui afferma) i desideri altrui, dall’alto del proprio castello e del proprio potere e tocca al popolo stesso riprendersi quegli stessi desideri che gli sono stati sottratti e quindi quei sogni, quella possibilità di futuro. È un punto di vista sul tema che ha ovviamente un forte sottotesto politico, forse persino troppo lampante ed è un approccio che abbraccia tutte le lotte e le sensibilità contemporanee, ribadendo una certa superiorità del femminile sul maschile e la necessità dell’emancipazione femminile stessa. Non è un caso che quasi tutti i personaggi maschili siano malvagi, inetti o inadeguati, forse esacerbando anche un po’ troppo il conflitto.

Il ritorno del villain
Se però, com’è vero, una storia è fatta in gran parte dall’antagonista è con re Magnifico che la Disney ha preferito tornare su un terreno ben collaudato e conosciuto, regalandoci un villain come non se ne vedevano più da molti anni. Magnifico è un manipolatore, un despota accecato dal potere che ha sui propri sudditi ma anche ferito da una backstory tragica che ci viene (purtroppo) solo accennata; è perciò un avversario temibile e soprattutto credibile che non ha bisogno di nessuna redenzione perché ormai troppo corrotto dalla stessa oscurità che egli stesso ha accolto in sé.
Nonostante non abbia alcune caratteristiche così peculiari da smarcarlo rispetto al modello del villain classico Disney, quello interpretato da Chris Pine nella versione originale e da Michele Riondino nella nostra è un personaggio che rappresenta un controtema ben definito, e che quindi fornisce al film una posta in gioco chiara. Wish perciò lo utilizza la meglio (o quasi) delle proprie possibilità, e soprattutto ne sublima la tossicità sia nell’aspetto relazionale nei confronti della moglie Amaya e di Asha che nei confronti del potere stesso da esso rappresentato, un potere inquinato dall’incapacità di agire per il bene o la felicità comune.

Nel segno della tradizione
Wish si propone perciò come un film che lavora nel solco della tradizione, che non ha il bisogno o la volontà di innovare alcunché proprio perché è così che sceglie di celebrare un intero immaginario rappresentato da 100 anni di storia e oltre 400 pellicole tra animazione tradizionale, live action e animazione computerizzata. Questo aspetto di rinuncia potrebbe quindi rappresentare un problema se non un punto d’arresto per qualcuno, ma è una volontà chiara e a suo modo coerente, che la si condivida o meno. In Wish convivono l’anima più guascona e idealista della Casa del Topo, la forza della speranza, la necessità di fare fronte comune per sconfiggere il Male.
Un passo non in avanti quindi, né indietro, bensì laterale in attesa di nuove storie, nuovi personaggi e nuovi mondi da esplorare, un passo che ancora una volta ci mostra quanto in fondo il potere di una storia ben raccontata, per quanto non particolarmente originale, possa far breccia nell’anima di chiunque e sedimentare lì finché non arriverà il tempo propizio per maturare, per ispirare. E allora ben vengano questi omaggi, anche se imperfetti o non dotati di canzoni memorabili, anche se ci sembra di averli già visti; l’importante è saperli guardare con occhi nuovi.
TITOLO | Wish |
REGIA | Chris Buck e Fawn Veerasunthorn. |
ATTORI | Gaia, Amadeus, Michele Riondino, Ilaria De Rosa, Carlo Valli, Beatrice Caggiula |
USCITA | 21 dicembre 2023 |
DISTRIBUZIONE | Walt Disney Pictures Italia |
Tre stelle e mezza