Venezia 79: Andrew Dominik, conferenza Blonde con Ana de Armas, Adrien Brody e Julianne Nicholson

Venezia 79 - conferenza Blonde - Andrew Dominik e Ana de Armas
Venezia 79 - conferenza Blonde - Andrew Dominik e Ana de Armas

Dalla Mostra del Cinema 2022 ecco la conferenza stampa del film Blonde di Andrew Dominik con Ana de Armas, Adrien Brody e Julianne Nicholson

È stato presentato questa mattina in conferenza stampa, Blonde di Andrew Dominik (qui trailer e key art), in concorso alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia. Il regista e gli attori hanno parlato dell’esperienza mistica di aver girato delle scene nella casa in cui Marilyn Monroe abitava e in cui, poi, è stata trovata morta. Il film è un omaggio al personaggio pubblico che tutti conoscono ma non è stato tralasciato il suo essere semplicemente una donna di nome Norma Jeane.

Questo è un progetto per te è durato molti anni, perché hai questo interesse così profondo per la storia di Marilyn?

Andrew Dominik: Alcune storie possiedono una grande emotività e ci sono dei progetti che catturano la tua attenzione per molto tempo. Blonde non mi lascerà mai, sono anni che continuo a tornarci.

Il personaggio che interpreti è quello di Norma Jeane o Marilyn Monroe? Come sei riuscita a trovare un equilibrio tra questi due aspetti?

Ana de Armas: Credo che la maggior parte del film si concentri sulla figura di Norma Jeane, ovviamente essendo la stessa persona in certi momenti appariva la figura di Marilyn. I due personaggi hanno bisogno l’uno dell’altro e si alimentano a vicenda.

È stato difficile passare da un personaggio all’altro?

Ana de Armas: No. Avevo un collegamento emotivo molto forte con entrambi i personaggi quindi non ho preso una decisione consapevole. È qualcosa che è successo naturalmente.

Venezia 79 - conferenza Blonde - Andrew Dominik
Venezia 79 – conferenza Blonde – Andrew Dominik

Marilyn è un personaggio così iconico. Lei rappresenta le donne su più livelli in un modo molto profondo. Dal punto di vista maschile qual’è la sua opinione sul perché sia così iconica?

Adrien Brody: Lei è amata e ammirata da donne e uomini, eppure quella sua lotta interna, quella sua tristezza e tutte quelle questioni irrisolte, quei momenti drammatici della sua vita non l’hanno mai abbandonata. È quasi un atto criminale. Sono sempre stato molto attirato da questo aspetto del suo personaggio. Noi siamo molto fortunati perché abbiamo persone come Andrew ed Ana che riversano la loro semplicità artistica nella rappresentazione di questa storia. È stato un privilegio aver avuto una piccola parte e realizzare questo personaggio. Questo film è di grande significato ed è molto importante per il suo lascito e per noi come comunità.

Abbiamo questa distinzione tra Marilyn e Norma, la prima così iconica mentre della seconda sappiamo pochissimo. Come hai fatto a ricercare questo personaggio? Forse la cosa più coraggiosa del film è il racconto di questo bambino mai nato. Da dove arriva questa scelta?

Ana de Armas: È stato un processo molto lungo ed immersivo. Non sapevo molto della figura di Marilyn ma conoscevo alcuni dei suoi film, per me è stata una grande scoperta e un processo di apprendimento. Ho cominciato con la lettura del libro, poi sono passata alla sceneggiatura e infine al lavoro di mesi con Andrew per imparare a conoscerla. La maggior parte dei film tratta di quei momenti che noi non conosciamo, quelli più intimi e personali, quando le cineprese erano spente. Essendo un personaggio molto conosciuto, volevamo essere anche molto dettagliati nel ricreare quei momenti in cui era Marilyn. Ho anche avuto molto spazio per creare quest’altro aspetto di donna reale dietro a quel personaggio. Quindi l’importante è stato comprendere e creare un collegamento con lei, con il suo dolore e con il suo trauma. Se mettiamo da parte la sua storia da star del cinema lei era semplicemente una donna come me, aveva la mia stessa età. È stato un progetto che sapevo avrebbe richiesto di aprirmi e arrivare in alcuni luoghi, anche di grande vulnerabilità ed è lì che ho trovato il collegamento con questa persona. Molto di questo deriva dal dialogo con Andrew.

Andrew Dominik: Parla di un bambino anche nel libro. Questa figura è una cosa reale per lei. Da un lato lei vuole avere questo bambino perché le consentirà di salvarsi dal suo stesso trauma infantile, e questo lo scopriamo durante il film. Dall’altro, la pienezza della maternità le ricorda sua madre e questo le suggerisce l’idea che avere un bambino distrugge la vita, dato che è stata abbandonata. In ogni caso la gravidanza è difficile poiché è dannata se va in una direzione o nell’altra.

Venezia 79 - conferenza Blonde - Ana de Armas
Venezia 79 – conferenza Blonde – Ana de Armas

Come hai scoperto il personaggio della madre di Norma Jean, essendo una persona a noi sconosciuta? Come hai rappresentato questa figura?

Julianne Nicholson: Per quanto mi riguarda ho iniziato tutto leggendo il libro e la sceneggiatura perché molto è già lì presente, poi mi ha aiutato molto il dialogo con Andrew. Non ci sono molte informazioni sulla madre, conoscevo molto poco su di lei e non sapevo dell’abbandono, della pazzia, della vergogna associata ad essere una madre single in quegli anni.

Che cosa hai imparato immergendoti in questo personaggio  dell’industria cinematografica, settore di cui anche tu fai parte?

Ana de Armas: Ho imparato ad essere più empatica e ad avere più rispetto verso gli attori che si trovano in certe situazioni. La pressione esercitata dai mass media e il danno che può essere provocato dalla continua richiesta di dover rispecchiare le aspettative delle persone è una condizione che nessuno è pronto a vivere. Per quanto mi riguarda ho imparato a proteggermi di più e ad evitare di mettermi in certe situazioni.

Hai conosciuto tante attrici, quindi perché hai scelto Ana? Viceversa, Ana come è stata la tua esperienza durante le audizioni? Che cosa hai fatto per ottenere questa parte? 

Andrew Dominik: Ho visto Ana in un film chiamato Knock, Knock e ho pensato che potesse interpretare Marilyn Monroe perché le somigliava molto in alcune caratteristiche. Quando era sullo schermo si vedeva solo lei. Ci sono voluti un paio di anni per organizzare l’incontro ma è stato amore a prima vista.

Ana de Armas: Andrew mi ha chiesto quanto tempo mi serviva per prepararmi all’audizione. In circa una settimana, ho preparato tutto da sola. Mi sono messa una parrucca terribile, devo dire, solo per avere un po’ il senso di Marilyn, proprio perché i miei capelli sono molto scuri e volevo essere il più possibile somigliante a lei. Non tanto per Andrew ma per gli altri che sarebbero stati presenti e che avrebbero visto l’audizione. Comunque non è stato l’unico provino che ho fatto, è stato un processo più lungo in cui abbiamo fatto dei test con costumi e lenti diverse provando le stesse scene più volte.

Venezia 79 - conferenza Blonde - Adrien Brody
Venezia 79 – conferenza Blonde – Adrien Brody

Qual è stata la sfida più grande nel girare questo film?

Andrew Dominik: Trovare il danaro.

Ana de Armas: Il mio anno di partecipazione al film è stato molto duro. Sin dall’inizio Andrew mi ha detto che dovevo essere preparata ad avere il cuore spezzato perché sarebbe stato un lavoro molto difficile. Sì, un paio di volte ho avuto il cuore spezzato. Sapevo fin dall’inizio che avevo molto lavoro da fare e questa è stata la parte più sfidante per quanto mi riguarda. Il collegamento, mettere insieme tutte queste cose nella mia mente, presentarci sul set, avere fiducia in Andrew, cercare di capire come avrei realizzato il tutto…

Adrien Brody: Lo hai fatto veramente in modo eccellente. Non riesco a pensare ad un’altra persona che avrebbe potuto sostituire Ana. Il primo giorno di riprese sono tornato a casa con questo senso di avere avuto il privilegio di lavorare con Marylin. Ho lavorato per tanti anni e raramente ho potuto dire che una persona mi abbia trasportato in un altro luogo e in un’altra epoca. Lei sicuramente l’ha fatto. La parte più sfidante? Per quanto mi riguarda tutti i ruoli devono essere una sfida ed è il motivo per cui facciamo gli attori. In questo caso abbiamo uno storytelling, una narrativa molto complessa. Inoltre ho la responsabilità di rispettare una storia che è un bestseller, una fonte quindi eccellente. Il mio regista ha la sua visione ed io devo essere in grado di renderla. Poi devo rispettare il personaggio che rappresento, che in questo caso è un’interpretazione fittizia di un uomo che ha avuto un rapporto intimo con Marilyn. Credo che in quella relazione ci fossero delle complessità molto profonde che devono essere considerate. Ho adorato questa esperienza ed è stato bello trovare tutto questo assieme ad Andrew.

Julianne Nicholson: È stata un’esperienza emozionante anche per me. I ruoli sfidanti sono quelli che regalano emozioni. Cercare di diventare questa donna è stata talvolta una posizione scomoda perché sento quel trauma, quel dispiacere. In realtà non ero mai entrata così fortemente in un personaggio.

Venezia 79 - conferenza Blonde - Julienne Nicholson
Venezia 79 – conferenza Blonde – Julienne Nicholson

Andrew, nell’ultima parte del film si può notare un’ispirazione a David Lynch. Vediamo Marilyn come Laura Palmer in questa via dell’autodistruzione. Sei consapevole di questo? È stato intenzionale? Per Ana, Blonde che cosa ha lasciato in te come attrice?

Andrew Dominik: Abbiamo cominciato a girare il film il 4 agosto, nel giorno dell’anniversario della sua morte. Non era pianificato ma abbiamo dovuto anticipare la produzione e fatalità è capitato proprio quel giorno. L’abbiamo capito il giorno prima e mentre giravamo eravamo nello stesso appartamento in cui aveva vissuto con la madre. L’appartamento che vedete è di fatto la casa in cui vivevano e il personaggio si trova nella stanza in cui era morta. Ci sono tracce di lei ovunque a Los Angeles quindi in qualche modo è stata come una seduta spiritica. Blonde fa parte di una tradizione molto lunga di storie sull’emisfero femminile. Penso ai film di Hitchcock ma la musica non è stata scelta consapevolmente. Non era un tributo a David Lynch. Quindi no.

Ana de Armas: Sono successe così tante cose a tutti noi durante le riprese. È molto interessante perché credo fermamente che lei fosse molto vicina a noi, che fosse con noi. Credo che tutti abbiano sentito un grande rispetto nei suoi confronti, una grande responsabilità nel rendere giustizia al suo personaggio. Noi eravamo al suo servizio in qualche modo. Durante le riprese ho sempre pensato solo a lei. Ho parlato solo di lei, era con me ed è stato bellissimo. Credo che fosse felice. Di tanto in tanto cadevano cose dal muro. E questo è vero, sono cose che sono successe. Credo che lei approvasse quello che stavamo facendo. Ecco, io immagino che questo suoni tutto molto mistico e strano ma credo che l’abbiamo pensato tutti. Non ero sempre nel suo personaggio ma in qualche modo mi sembrava di vivere veramente quella pesantezza. Sentivo tutto quel peso sulle mie spalle, tutta quella tristezza ed è stato difficile liberarmi da quella sensazione. Era proprio come se tutto fosse successo anche a me. L’ho accettato e utilizzato perché non volevo proteggermi da questo.

Venezia 79 - conferenza Blonde - Ana de Armas e Adrien Brody
Venezia 79 – conferenza Blonde – Ana de Armas e Adrien Brody

 Ana, le critiche ti spaventano? 

Ana de Armas: Ho partecipato a questo film considerandolo un dono a me stessa non per far cambiare idea agli altri su di me. Quindi, qualsiasi cosa succeda, l’esperienza la porto con me. Questo film mi ha cambiato la vita e per il resto, sarà quel che sarà.

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