Alla conferenza stampa di apertura della 76ª Mostra del Cinema di Venezia i temi predominati sono stati la polemica sull’inclusione di Roman Polański e la questione delle quote femminili. Ecco cosa hanno risposto la Presidente di Giuria Lucrecia Martel e il Direttore Artistico del Festival Alberto Barbera.
Lucrecia Martel, molti film nel programma non sembrano essere genere di film che lei ama: blockbuster grandi star, cosa si aspetta da questo Festival?
Lucrecia Martel: Mi sorprende che conosca così bene i miei gusti, magari questo programma potrebbe essere una sorpresa, non so quali dei film presenti possano essere definiti blockbuster, e in fondo non credo che tutti i blockbuster non incontrino i miei gusti.
Lucrecia Martel ritiene possibile giudicare un’opera d’arte senza considerare l’artista che c’è alle spalle? Cosa pensa in merito all’inclusione di Roman Polański nonostante i suoi comportamenti criticabili?
Lucrecia Martel: Non separo l’uomo dall’opera, ma ritengo che l’uomo si riveli poi nell’opera, e la presenza di Polański è stata un disagio per me, e ho fatto una piccola ricerca in merito, e ho visto che la vittima di Polański si è ritenuta soddisfatta del risarcimento ottenuto, è una questione difficile da analizzare e non sono qui per giudicare una questione così difficile e delicata. Di certo non parteciperò alla cena di Gala in onore di Polański, perché rappresento tantissime donne in Argentina che stanno lottando proprio contro tutto questo. Mi sembra comunque azzeccata la scelta di presentare il film di Polański, del resto questo è un festival cinematografico, quale luogo migliore se non questo. Credo che questo dibattito sia importante per portare avanti questa questione, e credo che quest’uomo meriti una seconda chance, anche se è difficile interiorizzare quanto profondi siano stati questi fatti. Queste tematiche sono importanti e fanno parte del nostro tempo.

A proposito dell’ultima domanda a Lucrecia Martel, è vero che l’ultima vittima ha perdonato Polański, ma ci sono state tantissime altre donne che hanno presentato accuse contro di lui. Barbera cosa ne pensa della sua presenza a questo Festival?
Alberto Barbera: Mi è stata fatta tante volte questa domanda, e credo sia una questione delicata e complessa. È comunque fondamentale distinguere l’uomo dall’artista, la storia dell’arte è piena di artisti che hanno commesso crimini, ma non per questo abbiamo smesso di ammirare le opere che hanno prodotto. Questo vale anche per Polański, secondo me, che è uno degli ultimi maestri del cinema europeo ancora in attività. io ho visto il film è credo che meriti di essere qui, sono un critico cinematografico a cui è stato chiesto di giudicare se un film era degno di stare al Festival o meno, e ritengo che gli spettatori debbano fare altrettanto.
Un altro grande dibattito è la questione della presenza delle donne registe ai Festival. Quali sono le vostre opinioni sulla questione delle quote rosa, dove si possono trovare le possibili soluzioni?
Lucrecia Martel: Non credo ci sia una forma più pertinente delle quote per tentare di trovare il posto che spetta alle donne, se lei mi chiede se la questione delle quote mi piace e la sostengo, le dico no, ma ritengo che sia al momento l’unico modo obbligare queste industrie a pensarla in maniera diversa e finalmente prendere veramente in considerazione i film diretti da donne.
Alberto Barbera: Sono assolutamente contrario alla questione delle quote nella selezione per i Festival. Sono importanti nelle scuole di cinema, dove tutt’ora sono presenti dei pregiudizi nei confronti delle donne, introdurre delle quote per garantire dei posti alle donne, sarebbe offensivo perché andrebbe contro ai criteri della selezione di qualità. Bisognerebbe discutere del ruolo del regista. Sono poche le donne registe, perché da questo punto di vista l’industria del cinema è maschilista, lo è sempre stata, ci sono ancora pregiudizi fortissimi, che lavorano contro il talento, la creatività e le capacità delle donne di tenere in mano un set, che più volte hanno dimostrato con risultati straordinari. Sono pregiudizi destinati a scomparire, c’è bisogno di tempo, e c’è bisogno che cambi la mentalità di chi decide di fare i film e quali film produrre, forse dovremo arrivare a un cambio generazionale per poter finalmente giudicare sullo stesso piano uomini e donne. In ogni caso, lo ripeto quello che importa è la qualità dei film.
