Trap, recensione: M. Night Shyamalan dirige Josh Hartnett in un escape thriller al cardiopalma

Trap - Josh Hartnett e Ariel Donoghue (foto Warner Bros. Pictures)
Trap - Josh Hartnett e Ariel Donoghue (foto Warner Bros. Pictures)

La nostra recensione di Trap, nuovo thriller di M. Night Shyamalan con protagonista il ritrovato (e bravo) Josh Hartnett: il regista della Pennsylvania gioca a scacchi con il pubblico, guarda a Hitchcock e a De Palma, mette su un’architettura di incastri e via di fuga e soprattutto diverte

Ci aveva lasciato con Bussano alla porta, lo ritroviamo con Trap. Anche se l’Apocalisse sembra passata M. Night Shyamalan torna a fare quello che sa fare meglio: giocare con i nostri nervi e (in parte) anche con le nostre aspettative, per poi rovesciarle. In questa partita a scacchi con il proprio pubblico, che assomiglia anche ad una caccia al topo, il padrone della scena è un Josh Hartnett inedito e incredibilmente convincente, personalità divisa tra padre amorevole e spietato assassino. È lui al centro della vicenda, è suo il punto di vista che ci guida per due terzi del film, è per lui che siamo costretti dallo script a fare il tifo; peccato solo per quel cambio di punto di vista del terzo atto che sgonfia un po’ la tensione e la narrazione.

Trap - Josh Hartnett (foto Warner Bros. Pictures)
Trap – Josh Hartnett (foto Warner Bros. Pictures)

Un concerto memorabile

Cooper (Josh Hartnett) è un pompiere di Philadelphia, padre amorevole dell’adolescente Riley (Ariel Donoghue), ma è anche – all’insaputa di tutti, anche della polizia – uno spietato serial killer noto come Il Macellaio. Un giorno decide di accompagnare Jody al concerto della popstar del momento, Lady Raven (Saleka), ma ben presto scoprirà che il concerto non è altro che una gigantesca trappola messa in piedi dall’FBI per arrestarlo. Sentendosi braccato in un luogo sorvegliato a vista, Cooper dovrà trovare un modo per uscire dall’arena dove si tiene l’evento. Per riuscirci non esiterà anche ad uccidere.

Trap - Hayley Mills (foto Sabrina Lantos - Warner Bros. Pictures)
Trap – Hayley Mills (foto Sabrina Lantos – Warner Bros. Pictures)

Scacco matto

L’essenza di Trap è tutta condensata nel titolo. Trappola, gabbia da cui è difficilissimo uscire, mentale ed emozionale oltre che fisica. Perché il Cooper di un eclettico e sorprendente Josh Hartnett è prima di tutto un uomo intrappolato nella sua stessa dualità: padre e serial killer, pompiere che salva vite umane e assassino che le distrugge, eroe e mostro. Shyamalan lo sa bene ed è per questo che quasi due terzi del film sono raccontati attraverso la prospettiva di Cooper, il suo volto sfuggente che maschera l’agitazione dietro un sorriso goffo e inquietante, il tenero rapporto con la figlia Riley.

Cooper sarebbe stato una volta il classico middle-class man americano, se solo la middle-class esistesse ancora, ma ora è soprattutto la rappresentazione fatta e finita di una contraddizione in termini che poi è quella della società yankee tutta. Sembra quasi di vedere, per certi versi, il giardino pieno di rose di Velluto Blu e le formiche che brulicano al di sotto di esso, la perfezione all’apparenza e la mostruosità al suo interno. Ma come fare ad evidenziare in maniera non didascalica questo ossimoro? Lo si inserisce all’interno di un contesto da thriller hitchcockiano che flirta con De Palma, con Lumet, con Mann ma che rimane un film di Shyamalan a tutti gli effetti, twist esclusi. 

Questo perché Trap è stato concepito come una vera e propria bomba ad orologeria, un meccanismo narrativo che stritola lo spettatore nella propria morsa grazie all’uso claustrofobico degli spazi chiusi, all’alternanza iniziale tra film concerto (in cui si esibisce la vera figlia di M.Night, Saleka, cantante di professione) ed escape thriller, agli espedienti sempre più ingegnosi e sadici messi in atto da Cooper per realizzare il proprio piano di fuga. Inoltre, particolare non da sottovalutare, c’è la questione del punto di vista. Shyamalan ci porta a “tifare” affinché Cooper ce la faccia, trasforma l’antieroe in un eroe puro, cambia il nostro punto di vista morale per adattarlo a quello della storia.

 

Trap - Josh Hartnett (foto Warner Bros. Pictures) 2
Trap – Josh Hartnett (foto Warner Bros. Pictures)

L’era dei social

Dicevamo poc’anzi del cambio di prospettiva, perché se Trap ha un limite è tutto nel terzo atto molto più sgonfio e scarico del resto della pellicola. Quando infatti il racconto si focalizza su Lady Raven e la inserisce un po’ forzatamente nelle dinamiche diegetiche Shyamalan sembra perdere un po’ la mano e la bussola, non riuscendo a capitalizzare al meglio l’accumulo di tensione e di red flags fin lì ben seminate. Ed è un peccato, perché invece il resto del film è intelligente, ben legato allo zeitgeist contemporaneo con anche qualche bella stilettata alla bulimia dei social e dello sguardo che si moltiplica (telecamere, smartphone) oltre che alle differenze di classe che creano mostri.

Solo che M. Night sa bene che il Male ha diversi volti, spesso all’apparenza innocenti, e quindi si guarda bene dal cadere troppo nello stereotipo preferendo invece giocarvici. Resta solo il dubbio sul perché al di là dell’oceano Trap sia stato accolto in modo così freddo; forse non lo ha aiutato la rivelazione quasi instantanea dell’unico vero “twist” o la scelta di appoggiarsi ad una narrazione molto più lineare e fluviale del solito, priva delle caratteristiche deviazioni à la Shyamalan. O forse, più semplicemente, ancora una volta il regista della Pennsylvania non è stato capito così a fondo. Il suo cinema è chirurgico, preciso quasi fino al midollo ma anche abbastanza umano da permettere l’empatia.

Questo suo ultimo viaggio nell’incubo non è trai suoi capolavori, ma siamo anche molto lontani dallo Shyamalan peggiore. Ci sarà da divertirsi, se si è disposti a lasciarsi guidare.

TITOLO Trap
REGIA M. Night Shyamalan
CAST Josh Hartnett, Hayley Mills, Marnie McPhail, Vanessa Smythe, Saleka Shyamalan, Ariel Donoghue, Jonathan Langdon
USCITA 7 agosto 2024
DISTRIBUZIONE Warner Bros. Pictures Italia

 

VOTO:

Tre stelle e mezza

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