The Girl with the Needle, recensione: quando l’eccesso formale mitiga l’orrore

The Girl with the Needle - Vic Carmen Sonne
The Girl with the Needle - Vic Carmen Sonne

La nostra recensione di The Girl with the Needle, dramma viscerale diretto da Magnus von Horn appena nominato come miglior film straniero agli Oscar e già passato per Cannes: una brava Vic Carmen Sonne non basta ad una pellicola con tanta forma e poca sostanza

Fresco di nomination agli Oscar come miglior film straniero, The Girl with the Needle arriva su Mubi dopo il passaggio allo scorso Festival di Cannes con annesse polemiche per la sua materia infuocata. L’opera terza dello svedese Magnus von Horn affronta lo scomodo tema della responsabilità morale di fronte a delle atrocità inenarrabili, ma l’impatto scioccante sulla carta della materia filmica viene annacquato da un’eccessiva compostezza formale e l’orrore mitigato. Non bastano perciò le interpretazioni viscerali della protagonista Vic Carmen Sonne e della deuteragonista Trine Dyrholm, né il bellissimo bianco e nero che accentua le luci e le ombre di quest’angolo d’inferno che promette il paradiso.

The Girl with the Needle - Trine Dyrholm
The Girl with the Needle – Trine Dyrholm

Un luogo sicuro

Karoline (Vic Carmen Sonne), una giovane operaia, lotta per sopravvivere nella Copenaghen del primo dopoguerra. Quando si ritrova disoccupata, abbandonata e incinta, incontra Dagmar (Trine Dyrholm), una donna carismatica che gestisce un’agenzia di adozioni clandestina, aiutando le madri a trovare case adottive per i loro figli indesiderati. Non sapendo a chi altro rivolgersi, Karoline assume il ruolo di balia. Tra le due donne si crea un forte legame, ma il mondo di Karoline va in frantumi quando si imbatte nella scioccante verità che si cela dietro il suo lavoro.

The Girl with the Needle - Vic Carmen Sonne
The Girl with the Needle – Vic Carmen Sonne

Far emergere l’orrore

“Tutto ciò che non vediamo ci spinge alla follia” scriveva Poe e, almeno fino ad un certo momento, sembra che The Girl with the Needle voglia applicare alla lettera questa massima. Comincia come un gioco di specchi deformi, di immagini e inquadrature distorte e amorfe la pellicola terza dello svedese Magnus von Horn e tra horror, melò nero e favola altrettanto nera ci conduce lentamente all’interno di un inferno che è privato e pubblico assieme, dove maternità e scelta convivono e dove l’inferno si nasconde nei dettagli, nei segreti di ciò che avviene in quell’agenzia di adozioni.

Ma è soprattutto un mondo di maschere quello che von Horn racconta, perché chi le indossa ha la faccia pulita di chi vuole aiutare il prossimo ma nasconde l’orrore all’interno di sé e di chi invece indossa la deformità all’esterno per poi rivelarsi una persona di grande bontà d’animo, come il marito di Karoline. E ci prova spesso The Girl with the Needle a far emergere quell’orrore sopito, anche se più o meno fino al midpoint il film nasconde sé stesso agli occhi dello spettatore complici anche delle linee dialogiche esageratamente rarefatte, quasi ermetiche, per poi rivelarsi man mano in tutta la putrescenza dell’atto più disumano che ci sia. Il problema, però, si cristallizza nel momento in cui si capisce che c’è meno di quanto sembri.

Senza svelare nel dettaglio quale sia il segreto custodito da Dagmar, possiamo però affermare come ci sia qualcosa di sbagliato nel modo in cui la storia procede per accumulo senza che però nessun movimento drammaturgico possa esplodere in tutta la sua forza, e nel momento in cui dovremmo avvertire quel Male che si palesa, il marcio in Danimarca di shakesperiana memoria, il film si congeda con un taglio brusco che non ha nulla a che vedere con lo sviluppo narrativo. Nonostante una performance da brividi (in tutti i sensi) di Tryne Dyrholm è una pellicola troppo autocompiaciuta, troppo preoccupata di scovare la bellezza nell’orrore piuttosto che farcelo percepire.

The Girl with the Needle - Vic Carmen Sonne e Trine Dyrholm
The Girl with the Needle – Vic Carmen Sonne e Trine Dyrholm

La questione della forma

Il motivo per cui The Girl with the Needle rimane così distaccato, così freddo, non ha solo a che vedere con la bella e vitrea fotografia di Michał Dymek, ma con tutto l’impianto scenico messo su dal regista svedese. È un film, questo, in cui la forma ha la precedenza su tutto, a partire dal formato 4:3 per arrivare al montaggio rarefatto e fin troppo clinico di Agnieszka Glińska, passando per le musiche poco incisive di Frederikke Hoffmeier e, in generale, per un debito di messa in scena che si rifà all’espressionismo di Wiene e Lang. C’è tanta ricerca dietro, tanto lavoro sulla cura dell’immagine ma non c’è una cura altrettanto precisa sulla scrittura, sui conflitti interni ed esterni di ciascun personaggio.

Il risultato è quindi un pastiche che miscela assieme il melodramma e l’horror senza però farli dialogare mai, in cui la posta in gioca sulla carta fortissima rimane appena percettibile e in cui si rimane sempre in superficie di quello stesso orrore depotenziandolo in maniera irreversibile. È quindi un film tutto di fumo con pochissimo arrosto The Girl in the Needle, salvato solo parzialmente dalla propria atmosfera disturbante, da quell’aura oscura in cui cercare i mostri che non albergano più nella nostra mente ma che vivono indisturbati nel reale. Eh, però bisogna saperli afferrare.

TITOLO The Girl with the Needle
REGIA Magnus von Horn
ATTORI Vic Carmen Sonne, Trine Dyrholm, Besir Zeciri, Joachim Fjelstrup, Tessa Hoder, Avo Knox Martin
USCITA 24 gennaio 2024
DISTRIBUZIONE Mubi

 

VOTO:

Due stelle e mezza

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