In scena al Sistina The Bodyguard – Guardia del corpo, il musical con Ettore Bassi tratto dal celebre film e trasformato in una sorta di concerto-omaggio a Whitney Houston, risultando però un ibrido poco convincente, nonostante il grande sforzo produttivo
L’origine del mito: dal film al musical
C’era un tempo in cui a Broadway o nel West End venivano messi in scena musical di successo, che puntualmente diventavano poi film per il grande schermo; ne sono un esempio i vari Hair, Funny Girl, Tutti insieme appassionatamente, Grease, Jesus Christ Superstar o West Side Story. Negli ultimi anni si è assistito invece all’operazione inversa, con film di successo (a volte più di pubblico che di critica) trasformati in musical da teatro, come Sister Act, La febbre del sabato sera, Frankenstein Junior, Il re leone, Billy Elliot o il nostro Febbre da cavallo. Non sfugge a questa logica commerciale neanche The Bodyguard, “storica” pellicola interpretata da Kevin Costner e Whitney Houston, all’apice delle rispettive carriere. Il film diretto da Mick Jackson incassò ben 411 milioni di dollari nel 1992 (equivalenti a 900 milioni di oggi) divenendo un fenomeno mondiale e trasformando il suo brano portante, la celeberrima cover del brano di Dolly Parton I Will Always Love You, nel singolo più venduto della storia per un’artista femminile. Tutti ingredienti per un musical di sicuro successo. Ma c’è di più.
Dal West End al Sistina, passando per Milano
Infatti la triste e prematura fine della Houston e l’emozione mondiale che ha suscitato il suo ricordo, ha spinto il creatore Alexander Dinelaris a trasformare quello che onestamente non era un gran film (nonostante la sceneggiatura di Lawrence Kasdan), in un mero tributo alla sua protagonista. Ecco quindi che a fine 2012 nel West End londinese debuttò questo The Bodyguard, con un’ambientazione spostata ai giorni nostri, una focalizzazione sul personaggio di Rachel Marron anziché sulla sua guardia del corpo, ed un’espansione del ruolo della sorella Nicki, funzionale a permettere l’esecuzione di diverse hit aggiuntive di Whitney. Mutuato lo scorso anno dalla Wizard Productions con un allestimento costato ben due milioni di euro e diretto dal giovane ma navigato Federico Bellone, dopo il debutto milanese in primavera con protagonista Karima, The Bodyguard – Guardia del corpo è approdato al Teatro Sistina di Roma senza però l’ex cantante di Amici, sostituita da Helen Tesfazghi, già sua alternativa nelle date meneghine.
La solitudine della diva
La storia di per sé è poco più di un siparietto tra una hit e l’altra, con Frank Farmer (Ettore Bassi) chiamato a fare da guardia del corpo alla star musicale Rachel Marron (Helen Tesfazghi), dopo gli inquietanti messaggi minatori lasciateli da uno stalker (Daniele Balconi) innamorato di lei. Rachel oltre che un figlio (Kilian Bellay) ha anche una sorella, Nicki (Loredana Fadda), che nonostante le notevoli doti canore si limita ad esibirsi in locali di basso livello. Le due donne si contenderanno il bel Frank, in attesa degli sviluppi della vicenda principale. L’intento del regista sarebbe quello di raccontare la solitudine della diva e il suo bisogno di essere amata (che poi era un po’ la situazione della vera Whitney), ma nonostante gli apprezzabili sforzi, la storia coinvolge poco ed è troppo frammentata, riprendendo qua e là pezzi del film e cucendoli un po’ alla buona.
Un personaggio fuori luogo
Rappresentare un thriller a teatro non è mai impresa semplice ma, nonostante le intriganti scenografie dal piano inclinato di Gabriele Moreschi, gli effetti laser di Théo Dari e le luci di Valerio Tiberi (che crea una penombra eccessiva che spesso oscura e quasi nasconde i personaggi), non viene creata quella tensione che ci si aspetterebbe. Questo non solo per via della già citata ridda di brani musicali, ma anche per la poco felice idea di dare un tocco di leggerezza e di comicità alla vicenda introducendo l’ennesimo, stereotipatissimo, inutile, personaggio gay (o meglio, l’ennesima “matta isterica”): l’ufficio stampa Sy Spector, interpretato da Piero Di Blasio. Per carità, lui è anche bravo, ma in questo contesto il suo è sembrato decisamente un personaggio fuori luogo che ricalca stancamente tutti i cliché del genere, strappando qualche risata al pubblico più di bocca buona, ma nulla di più. Aggiungiamo anche qualche momento incredibilmente trash con battute da caserma come quella del post-amplesso (che evitiamo di ripetere) ed il gioco è fatto.
Il cast: nuovi talenti e piacevoli ritorni
Troppo accademiche, le protagoniste femminili Helen Tesfazghi e Loredana Fadda (meglio quest’ultima), due voci dai differenti colori che pur producendosi in acuti e gorgheggi non riescono però ad emozionare, nonostante intonino brani immortali (niente brividi neanche quando Whitney “ascende al cielo” al termine di I Will Always Love You), e questo è indubbiamente un problema. Ettore Bassi fa quel che può per portare a casa la pagnotta, esibendosi anche in una volutamente inascoltabile ed autoironica performance al karaoke, mentre lo stalker Daniele Balconi e il capo security Fabrizio Corucci se la cavano più che bene. Promette molto il giovanissimo Kilian Bellay, interprete del giovanissimo figlio di Rachel, Fletcher, che denota notevoli doti canore per la sua età (13 anni) e un’ottima padronanza scenica. Fa invece piacere rivedere in scena il mitico Russell Russell, storico coreografo per Boncompagni in tante fortunate trasmissioni degli anni ’80 (compresa Domenica In) e indimenticabile Jacob in ben tre differenti allestimenti de Il vizietto. In un ruolo minore troviamo anche Giuseppe Verzicco, già Tony Manero reduce dai fasti de La febbre del sabato sera.
Più fumo che arrosto
Notevoli come sempre le coreografie del grande Bill Goodson e di gran classe i costumi di Marco Biesta e Marica D’Angelo, fedelissimi agli originali, ma non basta. La scelta di trasformare la storia del film in un pretesto per una sorta di concerto-omaggio a Whitney Houston non paga, e sarebbe stato indubbiamente più coerente e produttivo mettere in scena un musical sulla sua vita, piuttosto che questo “ibrido” che non è né carne né pesce. Il pubblico (un po’ ingessato) del Sistina ha comunque gradito, con una standing ovation finale, ma neanche una I Wanna Dance With Somebody finale è però riuscita a farlo ballare. Risultato finale: grande impiego di mezzi e di talenti, ma lo spettacolo è più fumo che arrosto. Un’occasione mancata (purtroppo).
The Bodyguard – Guardia del corpo, diretto da Federico Bellone con Ettore Bassi, Helen Tesfazghi, Loredana Fadda, Piero Di Blasio, Russell Russell, Daniele Balconi, Fabrizio Corucci, Kilian Bellay e Giuseppe Verzicco sarà in scena al Teatro Sistina di Roma fino al 3 dicembre 2017.