Santiago, Italia, di Nanni Moretti, presentato al 36º Torino Film Festival, racconta, attraverso interviste e immagini di repertorio, i mesi successivi al colpo di stato dell’11 settembre 1973 in Cile che pose fine ad un governo democratico.
Una Storia vicina
Il documentario Santiago, Italia di Nanni Moretti, presentato al 36º Torino Film Festival come film di chiusura, racconta, in quattro parti, il colpo di stato in Cile nel 1973, quando la giunta Pinochet rovesciò il governo di Salvador Allende. L’attenzione del regista Moretti si concentra principalmente sull’Ambasciata italiana che accolse centinaia di persone che il neo-regime avrebbe voluto incarcerare, o peggio. L’Ambasciata continua comunque ad accoglierli quando le altre chiudono le porte, riuscendo poi a farli arrivare in Italia. Tra immagini di repertorio e interviste, Nanni Moretti dirige un documentario politico, e non solo.
Un’immagine ormai lontana
Santiago, Italia narra vicende avvenute ormai quarant’anni fa, anche se ancora sentite e vicine, ma al tempo stesso è estremamente attuale, in un momento in cui si stanno perdendo tutti quei valori tipici dell’Italia degli anni ’70 che era una democrazia, diversamente da oggi, periodo in cui di democratico c’è poco. Nanni Moretti si concentra sull’atteggiamento dell’Ambasciata italiana verso i rifugiati cileni, l’unica che sembra averli davvero aiutati fino alla fine, perché all’epoca l’Italia, unita dai valori comuni, anche se appartenenti a partiti diversi, era un Paese che per il sogno politico di un mondo migliore era pronta a prendersi cura degli altri a qualsiasi costo.
Tipico documentario
Nonostante la struttura classica del documentario che a volte risulta ripetitiva e ridondante, la scelta degli intervistati dà al film un’idea di imparzialità, difficile di fronte a ciò che è successo, in un’opera a tuttotondo dove intervengono i registi Patricio Guzmàn e Miguel Littìn, il traduttore Rodrigo Vergara, il diplomatico Piero De Masi, ma anche artigiani, operai, giornalisti, e soprattutto i rifugiati, persone che hanno vissuto il dolore in prima persona, torturate per ore senza mai parlare. Limpido e commovente Santiago, Italia è un film sull’accoglienza, sulla condivisione e sul sogno di un’ideologia politica che univa, invece di dividere.
Una polifonia di testimonianze
«Io non sono imparziale», è così che Nanni Moretti chiude il suo documentario, durante un’intervista a un militare, opinione che traspare da tutto il film, ma che viene esplicitata solo alla fine. Il regista informa, tra interviste e immagini di repertorio, su delle vicende da non dimenticare. Mette in scena la speranza, la gioia e la nostalgia per quei fugaci momenti in cui un sogno era diventato realtà, sottolineando la drammaticità di quando tutto è finito con una violenta persecuzione. Attraverso un’esposizione di fatti e il racconto di chi ha vissuto quei momenti, tra sogni, paure, speranze e terrore, Moretti firma un documentario politico, ma dallo stile intimista e sommesso, dal tono quasi malinconico.
Santiago, Italia, scritto e diretto da Nanni Moretti uscirà giovedì 6 dicembre distribuito da Academy Two.