TFF36, recensione Miserere: da toccante dramma a thriller intenso e disturbante

Miserere - Yannis Drakopoulos

Miserere (Oiktos / Pity) è un’opera intensa che scava a fondo nella psiche dello spettatore attraverso quella del protagonista, in una realtà dove il calore del nido domestico diventa apice di violenza e perversione.

Pietà e dolore

Babis Makridis, lo sceneggiatore di Lanthimos (The Lobster) torna alla regia di un nuovo e sorprendente film, combinando dramma e suspense in un ritmo angosciante e spaventosamente reale. In un accogliente casa sulle rive del mare, un uomo (Yannis Drakopoulos) vive con il figlio adolescente, costernato dal dolore di una moglie in coma dopo un terribile incidente. La tristezza causata da questo evento è diventata un’ossessione per quest’uomo che ne diviene piacevolmente sopraffatto, provando piacere quando il suo dolore porta la compassione degli altri che lo coccolano e lo accudiscono come fosse un neonato. La sua vita non è mai stata così bella ma un giorno sua moglie si sveglia dal coma e il suo ritorno a casa cambierà radicalmente le sue giornate di pietà e dolore. La tristezza è ora sostituita dalla gioia di una guarigione a dir poco miracolosa ma un oscuro desiderio si annida dentro di lui, in un’apparente e disturbante calma glaciale.

Il benessere del dolore

La brillante opera di Makridis compie una riflessione esasperante sulla compassione, come è anche il titolo del film, immergendo lo spettatore in una realtà disturbata e ossessiva che sembra uscita dalla mente perversa del protagonista. Un uomo tranquillo, gentile ed elegante, incapace di stabilire rapporti umani non solo con amici e conoscenti ma anche con suo figlio, ossessivamente presente nella sua vita. Il coma della moglie lo porta ad identificare nel dolore la chiave di una felicità malata, dettata dalla compassione di parenti e amici che prima dell’incidente avvenuto mostravano una totale indifferenza. Questo bisogno di affetto si esaspera nella sua mente, portandolo all’ossessione psicotica di essere infelice per esssere felice.

Miserere - Yannis Drakopoulos
Miserere – Yannis Drakopoulos

Il silenzio come misura del tempo

In Miserere il silenzio diventa l’unità di misura per scandire il tempo narrativo, in un contesto domestico e quotidiano che trasmette fin troppa quiete e calma. Questa condizione viene dilatata fino all’esasperazione, nella recitazione meccanica del protagonista, privo apparentemente di una personalità forte e dirompente. La macchina da presa, indugia sulle scene, mostrando più del necessario portando lo spettatore ad un triplice stato di noia, tensione ed emozione e molte inquadrature vengono ripetute proprio per esemplificare la routine del protagonista; casa, lavoro e ospedale sembrano essere gli ambienti in cui si muove, ad eccezione di sporadiche mattine sulla spiaggia passate insieme ad un amico e le visite domestiche ad una famiglia per un processo in corso, in cui l’incapacità del costruire rapporti viene mostrata abilmente sotto un’apparente velo di noia verso il prossimo.

Commedia, Dramma e Thriller

Miserere è un’opera intensa e disturbante, che muovendosi con maestria negli schemi della commedia, del dramma e del thriller, porta nello spettatore uno stato di costante inquietudine e suspense sempre più esasperante. La macchina cinema funziona perfettamente, grazie ad uno script esaustivo ed efficace dà vita ad una storia dove il calore del nido domestico diventa apice di violenza e perversione, in un discorso filmico che pone le basi per una nuova interpretazione del Dolore.

Miserere (Oiktos / Pity), diretto da Babis Makridis, con Evdoxia Androulidaki, Georgina Chryskioti e Yannis Drakopoulos, è stato presentato in anteprima nella sezione ufficiale del 36° Torino Film Festival e arriverà nei cinema italiani il 24 ottobre 2019, distribuito da Tycoon Distribution.

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