La nostra recensione di Sull’isola di Bergman, film metacinematografico con Tim Roth e Mia Wasikowska, ambientato nei luoghi amati dal maestro svedese, inno alla creatività femminile presentato a Cannes e al TFF39
Leggero come una piuma, intrigante come un sogno. Sull’isola di Bergman, esordio in lingua inglese della regista francese Mia Hansen-Løve. Un inno alla creatività femminile e insieme poetico manifesto di un amore sconfinato per il cinema. Realtà e finzione si confondono in una pellicola meditativa e catartica, presentata in concorso al Festival di Cannes 2021 e mostrata in anteprima in Italia al 39° Torino Film Festival.

Fårö, l’isola dell’ispirazione
Chris (Vicky Krieps) e Tony (Tim Roth) sono una coppia di registi che si rifugiano per un’estate a Fårö, l’isola svedese dove il grande regista Ingmar Bergman ha girato alcune delle sue opere più famose e dove ha vissuto fino alla morte. Il luogo perfetto dove Chris può cercare l’ispirazione per la sua prossima sceneggiatura. Un’ambientazione suggestiva che diventerà lo scenario ideale per mettere in scena la tormentata storia d’amore tra la regista Amy (Mia Wasikowska) e lo sfuggente Joseph (Anders Danielsen Lie).

Paesaggi suggestivi
Sull’isola di Bergman è un prodotto squisitamente metacinematografico già a partire dal brillante e mai smaccato omaggio al cinema di Bergman, grazie a gustose citazioni dei suoi film e alla valorizzazione dei meravigliosi scorci di Fårö, isola così cara al regista. Grazie ad una fotografia nitida e a colori evocativamente saturi, il paesaggio naturale diviene specchio del paesaggio emotivo dei personaggi. Questi entrano in una sorta di panica simbiosi con i luoghi e gli scorci frequentati e magistralmente inquadrati da Bergman.

Metacinema sognante
La natura metacinematografica dell’opera è arricchita dall’indagine delle dinamiche di coppia dei due registi protagonisti. Una relazione fondata sulla fiducia e lo stimolo creativo reciproco che trova il suo contraltare nella turbolenta passionalità di Amy e Joseph, protagonisti del film che Chris intende girare proprio a Fårö. Ecco allora che il materializzarsi del soggetto che la regista racconta al suo compagno trasforma Sull’isola di Bergman in una matrioska cinematografica in cui i labili confini tra sogno, realtà e creazione artistica si sfilacciano fino a crollare totalmente.

Creatività ed emancipazione
Una regista che gira un film su una regista intenta a scrivere un film con protagonista una regista. Non a caso abbiamo definito Sull’isola di Bergman una matrioska. La creatività femminile è il cuore pulsante di un’opera che celebra una sensibilità artistica che va oltre il genere, una naturale propensione all’ispirazione che diventa motore propulsivo di emancipazione. Emancipazione dall’ombra di Bergman, ammirato dalle tre registe che non tentano artificiosamente il confronto con il maestro. Emancipazione dalla figura maschile di riferimento, Tony per Chris, Joseph per Amy. Emancipazione da se stesse e dalle loro inibizioni quando il cinema, fattosi poesia, diventa manifestazione tangibile della loro umanità.
Sull’isola di Bergman. Regia di Mia Hansen-Løve. Con Mia Wasikowska, Tim Roth, Vicky Krieps, Joel Spira, Anders Danielsen Lie, Gabe Klinger, Wouter Hendrickx, Clara Strauch, Oscar Reis, Jonas Larsson Grönström, Matthew Lessner, Teodor Abreu, Grace Delrue. Uscita al cinema 7 dicembre 2021, distribuito da Teodora Film.