Star Wars: Gli ultimi Jedi | Recensione Spoiler Free

Dopo l’omaggio ai fan de Il risveglio della ForzaStar Wars: Gli ultimi Jedi prova a riscrivere il Mito alleggerendo i toni, ma senza allontanarsi troppo dalle linee guida tracciate da J.J.Abrams.

Dove eravamo rimasti?

Mica facile recensire un film come Star Wars: Gli ultimi Jedi. Soprattutto cercando di evitare lo spinoso rischio-spoiler che, data anche l’estrema soggettività con cui qualsiasi tipo di informazione può essere interpretata o meno come spoiler, è sempre dietro l’angolo. Dunque, iniziamo da dove eravamo rimasti. Alla fine de Il risveglio della Forza, Kylo Ren (Adam Driver) secca Han Solo e la Resistenza riesce a leggere la mappa che conduce fino all’eremo di Luke (Mark Hamill). Il film si chiudeva per l’appunto sulla giovane Ren (Daisy Ridley) che porge a Skywalker la sua iconica spada laser.

Il senso di Star Wars

Rian Johnson riprende la storia esattamente da quel punto e la porta avanti per due ore e mezza – questo è il film più lungo dell’intera saga creata nel ’77 da George Lucas – in un saliscendi di emozioni che ruotano più o meno sempre attorno a quel fulcro semantico che, per amore di sintesi, potremmo definire come una declinazione sci-fi dei “rapporti problematici tra genitori e figli”. Inutile dilungarci oltre su una sinossi comunque assai densa di colpi di scena, leitmotiv lucasiani e palesi richiami a un passato che ha i contorni rassicuranti delle vigilie di Natale passate in famiglia, magari guardando Una poltrona per due. Perché alla fine Star Wars è questo: un perenne ritorno ad una cameretta che si ritrova immancabilmente uguale a come la si era lasciata l’anno della maturità.

Star-Wars-Gli-Ultimi-Jedi Adam Driver
Adam Driver / Kylo Ren

Le differenze con il Capitolo VII

Ciò che invece si può fare senza il timore di svelare troppo, è registrare come il lavoro svolto da Johnson si distingua da quanto fatto in precedenza da J.J.Abrams per il minore coefficiente di ossequio verso la (temutissima) frangia dei fan più ortodossi. Laddove infatti il settimo capitolo della saga rappresentava in buona sostanza un omaggio – si badi bene, di pregevole fattura – a un esercito di devoti pronti a lapidare metaforicamente al minimo passo falso colui che aveva osato usurpare la “forza” al demiurgo Lucas (piuttosto che lapidare quest’ultimo per le lungaggini dell’indigesta trilogia prequel), Gli ultimi Jedi azzarda senza alcun dubbio di più. Ovvio che, già solo il venire dopo un film che ha accontentato un po’ tutti, in tal senso, possa costituire un vantaggio. Per dire che qui si raccoglie in parte quanto seminato da Abrams.

Non un Impero 2.0

Ma, in generale, Johnson sceglie di non adagiarsi su una riproposizione rivista e corretta del pattern de L’impero colpisce ancora e si prende i suoi rischi. Lo fa in primis andando a colorare certi personaggi considerati “intoccabili” – e, vista l’ovvia assenza di Han Solo, è anche facilmente intuibile capire chi – di un’ironia finora inedita,  chiaramente mutuata dal trend di generale alleggerimento dei toni, al momento in atto soprattutto nel mondo dei cinecomic. Processo che però non viene aiutato da un minutaggio che, soprattutto nella prima parte, tende a zavorrare il film con un accumulo eccessivo di elementi non tutti giustificati appieno. Ed è curioso che ciò avvenga in un’opera che ha l’indubbio merito di non complicare troppo le cose, limitandosi a cavalcare la linea narrativa principale senza inutili aggiunte al chilo.

Star Wars: Gli ultimi Jedi, Boyega e Tran
John Boyega e Kelly Marie Tran

Una celebrazione della “mortalità”

Poi, sarà l’emozione di vedere (per la penultima volta?) Carrie Fisher nei panni di Leia Organa o il forte senso di fragilità conferito da Hamill al suo Jedi ma, in generale, la sensazione più forte trasmessa dal film è di una toccante celebrazione di “mortalità”. Un po’ come fanno i giapponesi quando festeggiano la demolizione di un edificio antico, così Rian Johnson illumina i suoi eroi fino quasi a farne percepire i limiti, consapevole che la fine, in un modo o nell’altro, si avvicina. In pratica Star Wars: Gli ultimi Jedi riesce ad essere il più divertente degli Star Wars e, allo stesso tempo, anche il più profondo. Peccato solo sia anche il più lungo.

Star Wars: Gli ultimi Jedi diretto da Rian Johnson, con Daisy Ridley, Adam Driver, John Boyega, Mark Hamill, Carrie Fisher e Benicio Del Toro uscirà in sala il 13 dicembre 2017 distribuito da Walt Disney.

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