Spaccaossa, recensione: un atroce ritratto di violenza e rivalsa con Luigi Lo Cascio e Ninni Bruschetta

Spaccaossa- Ninni Bruschetta, Paride Cicirello,Maziar Firouz, Vincenzo Pirrotta e Gabriele Cicirello (foto Archivio Luce)
Spaccaossa- Ninni Bruschetta, Paride Cicirello,Maziar Firouz, Vincenzo Pirrotta e Gabriele Cicirello (foto Archivio Luce)

La recensione di Spaccaossa, film presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 79 con Luigi Lo Cascio e Ninni Bruschetta: il ritratto violento di un’umanità ai margini che attraverso l’inganno cerca la propria rivalsa

Presentato durante le Giornate degli Autori del 79° Festival di Venezia, arriva in sala Spaccaossa dell’attore Vincenzo Pirrotta qui al suo esordio nella regia con un cast in cui spiccano nomi come quelli di Luigi Lo Cascio e Ninni Bruschetta. Un film durissimo e feroce come non se ne vedono molti nel nostro paese, in cui tragedia emotiva e dolore fisico si fondono assieme per raccontare un’umanità ormai alla deriva.

La banda degli spaccaossa

Vincenzo (Vincenzo Pirrotta) fa parte di un’organizzazione criminale chiamata gli “Spaccaossa”, poiché il loro scopo è quello di intascare una grossa fetta di soldi dai pagamenti delle assicurazioni delle loro vittime. Come? Semplicemente rompendo loro braccia e/o gambe con un trolley riempito di pesi da palestra, e simulando poi gli infortuni come provocati da un incidente d’auto o sul posto di lavoro. Vincenzo è colui che si procura le persone da infortunare, Francesco (Ninni Bruschetta) mette in scena i finti incidenti e recluta i falsi testimoni, Michele (Giovanni Calcagno) si occupa della burocrazia e della riscossione mentre Fasulina (Maziar Firouzi) è l’esecutore materiale delle fratture. Quando una delle vittime, Machinetta (Luigi Lo Cascio), comincerà a ricattare Vincenzo chiedendogli più soldi in cambio della firma delle pratiche per l’indennizzo quest’ultimo si ritroverà sempre più isolato dal resto della banda, mentre l’amore per la giovane tossicomane Luisa (Selene Caramazza) sarà messo a dura prova dalla spietata e anziana madre Giovanna (Aurora Quattrocchi), la quale cerca di convincerlo ad utilizzare proprio Luisa come prossima vittima. La situazione però sarà destinata ulteriormente a precipitare quando qualcosa andrà storto durante una delle procedure degli Spaccaossa.

Spaccaossa- Selene Caramazza (foto Archivio Luce)
Spaccaossa- Selene Caramazza (foto Archivio Luce)

Sangue e ossa

Il titolo lo afferma già con una certa chiarezza, questo Spaccaossa è per l’appunto un film di sangue ed ossa. Anche se non vediamo quasi mai il risultato di quelle atroci menomazioni possiamo sentire lo spezzarsi delle braccia e delle gambe mutilate, il grido disperato e pieno di dolore delle vittime sacrificali, la rassegnazione e l’umiliazione che prendono pian piano il posto della paura. Quello raccontato dalla pellicola è un mondo grigissimo e spietato, in cui pochi esseri disumani si approfittano delle difficoltà altrui per puro profitto e lo fanno con una violenza e una glacialità che tolgono il fiato. Gli arti divelti dal peso di una valigia imbottita di metallo diventano quindi la rappresentazione più efficace di un continuo schiacciare, di una forza bruta che frantuma e spezza la dignità e il senso dell’onore, di uomini senza potere costretti a piegarsi al giogo dei potenti e degli approfittatori. E in quel mondo lì sopravvivere è letteralmente impossibile.

Spaccaossa- Luigi Lo Cascio e Vincenzo Pirrotta (foto Archivio Luce)
Spaccaossa- Luigi Lo Cascio e Vincenzo Pirrotta (foto Archivio Luce)

L’amore come resistenza

Tra questi esseri meschini però spicca il personaggio di Vincenzo, l’unico al quale il film sembra voler regalare un po’ di umanità. La sua storia d’amore con Luisa, per quanto certamente lontana dalle dinamiche di una commedia romantica, appare l’unico vero salvagente al quale potersi aggrappare prima di sprofondare nell’abisso. Anche Luisa si aggrappa a Vincenzo, si fida di lui, arriva persino a farsi rompere un braccio pur di aiutarlo a mettere qualche soldo in più da parte, ma la sua vita è una vita altrettanto in bilico e il suo volto si affaccia direttamente sulla bocca dell’oscurità. Luisa infatti lotta contro la dipendenza dall’eroina, ma il suo conflitto più grande avviene continuamente dentro di sé perché sa che quella terra per lei non promette altro che morte. Vorrebbe scappare via, vorrebbe ricominciare da capo ma non può farlo finché sarà da sola. Vincenzo per lei rappresenta la possibilità di una nuova vita, come Luisa per lui rappresenta la possibilità di una nuova redenzione.

Spaccaossa- Ninni Bruschetta (foto Archivio Luce)
Spaccaossa- Ninni Bruschetta (foto Archivio Luce)

Il destino è però cinico e baro, ed è per questo che per una donna in grado di emanare una forza salvifica e positiva dev’essercene un’altra che invece sprigioni solo tossicità e rifiuto del cambiamento. Questa donna è Giovanna, la madre infima e senza scrupoli di Vincenzo, che nella sua più totale ipocrisia prima accoglie Luisa in casa e poi la offre come agnello sacrificlae all’altare dell’interesse. Giovanna si contrappone a Luisa come forza di un amore sbagliato, un amore da cui Vincenzo deve necessariamente staccarsi prima che sia troppo tardi. Un amore che è tutto il contrario del rinnovamento, dello slancio verso la vita e che rappresenta nella maniera peggiore il futuro privo di luce e di speranza che si porta dietro di sé.

 

Non ci può essere salvezza

Quella che Spaccaossa ci racconta è un’arena in cui è impossibile avvertire un minimo senso di salvezza e in cui tutti i personaggi sono destinati a carbonizzarsi tra loro, in una Palermo mai così buia e spenta anche nei colori; né le donne, che siano vittime o carnefici, e né i loro uomini possono davvero sperare in un finale diverso. Tra le strade poco illuminate ricoperte di spazzatura e fango, nei portoni diroccati di case fatiscenti dove l’unico rimedio alla povertà e all’emarginazione è il puro e semplice cinismo, persino nella casa in cui le vittime vengono rinchiuse dopo essere state parte di quel gioco al massacro: non c’è luogo in cui il male non sia presente, in cui il dolore o la prevaricazione non scuotano i corpi e le anime e in cui gli errori rimangano impuniti. Vincenzo Pirrotta, accompagnato in sceneggiatura anche dal duo di Ficarra e Picone, rimane attaccato a queste anime nere cercando di raccontarle comunque con rispetto ma forse calca un po’ troppo la mano in alcuni passaggi, nel tentativo di farci immergere in questo mondo narrativo così pieno di vuoto.

Spaccaossa- una scena del film (foto Archivio Luce)
Spaccaossa- una scena del film (foto Archivio Luce)

E allora cosa rimane di questo Spaccaossa? La convinzione che un po’ di luce in più avrebbe giovato ad un racconto altrimenti coraggioso nella messinscena e con un paio di guizzi interessanti nell’intreccio, un’opera che comunque saprà farsi ricordare e che segna un nuovo capitolo nell’immaginario filmico italico; quello di un film che vuole raccontarci fino a che punto si possa arrivare pur di ottenere quello che si vuole, fossero anche pochi soldi in più o la comunione perfetta per nostra figlia. Strapparsi via la dignità, abbracciare lo strazio del corpo, finanche il destino più terribile: per Vincenzo, per Luisa, per Machinetta e per tutti gli altri angeli caduti anche la morte può rappresentare una liberazione.

Spaccaossa. Regia di Vincenzo Pirrotta con Vincenzo Pirrotta, Ninni Bruschetta, Selene Caramazza, Aurora Quattrocchi, Mazar Firouzi, Luigi Lo Cascio e Giovanni Calcagno, in uscita nelle sale il 24 novembre distribuito da Archivio Luce Cinecittà.

VOTO:

Tre stelle e mezzo

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