La nostra recensione di Solo per una notte, l’esordio nel lungometraggio di Maxime Rappaz con una brava Jeanne Balibar sospesa tra amore e desiderio: un film che delinea una figura femminile dolente e incantata, a cui però avrebbe giovato uno script meno lezioso
È Jeanne Balibar a rappresentare cuore e anima di Solo per una notte, esordio alla regia di un lungo per Maxime Rappaz dopo diversi corti premiati. Un esordio approdato in sordina a Cannes lo scorso anno che però fa intravedere un nuovo sguardo nel cinema d’Oltralpe, una nuova voce che qui parla di desiderio femminile e rapporti disfunzionali tra madre e figlio. La Balibar rappresenta qui il surplus di un’opera altrimenti un po’ timida, quasi leziosa, che si apre in un finale liberatorio e potente dopo essersi trattenuta a lungo.
Una donna e i suoi uomini
Ogni martedì, Claudine (Jeanne Balibar) lascia il suo figlio disabile Baptiste (Pierre-Antoine Dubey) in custodia ad una vicina di casa, e si reca in un hotel di montagna per incontrare uomini sconosciuti. Ha regole precise: solo uomini che si fermano per una sola notte e che non incontrerà mai più. Quando un affascinante ingegnere di nome Michael (Thomas Sarbacher) decide inaspettatamente di prolungare il suo soggiorno sconvolge per sempre la vita di Claudine, fino ad un finale imprevedibile.
Il desiderio femminile
C’è una forte carica sessuale che emerge nel corso di Solo per una notte, e non solo perché la trama stessa ci fa immergere in queste notte bollenti alla ricerca del piacere. L’avvicendarsi dei corpi nudi in bella mostra, le sensazioni tattili, visive e uditive che vengono a volte lasciate intendere e altre volte manifestate, l’atto in sé stesso del trasferimento di Claudine da un uomo all’altro, quindi da un corpo all’altro rendono quest’opera prima di Maxime Rappaz un caleidoscopio di desiderio inappagato, in cui la ricerca di un amore perduto è il vero need che muove la protagonista prima ancora che di un orgasmo perduto.
Eppure questa è una pellicola che sa, in parte, sobillare quegli infimi e reconditi istinti primordiali nei suoi personaggi, come se il sesso facesse da anticamera non solo all’amore, ma alla vita, alla paura dell’abbandono e a quella della morte. Perché in Solo per una notte sembra quasi essere la paura il filo conduttore della vita di Claudine, a partire dal suo isolamento sulle montagne e dal rapporto quasi tossico che instaura con il proprio figlio Baptiste. Un sentimento che fa il paio con la tenerezza che Claudine mostra sia nei suoi incontri fugaci che verso le persone che ama, quasi a voler mantenere un’ambiguità in questa figura femminile così evanescente e libera.
Un film che indaga la maternità “corrotta”
Oltre all’aspetto di liberazione, anzi d’emancipazione, di Claudine Solo per una notte indugia con una certa sensibilità e anche un filo d’incertezza di troppo all’interno del suo essere madre, ed è qui che forse Jeanne Balibar dà il proprio meglio con una prova di grandissima classe e intensità, che scava all’interno dei non detti e dei rimpianti di una donna logorata dal senso di colpa. L’incontro con l’affascinante Michael ha quindi il contorno di una vera e propria presa di coscienza nuova, rinnovata, alla riscoperta di una vita ancora possibile, di un amore che vada oltre il pur legittimo desiderio di non rimanere sola.
L’opera prima di Maxime Rappaz non riesce però del tutto a percorrere i binari dell’onestà dello sguardo e della messa in scena, preferendo un approccio a tratti eccessivamente formale e lezioso che solo nella parte finale riesce ad esplodere del tutto, grazie anche alla fotografia calda di Benoît Dervaux e all’allargamento sempre più progressivo del campo. Appare tutto cioè un po’ troppo artefatto, se non nelle intenzioni quantomeno nelle modalità, e le pur lodevoli interpretazioni attoriali risentono in parte di uno script non perfettamente a fuoco nel suo sviluppo diegetico e tematico. Un’opera prima incoraggiante e per certi versi interessante, ma che avrebbe necessitato di “menarsela un po’ meno”.
TITOLO | Solo per una notte |
REGIA | Maxime Rappaz |
ATTORI | Jeanne Balibar, Thomas Sarbacher, Pierre-Antoine Dubey, Véronique Mermoud, Alexia Hébrard, Marie Probst, Yvette Théraulaz, Adrien Savigny, Gianfranco Poddighe, Alex Freeman, Philippe Schuler, Martin Reinartz, Étienne Fague, Marco Calamandrei |
USCITA | 12 dicembre 2024 |
DISTRIBUZIONE | Wanted Cinema |
Tre stelle