Soldado: la recensione del sequel di Sicario diretto dal nostro Stefano Sollima

Benicio Del Toro
Benicio Del Toro in una scena del film

Con un occhio al mercato e l’altro a Sam Peckinpah, Stefano Sollima riesce, con questo Soldado, nella difficile impresa di non far rimpiangere Denis Villeneuve e il suo Sicario.

Premesse

Due sono le cose che saltano per prime alla mente durante e dopo la visione di Soldado, sequel firmato Stefano Sollima del magnifico Sicario di Denis Villeneuve. La prima riguarda lo sceneggiatore di entrambe le opere, Taylor Sheridan, e quanto debbano durare le sue giornate se solo nell’arco di quest’anno è riuscito a trovare il tempo di scrivere e dirigere sia il notevole I segreti di Wind River che tutti e dieci gli episodi della serie TV Yellowstone. La seconda ha invece a che fare con la maturità con la quale Sollima prende in mano le atmosfere e i toni freddi di quello che è, a tutti gli effetti, il migliore dei possibili western moderni sulla frontiera e li fa suoi, implementando il tutto con le geometrie e i bruschi passaggi chiaroscurali che sono parte integrante del suo stile fin dai tempi di ACAB e Suburra, per non parlare, poi, della stilizzazione così radicale operata su Napoli in Gomorra – La serie.

Dove eravamo rimasti

La storia inizia tre anni dopo i fatti narrati in Sicario, quando un attentato suicida in un supermercato texano spinge il governo americano a reagire incaricando l’agente della CIA Matt Graver (Josh Brolin) di seminare il panico nel cartello messicano, colpevole di aver favorito l’accesso illegale negli Stati Uniti di almeno uno dei terroristi. Con l’aiuto del suo vecchio sodale Alejandro Gillick (Benicio del Toro), Graver sequestra la figlia di un Signore della droga (Isabela Moner) con lo scopo di far ricadere la colpa su un clan rivale. Qualcosa però va storto e il piano gli si ritorce contro, con il governo che subito si dissocia dall’intera operazione e Gillick lasciato solo sul campo a tentare di proteggere la bambina rapita da chiunque la voglia morta.

Benicio Del Toro/Josh Brolin
Benicio Del Toro e Josh Brolin

Da Sicario ad angelo della vendetta

Proprio il personaggio di Gillick – e, più in particolare, il suo passaggio da killer prezzolato ad angelo vendicatore – rappresenta la cartina di tornasole per valutare la principale differenza tra Soldado e Sicario. Che risiede, di fatto, nella mancanza di qualcosa che somigli, anche alla lontana, ad un eroe e che nel film di Villeneuve era rappresentato dal personaggio di Emily Blunt. Ecco quindi che il revenant interpretato da Del Toro diventa, suo malgrado, una sorta di faro morale in mezzo a un mare di sangue. Una forma di flebile pietas lentamente si fa spazio sul suo volto prima imperturbabile e stilla quelle poche gocce di umanità di cui è capace in un lembo di terra nel quale a farla da padrone è la brutalità più pura.

L’universo antropologico di riferimento

Poi, certo, si può ragionare su come il regista italiano prenda in realtà uno stile fondato su codici linguistici nati sostanzialmente oltreoceano e, idealmente, lo riporti a casa, ma la buona notizia è che Sollima davvero riesce a far rimpiangere molto poco l’assenza di Villeneuve in cabina di regia. L’universo antropologico di riferimento è più o meno lo stesso di Sicario, con una linea di demarcazione tra buoni e cattivi quanto mai confusa e un nichilismo, già estremo di suo, qui amplificato dalla spostamento del focus dal traffico di droga a quello di clandestini al confine tra Messico e Stati Uniti. E se Sicario si svolgeva per buona parte in Arizona, qui Sollima tiene la macchina da presa ben piantata su un confine che, prima ancora che fisico, è morale.

Benicio Del Toro/Isabela Moner
Benicio Del Toro e Isabela Moner

In conclusione

Sebbene mosso da spinte meno autoriali rispetto a Villeneuve, Sollima spinge forte sul pedale dell’accumulo progressivo di tensione fino a costruire un meccanismo implacabile e, a tratti, quasi soffocante. Il linguaggio è per lo più quello contraddistinto dal testosterone e da una virilità esasperata, utilizzato da Sheridan in tutti i suoi script (si pensi anche al bellissimo Hell or High Water) e in relazione al quale Benicio Del Toro e Josh Brolin appaiono come i migliori e più credibili interpreti. Cinema di genere della miglior specie, con un occhio puntato al mercato e l’altro a Sam Peckinpah, Soldado rilancia quindi la posta messa sul piatto dal suo predecessore e si offre, sul finale, come secondo capitolo di una inaspettata trilogia.

Soldado, diretto da Stefano Sollima e interpretato da Josh Brolin, Benicio Del Toro e Isabela Moner, sarà nelle sale giovedì 18 ottobre distributo da 01 Distribution.

VOTO:

 

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