La recensione di Shazam! Furia degli Dèi, un sequel godibile che prende a piene mani dai miti greci: questa volta Billy e i suoi fratelli dovranno difendere il mondo dalle malvagie e potentissime figlie del dio Atlante
Dopo aver sconfitto il perfido Dottor Sivana tornano Billy Batson e i suoi fratelli adottivi per un’altra missione da supereroi, questa volta all’insegna della mitologia greca. Tra draghi, Arpie, Minotauri e un trio di sorelle Dee disposte a tutto pur di portare a termine il loro terribile piano, Shazam! Furia degli Dèi – diretto ancora una volta da David F. Sandberg – ci parla ancora di legami familiari e di valore della responsabilità senza dimenticare una buona dose di umorismo e un tono a questo giro un po’ più oscuro (ma senza esagerare).
Attenti a quelle tre
Billy Batson (Asher Angel, Zachary Levi come Shazam) e i suoi fratelli adottivi Freddy (Jack Dylan Grazer / Adam Brody), Eugene (Ross Butler / Ian Chen), Darla (Meagan Good / Faithe Herman), Mary (Grace Fulton) e Pedro (D.J. Cotrona / Jovan Armand) sembrano essere tornati ad una vita normale, nonostante Billy lamenti il fatto che i suoi fratelli abbiano altri interessi e ambizione e che vivano vite separate dalla sua. Ma quando una nuova minaccia rappresentata dalle tre potenti e malvagie sorelle Hespera (Helen Mirren), Kalipso (Lucy Liu) e Anthea (Rachel Zegler), figlie del Dio Atlante, rischierà di cancellare il mondo intero i fratelli dovranno ritrovarsi e unirsi per lottarle, grazie anche all’aiuto dello stregone Shazam (Djimon Hounsou). Per farlo però dovranno trovare un modo per scoprire il piano delle tre Dee, un piano che prevede l’utilizzo di un’arma pericolosissima in grado di riportare in vita un potere senza eguali.

Un cinecomic poco al passo coi tempi
Quando, più o meno vent’anni fa, è cominciata la rivoluzione dei cinecomic prodotti come Shazam! Furia degli Dèi avrebbero rappresentato probabilmente una ventata d’aria fresca con il loro mix di umorismo, azione e commedia familiare. Non una pellicola particolarmente ambiziosa né innovativa quindi, ma un solido titolo di intrattenimento pensato, costruito e realizzato con il puro scopo di raccontare una storia leggibile a tutti, anche a chi non avesse mai sfogliato un fumetto in vita sua. Ora però i tempi sono cambiati e il pubblico vuole essere stimolato, sorpreso, portato fuori strada ma non troppo, pena la damnatio memoriae che in passato altri titoli DC hanno (più o meno meritatamente) subito. Il risultato è che la stessa DC ha dovuto inseguire un ritorno ad un modo più tradizionale e meno impattante di intendere il cinefumetto, un po’ sulla scia di ciò che la Marvel ha costruito con il suo universo cinematografico, ma avendo a disposizione personaggi “minori” e meno appetibili ad un pubblico generalista. Shazam! Furia degli Dèi è un po’ la summa di questo percorso, un film cioè in cui tutto è più o meno fatto a modo anche considerando il costo di produzione non particolarmente elevato, un po’ più oscuro e più centrato rispetto al capostipite ma che non rischia sostanzialmente mai, non cerca e quindi non trova mai una strada laterale di racconto, uno sviluppo dei personaggi che non sia costruito sull’arco di trasformazione di Dara Marx, un’espressione del tema (già banalotto) che non sia già stata esplorata in precedenza da altre pellicole sulla sua stessa scia.

Greco, che passione
Quello che allora Shazam! Furia degli Dèi può provare a fare è giocare con la genesi del racconto e da un certo punto di vista anche la sua esegesi. I tanti rimandi alla mitologia greca, forse persino troppi, diventano quindi un modo per ampliare la narrazione e portarla verso un territorio di confine, o meglio di contaminazione reciproca tra passato e presente, cercando di regalare maggior respiro e un senso dell’epos che altrimenti il film avrebbe faticato a trovare. Il pomo delle Esperidi sorvegliato da Ladone, il Minotauro, le Arpie, gli Dèi e le Dee stessi diventano quindi degli archetipi per raccontare alcuni aspetti della modernità, un po’ come accadeva nel primo film con i sette peccati capitali ma in maniera un po’ più sottile. La brama di potere e la vendetta ma anche la mancanza di un’identità ancora definita, la paura per il futuro o la solitudine vengono rappresentati attraverso il filtro del mito per renderli forse più sopportabili e comprensibili ad un pubblico meno adulto, con la chiara volontà di voler parlare più agli uomini del domani che dell’oggi ma anche con la speranza che quelli dell’oggi possano un attimino ripassare il concetto di dovere morale verso gli altri e verso se stessi. In fondo non erano Eschilo o Euripide, ma un altro supereroe quello dei grandi poteri e delle grandi responsabilità.

A tutta commedia
Se il primo Shazam aveva svolto l’onere di fungere da origin story con tutti gli elementi e la struttura tipici dei film d’apertura, Shazam! Furia degli Dèi ha la possibilità di partire subito in quarta senza quasi mai mollare la presa, ma anzi raddoppiando il tasso di azione, gli scontri e di conseguenza le minacce. Rispetto però al capostipite duole notare come i villain interpretati da Helen Mirren e Lucy Liu soffrano il confronto con quello di Mark Strong, ma non per inadeguatezza delle interpreti quanto piuttosto della scrittura. Sono infatti personaggi estremamente monodimensionali e piatti, i quali vengono utilizzati più come una sorta di MacGuffin per portare avanti la narrazione che come parti integranti della stessa. Il tono rimane invece molto legato alla commedia d’azione nonostante i momenti più “oscuri” e crepuscolari aumentino un po’ specialmente nel terzo atto, che a sorpresa assume quasi dei connotati kinghiani (la cupola) e lovecraftiani (l’albero del male) ma sempre senza perdere di vista la leggerezza e il divertimento. Perché in fondo Shazam! Furia degli Dèi non altro che un racconto di formazione coi superpoteri, ma anche una storia che parla di famiglia, di legami e di identità. Cose, cioè, in cui tutti i ragazzi (e anche i più grandi) possano identificarsi.
Shazam! Furia degli Dèi. Regia di David F. Sandberg con Asher Angel, Zachary Levi, Jack Dylan Grazer, Adam Brody, Ross Butler, Ian Chen, Meagan Good, Faithe Herman, Grace Fulton, D.J. Cotrona, Jovan Armand, Helen Mirren, Lucy Liu, Rachel Zegler e Djimon Hounsou in uscita ogi 16 marzo nelle sale distribuito da Warner Bros. Italia.
Tre stelle