Ermal Meta a Sanremo 2021: «Cresciamo con i sentimenti, vanno solo ascoltati»

Ermal Meta è tra i big del Festival di Sanremo 2021 con Un milione di cose da dirti e nell’incontro ha raccontato quanto la solitudine possa essere utile nell’arte, del suo nuovo album Tribù urbana, la scelta di tornare al Festival con una ballata e molto altro

Ermal Meta è tra i big del Festival di Sanremo 2021 con Un milione di cose da dirti e nell’incontro ha raccontato le sensazioni in vista di stasera, dopo che al momento è primo nella classifica provvisoria: «Al numero uno si sta con la testa girata dietro perché ti possono azzannare dietro, stasera cambieranno molte cose secondo me».

Il cantautore parla della solitudine come punto di forza e di un’attenzione maggiore agli anziani e alle categorie deboli che si sente di consigliare alla classe politica: «Confesso che mi sono sentito solo molte volte, la solitudine l’ho cercata per poter scrivere e colmarla. Quando non ti senti più solo non hai più voglia di scrivere, la subisci ma la cerchi anche. Mia nonna Lia la sento in pratica tutti i giorni, ora è in Albania accanto ad altro suo figlio. Gli anziani hanno subito maggiormente il duro colpo della pandemia, in prima istanza la questione sanitaria e ritengo che i medici di base non fossero preparati ad affrontare questa cosa, non mi occupo di queste cose ma una società si giudica da come si prende cura delle categorie più indifese, possiamo dare di più».

La canzone presentata al Festival fa parte del nuovo album Tribù umana, nato immaginandosi pubblico in platea: «Ho una voglia immensa di portarlo dal vivo, in genere scrivo immaginandomi di essere sul palco. Stavolta mi sono messo in platea facendo finta di essere parte del pubblico e ho riflettuto sul fatto che molte persone che vanno a vedere i concerti lo fanno anche per cantare. Mi sono messo nei panni dei miei fan e ritengo che siano brani potenzialmente cantabili a squarciagola. C’è molta ricerca nei suoni, una commistione di cose diverse, troviamo la parte classica del cantautorato italiano come nel pezzo sanremese, in altre non sono rimasto all’interno di un genere. Il titolo mi è venuto in mente una volta che ho finito ascolto tutte canzoni. Da sempre l’uomo tende a stare insieme, una tribù la definisco l’anima che unisce persone che vivono in uno stesso ambiente. Oggi le città sono sempre più diversificate ma nella maggior parte dei casi questo porta a incontri e a una positiva integrazione».

Ermal Meta - Tribù umana cover
Ermal Meta – Tribù umana cover

Ermal ci racconta come ha vissuto questo Festival e dice la sua sul fatto che finora si è sempre esibito dopo la mezzanotte: «Questo Festival me lo sono goduto ampiamente, ho cantato il 5 invece del 4 e sembrava quasi l’amico che viene dopo la festa per fare gli auguri. La cosa migliore è compilare la scaletta secondo le esigenze televisive, non so se hanno mai provato con un’estrazione e che io sappia credo che non sia mai accaduto. Non c’era nessuna polemica, il tweet in cui facevo riferimento a un dialogo intercorso con una nipotina di 5 anni, in questi giorni mi ha voluto guardarmi mentre di solito è imbarazzata all’idea, siccome si addormenta presto non ci è riuscita. Ci sono 26 cantanti in gara e qualcuno deve finire in fondo alla scaletta».

Ermal ci spiega la volontà di presentarsi al Festival con una ballata per far conoscere su quel palco un’altra faccia della sua musica: «Mi sono presentato con una canzone molto diversa, delle ballad io ne ho scritte da Piccola anima ad A parte te ma un pubblico che ha il ricordo di me a Sanremo con due canzoni socialmente impegnate. Nell’ultimo anno siamo stati bombardati di messaggi e volevo cantare una storia che uno doveva impegnarsi ad ascoltare e non a capire, noi cresciamo con i sentimenti, evito di fare quello che non sono».

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