Ecco la nostra intervista esclusiva a Gabriella Martinelli e Lula, in gara tra le Nuove Proposte del Festival di Sanremo 2020 dopo la vittoria ad Area Sanremo con il brano sull’ex Ilva di Taranto, Il gigante d’acciaio
Dopo la loro eliminazione nella gara delle Nuove Proposte di Sanremo 2020, battute sul filo di lana 51% a 49% da Fasma, abbiamo intervistato Gabriella Martinelli e Lula, già vincitrici di Area Sanremo.
Gabriella, innanzitutto come è andata quest’esperienza sanremese?
Guarda, devo dirti che siamo molto felici, sia io che Lula, perché è un’enorme opportunità. Te lo dico proprio di cuore, non tanto per dire, e la nostra vittoria è essere riuscite a salire su quel palco con questo brano, Il gigante d’acciaio. Poi chiaramente la gara è una roba sempre un po’ antipatica, soprattutto fatta così ad eliminazione diretta: noi abbiamo finito di cantare, ci siamo guardate e abbiamo detto «ma è già finita? La vogliamo rifare?». Quindi al di là di questo passaggio un po’ antipatico noi siamo felici. La nostra vittoria è comunque stata cantare su quel palco con quella canzone e siamo proiettate sul futuro.
Tra l’altro avete perso di un niente praticamente, perché 51 a 49 contro Fasma che era dato tra i favoriti, direi una sconfitta più che onorevole..
Sì, sì va benissimo, ci sta. Poi stiamo ricevendo tanti messaggi d’affetto ed è quello che ci interessa. Ci interessa essere arrivati alla gente.
Come è nata la vostra collaborazione?
Il nostro è un featuring, una collaborazione. Io conosco Lucrezia da diversi anni perché seguo la produzione artistica del suo progetto; tra l’altro è un’artista versatilissima e in questa canzone rappa, suona la batteria, ma è anche altro. Ho scritto Il gigante d’acciaio quest’estate, io sono di un paese della provincia di Taranto e volevo raccontare una roba che mi appartiene, la storia di una città nella quale io sono cresciuta. Volevo che questo tema avesse un sapore più universale ed ho coinvolto lei, non solo per stima, ma soprattutto perché molto diversa da me. Lula non è pugliese, è giovanissima, ha portato il suo punto di vista, con un linguaggio super diretto. Questa cosa ci ha divertito un sacco, adesso andremo avanti con i nostri progetti in parallelo, infatti io sono al mio terzo disco.
Come dicevi sei arrivata al tuo terzo disco perché tra le altre cose ricordiamo che hai partecipato anche a The Voice of Italy. Quale evoluzione c’è stata dal primo album a questo che, anche grazie a tutta l’esperienza che avete fatto da Area Sanremo fino al palco dell’Ariston, immagino che sia un po’ il disco della maturità
Me lo auguro, per me stessa. Devo dirti che mi sono sempre messa in discussione, è una prerogativa di questa che è la mia passione, il mio lavoro.. e spero che lo sia per tutta la vita e ad alti livelli. I miei primi due dischi sono molto diversi tra loro; quello a cui sto lavorando sarà un’altra cosa ancora, perché credo fortemente nella diversità, e sicuramente dentro c’è il mio vissuto, anche questi anni di gavetta, di ricerca, di incontri, di ascolti. Ho vissuto un periodo della mia vita in giro per l’Europa e questo mi ha aiutato a raccogliere storie che non posso dimenticare, le mie radici tornano sempre come ne Il gigante di acciaio. E l’ultimo disco è sicuramente un album più sperimentale ed è stato un passaggio fondamentale per me, anche per imparare a conoscermi, per portarmi all’estremo; è un disco assolutamente minimale il secondo, quello che ho pubblicato da indipendente, diversissimo dal primo che invece ha il linguaggio di una ragazza di quei tempi. Quindi speriamo che il terzo avrà un sapore più maturo per il vostro orecchio. Poi mi dirai…
Sicuramente. E visto il tema di cui parla il brano, cosa pensi della situazione di Taranto e dell’Ilva?
Allora, è difficile intanto provare a dirti quale potrebbe essere la soluzione migliore per una città meravigliosa che però soffre di un problema grande, enorme. Bisogna parlarne tantissimo. C’è questo grande mostro che dà lavoro a più 10.000 persone ma che allo stesso tempo uccide vite, e quindi è un cane che si morde la coda. È un problema che chi vive giù conosce molto bene, non è solo la storia dell’ex Ilva di Taranto, di giganti d’acciaio ce ne sono tantissimi in Italia e nel mondo, c’è la voglia di raccontare anche un problema ambientale. Il pezzo inizia con l’immagine del vento: forse non si conosce tanto questa cosa, ma quando il vento soffia forte a Taranto la città ha paura, le donne restano chiuse in casa, i bambini non vanno a scuola. Mio nonno mi racontava che c’è anche una sorta di incoscienza dietro questa realtà. Quando loro erano piccolini giocavano con le polverine rosse, ignari del fatto che potessero essere la causa delle loro sofferenze. Quindi è veramente una realtà non semplice e provare a trovare una soluzione non è facile.
Chiudiamo con un augurio che ti fai, cosa speri che il pubblico apprezzi di questo tuo nuovo disco e del brano che avete proposto a Sanremo?
Intanto io mi auguro di continuare a fare questo per tutta la vita e poi mi auguro di continuare a sentire la gente così vicina perché io lo faccio per questo, non esclusivamente per me stessa.
Ti ringrazio e in bocca al lupo per tutto.
Grazie, viva il lupo!
Ciao Lula, raccontami anche tu quest’esperienza nel turbillon sanremese, com’è andata?
Guarda, come ha detto Gabry, è stata un’esperienza intensissima ed emozionante. Ce lo siamo sempre detto, la cosa importante era fare una bella performance e portare questo pezzo sul palco dell’Ariston a prescindere da come sarebbe andata, per cui siamo soddisfatte.
Uscire 51 a 49 contro uno dei favoriti è più un rimpianto per il traguardo sfiorato o un motivo di orgoglio per essere quasi riuscite a sovvertire i pronostici?
La competizione e la musica non sono mai sinonimi diciamo, a prescindere dalle percentuali e da cosa ci aspettavamo noi, siamo soddisfatte, siamo contente.
Tu canti, suoni la batteria, il piano, sei una polistrumentista. Quali sono le tue influenze, chi ti a ispirato e qual è il genere che vuoi portare sul palco?
Chi mi ha ispirato, nel senso più lato, e da dove è nata la mia passione, sicuramente ti dico mio fratello, anche lui musicista e che mi ha trasmesso fin da piccola la sua passione, la sua emozione, che è diventata la mia. Grazie a lui poi ho iniziato a studiare anch’io musica: ho iniziato con la batteria ed ho proseguito con il piano e con il canto; poi ho iniziato pian piano a scrivere cose mie che hanno influenze variegate, legate ai miei ascolti, e sono molto diversi tra loro: dal cantaturato italiano con De André ed Ivan Graziani, e poi il rock, il punk rock, tante cose che si mischiano. Non mi piace essere relegata a solo un genere, ovviamente il rap, l’hip hop e quindi da tutto questo poi nascono i miei pezzi.
E in questa collaborazione con Gabriella come vi siete dette «Proviamo ad andare a Sanremo»?
Guarda è stata Gabri che mi ha coinvolto e mi ha detto «Proviamo a fare questa cosa insieme, vediamo come va». Lei ha scritto il pezzo, mi ha chiesto di collaborare e sono stata veramente molto lusingata, perché è davvero una grande responsabilità portare questo tipo di tematica su un palco così importante.
Un augurio finale che ti fai?
Spero che questo Sanremo sia stato non un punto di arrivo, ma grandissimo e meraviglioso punto di partenza.
Ti ringrazio, in bocca al lupo e complimenti per aver spaccato con la vostra esibizione.
Viva il lupo e grazie mille!