RoFF17: Sanctuary, recensione del thriller erotico di Zachary Wigon tra sesso e potere

Sanctuary - Margaret Qualley e Christopher Abbott ( foto I Wonder Pictures)
Sanctuary - Margaret Qualley e Christopher Abbott ( foto I Wonder Pictures)

La nostra recensione di Sanctuary, un thriller oscuro e torbido scritto e diretto da Zachary Wigon con Margaret Qualley e Christopher Abbot, in concorso alla Festa del Cinema di Roma 2022

Un uomo e una donna, un lussuoso appartamento nel centro di Manhattan e un gioco perverso che si spingerà molto oltre il previsto. Alla 17ª Festa del Cinema di Roma è arrivato Sanctuary, thriller dalle forti tinte erotiche diretto da Zachary Wigon e interpretato da Margaret Qualley e Christopher Abbott. Siete pronti a giocare?

Preda, predatore e predatrice

Hal (Christopher Abbott) è l’erede di una fiorente società proprietaria di hotel di lusso sparsi per il mondo. Un giorno, nel suo appartamento di Manhattan, si presenta Rebecca (Margaret Qualley), una ragazza tanto attraente quanto enigmatica. Quella che all’inizio sembra essere un’intervista molto intima che Rebecca fa ad Hal in realtà si rivela un gioco tra i due, parte di un copione recitato. Rebecca infatti è una dominatrice e Hal è il suo schiavo, e questo gioco di potere va avanti ormai da molto tempo. Tutto cambia in seguito alla morte del padre di Hal, quando quest’ultimo decide di troncare la sua “relazione” con Rebecca. Peccato che lei sia tutt’altro che d’accordo. Inizierà così una lunghissima lotta per il controllo e tra ricatti, inganni e una continua manipolazione Rebecca cercherà di avere ciò che le spetta in cambio dei suoi servigi. Ma è davvero sicura che Hal sia così facile da dominare?

Conoscere sé stessi

Visto il suo intreccio e la relazione che si instaura tra i soli due personaggi del film, Sanctuary ci permette di arrivare a conoscerli piuttosto a fondo. Soprattutto Hal, di cui scopriamo il rapporto complicato con il padre, la sua progressiva sensazione di non essere all’altezza e i suoi tanti dubbi e timori riguardo sé stesso. Anche Rebecca però non è immune da remore e incertezze. Nonostante ci venga sin da subito presentata come una donna forte e sicura di sé pian piano la maschera comincerà a cadere, perché l’unico posto in cui riesce a sentirsi davvero compiuta è quell’appartamento sotto quella veste. E allora il percorso di Sanctuary è prima di tutto un percorso in cui questi due personaggi dovranno trovare il modo di parlarsi attraverso i conflitti e le discussioni e di parlare a sé stessi. Wigon (anche alla sceneggiatura) non fa nulla per metterli a proprio agio, li sprona, li spinge al limite e poi li lascia stramazzati a terra su un tappeto costosissimo, ma non li abbandona mai. E se è vero che Hal troverà la forza per prendere finalmente una decisione riguardo la propria vita grazie a Rebecca, anche Rebecca riuscirà a fare lo stesso grazie a lui. In fondo il cercare la propria verità dentro l’abisso può essere molto più umiliante di una qualsiasi sessione sadomaso, anche se alle volte è la persona che più temiamo e bramiamo allo stesso tempo quella con cui affrontare la discesa.

Sanctuary - Margaret Qualley ( foto I Wonder Pictures)
Sanctuary – Margaret Qualley ( foto I Wonder Pictures)

Le dinamiche del potere

Dato l’intreccio da cui si sviluppa però Sanctuary è anche un film che ragiona sulle dinamiche del potere, e su come queste dinamiche possano o non possano sconvolgere la nostra esistenza. Rebecca è una dominatrice, lei usa il potere della mente per assoggettare alla propria volontà uomini deboli come Hal e per costringerli ad ubbidirle sempre. Ma da un certo punto di vista, e il film lo mostra abbastanza chiaramente, anche Hal è un dominatore. La domina in quanto ricco, in quanto potente, in quanto uomo. La sua apparente debolezza è in realtà lo specchio di una condizione di insofferenza e indecisione rispetto alla propria esistenza, ed è su quel tasto che Rebecca capisce di poter premere. Lo fa con il ricatto, vero o presunto che sia, ma anche con la consapevolezza di averlo capito dopo così tanto tempo. Rebecca vorrebbe elevarsi da una condizione di inferiorità sociale ed economica, ma ha bisogno di ritrovarsi come donna. Hal vorrebbe provare piacere attraverso il dolore e l’umiliazione, ma anche lui ha bisogno di ritrovarsi come uomo. Sono due metà della stessa mela che devono combattersi per avere ragione l’uno dell’altra, ma che alla fine dovranno realizzare di essere indivisibili per poter funzionare.

Il prezzo del desiderio

Sin da subito capiamo che Rebecca e Hal si piacciono, che si desiderano. Non solo per la chimica straordinaria che Christopher Abbott e Margaret Qualley sprigionano sullo schermo o per lo scambio di battute feroci e dritte subito al cuore, ma anche e soprattutto perché il film è costruito interamente attorno al loro “corteggiamento”. Sebbene all’inizio Rebecca specifichi che il loro non è un rapporto basato sul sesso, in realtà scopriamo che non è del tutto così. Siamo però molto lontani dai vari 50 Sfumature di Grigio/Nero/Rosso perché Sanctuary lavora molto di più e molto meglio su ciò che precede o segue il desiderio e non sull’azione del desiderio stesso. Sulle sue cause, su ciò che ci spinge a desiderare qualcuno o qualcosa così ardentemente e soprattutto sulle sue conseguenze. La posta in palio rimane sempre altissima in tutto il corso del film: successo, reputazione, patrimonio, persino la vita sono le monete di scambio di una trattativa o, meglio, di un gioco in cui non si vince e non si perde. Si può solo sopravvivere o scomparire nella propria mediocrità.

Sanctuary è un’opera avvolgente e sinuosa, ricca di tensione di ritmo, claustrofobica negli spazi ma anche ariosa nel modo in cui i suoi unici due personaggi si muovono, interagiscono, si parlano, scopano o più semplicemente imparano davvero a conoscersi. E alla fine, in quell’incontro in ascensore, ad andare avanti.

Sanctuary - il regista Zachary Wigon ( foto I Wonder Pictures)
Sanctuary – il regista Zachary Wigon ( foto I Wonder Pictures)

Sanctuary. Reia di Zachary Wigon con Christopher Abbott e Margaret Qualley, uscirà nelle sale il 17 novembre distribuito da I Wonder Pictures.

VOTO:

Quattro stelle

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