Nelle sale il 7 giugno Respiri: una villa misteriosa, personaggi inquietanti e il respiro oscuro di un’entità sconosciuta; questo e molto altro nel thriller psicologico di Alfredo Fiorillo, con Alessio Boni.
Sinossi
Francesco, un ingegnere quarantenne, dopo una misteriosa disgrazia si ritira a vivere in un paese sul lago d’Iseo. Con la figlia ancora piccola occupa l’antica villa di famiglia, una magnifica costruzione liberty lambita dalle acque. Nella grande casa vi è anche un’altra misteriosa persona, di cui si percepisce soltanto l’eco del respiratore che la tiene in vita. Ma ulteriori presenze non meno inquietanti, e decisamente più pericolose, si muovono intorno alla villa. Cos’è accaduto all’uomo e alla sua famiglia? Quali segreti nasconde? Saprà Marta, amica d’infanzia da sempre innamorata di lui, risvegliare Francesco dal torpore in cui è caduto e liberarlo dal dolore? E, soprattutto, riusciranno quanti gravitano intorno alla casa a sfuggire al pericolo che incombe sulle loro vite? Le risposte sono tra le mura della villa, custode silenziosa della verità.
Tra ambiguità e complessità
Ambientato sulle rive del Lago D’Iseo, Respiri racconta la storia di un ingegnere che da Milano torna a vivere nella misteriosa Villa di famiglia. Sostenuto da atmosfere gotiche il film segna il debutto nel lungometraggio del regista Alfredo Fiorillo. Sin dall’iniziale piano sequenza -lunga, intrigante e meticolosa descrizione degli ambienti teatro della vicenda- è chiaro che la quiete mostrata sia solo fittizia e che celi con apparente indifferenza un’oscurità che non tarderà a manifestarsi. Fa da Cicerone alla ambigua e grottesca scena una silenziosa quanto incisiva Milena Vukotic, evanescente governante, che si aggira furtiva e confusa tra i numerosi e dispersivi ambienti della villa, costantemente accompagnata dal suono di un respiro pesante e affaticato di ancora ignota provenienza. Ecco dunque apparire per la prima volta il protagonista della storia, Francesco, interpretato da un magistrale Alessio Boni, personaggio ambiguo e fortemente bipolare, irascibile e violento; chiaramente vittima e carnefice della propria condizione emotiva: a sua volta stravolta e turbata da una disgrazia che non verrà però esplicitata se non tardivamente. Lo svolgimento della storia non è sempre molto chiaro e facilmente comprensibile. Aleggiano nella villa e dunque nella vita di Francesco, personaggi ambigui il cui ruolo non è a volte ben definito, come un custode (Pino Calabrese), un’infermiera (Eva Grimaldi), un vecchio parente (Lino Capolicchio), un’affascinante amica d’infanzia (Lidija Liberman) e una angelica e a tratti terrificante bambina dai capelli rossi (Eleonora Trevisani).

Simboli
Unico filo conduttore di lampante incisività è il simbolismo alla base di ogni elemento presentato nel film: il colore rosso, dai capelli della bambina al sangue, è un membro di grande impatto emotivo e psicologico che accompagna tutta la storia, evidente richiamo del dolore, della rabbia e della sofferenza che perseguitano e incatenano il protagonista; gli ambienti enormi e dispersivi della villa circondata da un oscuro e malvagio bosco teatro di sinistri episodi irrisolti e dalle misteriose acque del lago d’Iseo, sono esplicito richiamo del labirinto, metafora della complessità della psiche umana; il respiro, pesante, incalzante e sempre presente è la raffigurazione più pura del mistero, della tensione e della paura che dominano la parte della vicenda che ci è ancora oscura.
Immagini forti, storia confusa
Come accennato, la trama risulta di ostica comprensione, troppi elementi vengono lasciati al caso, troppe le domande in attesa di una risposta che purtroppo non arriverà mai. Il momento in cui vengono scoperte le carte in tavola, tanto agognato per tutto il film, nel tentativo di schiarirsi le idee, dovrebbe essere di grande impatto emotivo e scenico, eppure lo è solo in parte. Molti dubbi vengono sciolti, ma altri, forse i più importanti, restano appesi col rischio di deludere lo spettatore famelico. D’altra parte le lacune della trama vengono ampiamente sopperite dalla bravura del protagonista Alessio Boni che ci presenta un personaggio mai banale, dai mille colori, nonostante il rischio di una caratterizzazione borderline fosse costantemente in agguato. Altra nota di merito va conferita senza dubbio alla giovanissima attrice Eleonora Trevisani che è riuscita a combinare sapientemente l’innocenza puerile di una comune bambina con la cattiveria, l’inquietudine, l’ambiguità e la spietatezza di un folletto malvagio. Affascinanti ed eteree la fotografia e le immagini che prendono parte al coinvolgimento emotivo dello spettatore, preda anch’esso delle stesse paure ed emozioni dei personaggi, vittima della stessa confusione mentale, prigioniero dello stesso labirinto.
Nelle sale il 7 giugno con Europictures e prodotto da L’Age d’Or, Respiri: il thriller psicologico di Alfredo Fiorillo, con Alessio Boni, Pino Calabrese, Eva Grimaldi, Milena Vukotic, Lidiya Liberman e la piccola Eleonora Trevisani.