Petit Paysan è una produzione francese diretta dal regista classe ’85 Haubert Chaurel. Fresco di vittoria di ben tre premi César il film sarà presente nelle sale italiane dal 22 marzo 2018.
Intimità soggettiva
Petit Paysan non è semplicemente un film rivelazione di un giovane regista esordiente dietro la macchina da presa. Bensì, considerando la delicatezza del tema che è alla base della narrazione, Petit Paysan può essere identificato come un’opera autobiografica in cui l’esperienza lo stesso regista Haubert Chaurel realizza cinematograficamente uno spaccato ideale della propria vita plasmato. Da una trama che sin dall’inizio tratta una tematica molto importante dei nostri giorni, cioè l’allevamento nel terzo millennio, si passa ad una dimensione più introspettiva che attraversa la mente del protagonista del film, Pierre (Swann Arlaud), pronto a percorrere qualsiasi strada pur di salvare la propria mandria di vacche da latte. Indicativa, a tal proposito, risulta essere la prima scena del film in cui il protagonista sogna l’intera mandria nella propria abitazione: ciò sicuramente conferisce un minimo di comicità ma abitua fin da subito la mente dello spettatore ad interrogarsi sul tipo di vita alla quale sono soggetti tutti coloro che esercitano la stessa professione di Pierre.
L’amor che move…
L’abitudine del protagonista è sconvolta dalla notizia di un’epidemia avviatasi in Belgio che sta mettendo in pericolo le campagne situate nel Nord-Est francese. La preoccupazione di Pierre risiede tanto nella perdita della produzione che riguarda di più la sfera di mero profitto tratto dalla materia prima prodotta dal bestiame, quanto la possibile mancanza di onorabilità prima come uomo e, naturalmente, in quanto lavoratore. Nei vari momenti di silenzio il protagonista entra come in stand-by e i suoi pensieri proiettano lo spettatore in un immaginario mini-film in cui sono da ammirare perseveranza, passione e, a tratti eccessivo, zelo di un uomo che vede crollare in un possibile contagio tutte le sicurezze costruite lungo una vita in cui, egli stesso ammette in uno scontro verbale con la sorella, non ha avuto possibilità di fare altro mestiere se non l’allevatore e mungitore di vacche da latte.

Ammalarsi dell’altrui malattia
In Petit Paysan l’idea possibile che ci si fa di Pierre è quella di un uomo soprattutto onesto; un individuo letteralmente privo di ogni possibile elemento che possa rimandare a quanto invece si trova a dover fare durante la narrazione cinematografica: imbrogliare. Tanto è petulante nelle continue richieste di soccorso alla sorella veterinaria, interpretata magistralmente dall’attrice Sara Giraudeau, che una volta avviato il protocollo di controllo per la verifica dell’epidemia, Pierre rinnega tutto. Non solo verbalmente ma anche nei piani che attua imbrogliando e fuggendo da ciò che, pur non venendone e conoscenza, è possibile sia accaduto. In tale ottica le scelte di regia costruiscono una dinamica attoriale per cui la malattia di Pierre arriva ad essere la malattia di tutti coloro che gli ruotano attorno generando una vorticosità pericolosa per cui sembra non esserci alcuna via d’uscita. Il mancato rispetto di un codice, convenzionalmente riconosciuto, non farebbe altro che alimentare lo stato di fuorilegge di Pierre, così come la procedura che dovrebbe eseguirsi lo porterebbe a sprofondare in un baratro per cui si giunge alla conclusione che dall’una o dall’altra soluzione comunque Pierre non trarrebbe giovamento.
La triade perfetta
Per tutti gli elementi descritti e per quelli che ancora saranno scoperti durante la visione, Petit Paysan sintetizza ciò che sono gli elementi peculiari che fanno di un film un grande film. Un attore calato perfettamente nei panni di un protagonista il cui disegno psicologico sfiora gli atteggiamenti di un personaggio thriller; una spalla drammaturgicamente affettiva ma anche nel senso più tecnico della gerarchia di ruoli tra gli attori e, non meno importante, una globalità strutturale di elementi presenti nel film che hanno portato Petit Paysan ad ottenere i tre maggiori riconoscimento del Premio César 2018: miglior film, miglior attore protagonista e miglior attrice non protagonista. La veridicità della narrazione è l’assoluta protagonista della pellicola in cui Haubert Chaurel arriva a disegnare un’opera d’arte giocata sui poli estremi di realismo e finzione.
Petit Paysan è il nuovo film Haubert Chaurel con Swann Aurlaud e Sara Giraudeau. Distribuito dalla Domino Films l’uscita è nelle sale italiane è prevista il 22 marzo.