Da Venezia la nostra recensione di Priscilla, il racconto di Sofia Coppola della Priscilla Presley più nascosta ed intima: un film in cui il conflitto è sempre implosivo, di grande raffinatezza e quasi teatrale nella messa in scena
Se l’anno scorso Baz Luhrmann aveva portato a Cannes la vita e il punto del Re del Rock ‘n Roll quest’anno tocca a Sofia Coppola replicare a Venezia 80 con Priscilla, la storia non raccontata della moglie Priscilla Presley. Un film, adattato dall’autobiografia della stessa Presley, con il quale la Coppola sembra voler proseguire tutto un discorso autoriale sull’identità soprattutto femminile, di donne alle prese con una società ancora fortemente conservatrice e maschilista.
P come Priscilla, non come Presley
Quando l’adolescente Priscilla Beaulieu (Cailee Spaeny) incontra a una festa Elvis Presley (Jacob Elordi), l’uomo che è già una superstar del rock’n’roll, nel privato le si rivela come qualcuno di completamente diverso: un amore travolgente, un alleato nella solitudine e un amico vulnerabile. Attraverso gli occhi di Priscilla intravediamo il lato nascosto di un grande mito americano, ma anche la storia di una ragazza alle prese con un matrimonio e una vita forse più grandi di lei. Una storia iniziata in una base tedesca dell’esercito americano e proseguita a Graceland, la tenuta da sogno della rockstar. Non tutto però andrà come previsto, e il sogno di Priscilla potrebbe non essere un sogno dopotutto.
La donna accanto al mito
L’America degli anni ’60 e più precisamente il Tennessee degli anni ’60 e più precisamente la Memphis degli anni ’60. La città dove Martin Luther King ha trovato la morte, dove le lotte per i diritti civili si sono fatte violente e incessanti, figlie di un’urgenza sociale e identitaria che ormai non poteva essere più soffocata. In questa Memphis nasce e si alimenta il mito bianco di Elvis Presley, l’uomo del Rock ‘n Roll che fa ballare i ragazzi americani di buona famiglia di nascosto dai propri genitori ipocriti e intolleranti, ciechi di fronte al cambiamento (non solo musicale) in atto. Ed è proprio il prototipo della brava ragazza Priscilla, quando incontra Elvis per caso ad una festa di amici.
Figlia di un generale dell’esercito americano di stanza in Germania, Priscilla vede Elvis come l’immagine seducente e irresistibile del proibito prima ancora che dell’amore, arrivando perfino a trasferirsi da lui senza neanche aver finito il liceo (che poi finirà comunque). Sofia Coppola racconta questo rapimento dei sensi e del cuore con la sua proverbiale eleganza e quella capacità di entrare nei personaggi di sbieco, in punta di piedi per poi non perderli più. L’ottavo lungometraggio della regista americana ne conferma il talento per la messa in scena, il gusto del racconto intimo e universale allo stesso tempo e una sensibilità rara nello sguardo.
Un film implosivo
Ciò che però sorprende più di tutto di Priscilla è la sua gestione dei sentimenti dei protagonisti, del loro conflitto esterno legato al matrimonio, di quello interno legato alla necessità di controllo di Elvis e di emancipazione di Priscilla e di quello ambientale nei confronti del rapporto coi media e col microcosmo circostante che, nel frattempo, è sull’orlo dell’incendio. È un film implosivo e non esplosivo questo, un lavoro in cui si può scorgere la scintilla di una deflagrazione imminente che però non è ancora destinata a detonare.
Certo, qualcuno potrebbe obiettare che il personaggio di Priscilla non è davvero l’emancipazione che cerca visto che, fin dall’inizio, appare molto rinunciataria e completamente sottomessa al potere ammaliante del fidanzato/marito. Ma è solo apparenza questa, perché in realtà tutta la sua parabola tende ad una scoperta di sé, del proprio mondo interiore, delle proprie potenzialità e capacità. Attraverso il rapporto della propria protagonista con Elvis, Priscilla ragiona di manipolazione emotiva, di rapporti tossici e di repressione del desiderio sessuale e quindi della sessualità, dei sogni e quindi dell’individualità.
Perché Elvis Presley non potrebbe mai stare con una donna che metterebbe la propria carriera davanti a lui, ma è una bugia inconscia: la verità è che Elvis non potrebbe mai stare con una donna che metterebbe sé stessa davanti a lui. E quando Priscilla l’ha capito, ha potuto davvero imparare ad amarlo per davvero. E a lasciarlo andare.
Priscilla. Regia di Sofia Coppola con Cailee Spaeny, Jacob Elordi, Emily Mitchell, Jorja Cadence, Tim Post, Ari Cohen, Josette Halpert, Deanna Jarvis, Luke Humphrey, R Austin Ball, Rodrigo Fernandez-Stoll, Tonia Venneri, uscirà nelle sale il 27 marzo 2024, distribuito da Vision Distribution.
Tre stelle e mezzo