Parlami di te (Un Homme Pressé), la nuova commedia di Hervé Mimram basata su una storia vera, regala una grande interpretazione di Fabrice Luchini, ma annaspa in una sceneggiatura debole e a tratti superficiale.
Storia di uno stakanovista pentito
Parlami di te (Un Homme Pressé) è il nuovo film di Hervé Mimram con Fabrice Luchini, ispirato alla vera storia del Manager Christian Streiff, licenziato subito dopo un’emorragia cerebrale, che gli ha compromesso linguaggio e memoria. Alain Wapler (Luchini) è un integerrimo stakanovista, brillante oratore dai modi cinici e rudi, che non perde tempo con i convenevoli, con i perdenti, cioè tutti colo che non riescono a stare al suo passo, e nemmeno con la sua unica figlia Julia (Rebecca Marder), adolescente introversa orfana di madre, con cui non ha mai costruito uno straccio di rapporto. Alain è talmente preso da sé e dal suo lavoro che non si accorge neanche dei primi sintomi di un ictus, che inevitabilmente finirà per fermare la sua folle corsa contro il tempo, lasciandogli i segni di un importante deficit linguistico e mnemonico, che lo porteranno a scontrarsi con la terapia riabilitativa dell’ortofonista Jeanne (Leïla Bekhti), giovane dottoressa di provincia alla ricerca della madre biologica. La sua conseguente débâcle in azienda, farà rivalutare all’uomo le priorità della sua vita.
La rinascita di un uomo a pezzi
Parlami di te o il più azzeccato titolo originale Un Homme Pressé, racconta della caduta di un uomo che ha perso di vista i veri valori e la reale gioia della vita, fatta di piccoli momenti da condividere con le persone care, per perseguire la strada del successo, un uomo che ha ottenuto tutto, non comprendendo che stava perdendo molto. Soltanto quando è costretto a lasciare le vette raggiunte, Alain apre gli occhi per vedere cosa ha seminato dietro i suoi passi, e il raccolto scarno e infruttifero che ha racimolato a causa della sua assente umanità. Per rimediare all’errore compiuto, deve necessariamente intraprendere un cammino, letterale e metaforico, per rimettere insieme i pezzi sani e genuini di un uomo freddo e insensibile.
Un oratore senza parole
Ma i pezzi da rimettere insieme sono anche quelli del linguaggio, quel dono di cui il protagonista si era sempre avvalso, sia durante i meeting aziendali che ai seminari universitari, quell’arma vincente che lo faceva sentire al di sopra di tutto e tutti, migliore di quei perdenti che non riuscivano a trasformare i pensieri in parole davanti alla sua scrivania, e alla sua boria, nei quindici minuti previsti dal suo altrettanto borioso timer. Un uomo che involontariamente ritorna un bambino da educare, che deve rimettersi in gioco ripartendo dagli albori lessicali, ritrovando nella confusione dislessica delle parole la potenza della comunicazione, la comunicazione giusta per poter finalmente interagire con la figlia Julia, e con tutti coloro che schiacciava con la sua indifferenza.
La maestria di Fabrice Luchini
Mimram affida l’intera riuscita del lungometraggio nelle mani e nelle “parole sconnesse” di Fabrice Luchini, vincitore della Coppa Volpi come Migliore Attore alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2015 per La corte, che con un colpo da gran maestro riesce a portare a casa il risultato, nonostante la sceneggiatura debole e leggera, che non approfondisce a tutto tondo il dramma realmente affrontato da Streiff, e l’ineluttabile cambiamento psico-fisico dell’uomo, ma si limita alla semplice commedia (per cui i cugini d’oltralpe hanno una particolare propensione), dal finale lieto e buonista. Ad affiancare il magistrale Luchini, nel ruolo ben interpretato della ortofonista Jean, troviamo colei che ormai può essere definita come l’attrice musa del regista, Leïla Bekhti, con cui aveva già lavorato in precedenza in Tout ce qui brille (ruolo per cui ha vinto il César Award nel 2011, premio che potrebbe aggiudicarsi nuovamente quest’anno per Le Bain) e in Nous York. Un film dopotutto godibile e scorrevole, a parte la lunga scena del cammino di Santiago, che rende stucchevole il riavvicinamento alla figlia, e vano il tentativo di rendere profondo un film basato sulla comicità dell’equivoco linguistico.
Parlami di te (Un Homme Pressé) è un film diretto da Hervé Mimram, con Fabrice Luchini, Leïla Bekhti, Rebecca Marder, Igor Gotesman, Yves Jacques, Clémence Massart, Micha Lescot, Frederique Tirmont, Evelyne Didi e Eric Wapler, al cinema da giovedì 21 febbraio, distribuito da Bim Distribuzione.