La recensione di Notte fantasma, noir metropolitano presentato a Venezia 79 con Edoardo Pesce protagonista: un viaggio dai contorni allucinati e oscuri all’interno del rapporto tra un poliziotto e un ragazzino
Edoardo Pesce e Yothin Clavenzani sono i protagonisti di Notte Fantasma, terzo film del giovane regista Fulvio Risuleo presentato al Festival di Venezia 2022, ambientato a Roma nell’arco di una sola notte: il rapporto tra un poliziotto dall’animo oscuro e tormentato e un adolescente si fa metafora dell’incontro tra due mondi solo apparentemente distanti e destinati a scontrarsi.
Tutto in una notte
Tarek (Yothin Clavenzani) è un giovane ragazzo figlio di immigrati che, per fare un favore ad alcuni amici, si fa beccare da un poliziotto (Edoardo Pesce) mentre acquista della marijuana. Quello che all’inizio sembrerà essere un semplice interrogatorio, per quanto sui generis, si rivelerà invece essere l’inizio di un viaggio notturno tra le strade di Roma che li porterà ad instaurare un profondo legame. Tarek e il poliziotto sono due facce della stessa medaglia: emarginati, soli, il primo bullizzato per la sua corporatura massiccia e per il suo essere figlio di immigrati, il secondo con un matrimonio ormai fallito alle spalle e l’amore sconfinato per la figlia Bea. Dovranno imparare a conoscersi, a salvarsi, a conoscere se stessi. Tutto in una sola notte.

L’odissea di due anime perse
Notte fantasma è, da un certo punto di vista, una storia d’amore. L’amore padre-figlio che nasce tra Tarek e un poliziotto dai modi bruschi, dalla parolaccia e dalle mani facili ma anche da un buon cuore, come nel più classico degli stereotipi. Ma è anche la storia di un viaggio, un viaggio all’interno di se stessi, delle proprie paure, dei propri rimpianti. Un viaggio che assume la forma e i contorni di una notte senza stelle, che si annida oscura tra gli stretti vicoli del centro di Roma, che fagocita anime, persone, cose. Tarek e il poliziotto, di cui si scoprirà il nome solo nel terzo atto, devono quindi attraversare quest’oscurità per arrivare al mattino sani e salvi, senza farsi catturare dagli altri poliziotti che sono alla loro caccia a seguito di un incidente, ma con la consapevolezza che si stanno giocando qualcosa in più della loro libertà.

Da Termini all’isola Tiberina
Roma è indubbiamente la terza protagonista del film e ci viene mostrata come una città che di notte sembra quasi trasformarsi insieme ai protagonisti, e nonostante questo rimanere sempre riconoscibile nella sua ancestrale bellezza. Il lungo peregrinare di Tarek e del poliziotto li conduce da una parte all’altra della città come se stessero cercando qualcosa o qualcuno, e forse è così. In un film in cui la macchina da presa rimane costantemente attaccata ai protagonisti, contribuendo alla creazione di un’atmosfera quasi claustrofobica ed oppressiva, sono le strade di Roma con i suoi viale alberati, i suoi monumenti, i suoi palazzi a dare respiro al film e ai protagonisti stessi. Una Roma quasi fantasma, come la notte del titolo. Da Termini all’isola Tiberina, dal Pigneto al lungotevere Notte fantasma sembra voler rincorrere la magia notturna della capitale, quel luogo e quel tempo sospesi nel vuoto in cui tutta la bellezza permane e amplifica le nostre e le loro disgrazie.

Una notte quasi infinita
La notte per antonomasia rappresenta il non detto, il non visto, un momento in cui tutte le cose possono nascondersi e il male può finalmente uscire allo scoperto. E se il percorso dei personaggi di Edoardo Pesce e Yothin Clavenzani è prima di tutto un percorso all’interno della propria oscurità, è anche vero che il film decide spesso di dare una forma visibile a questi fantasmi; ci sono un cimitero in cui si nasconde il fantasma di un padre, la cameretta di una figlia che possiamo amare solo da lontano, il greto di un fiume accanto il quale decidere il resto del nostro destino. Notte fantasma per 80 minuti ci conduce attraverso quest’oscurità, per poi farci soltanto intravedere l’alba che sta arrivando e il nuovo giorno che inizia. È quello il momento in cui qualcosa deve cambiare o essere sul punto di cambiare, sia per Tarek che per quel poliziotto poco rispettoso delle regole ma molto umano, umanissimo. Rappresenta quindi un vero peccato quello di aver delineato questa trasformazione reciproca in maniera così brusca, così repentina senza un arco di trasformazione vero e proprio dettato (anche) dagli eventi esterni.
Perché se è vero che il cinema è prima di tutto immagine, e che il racconto deve legarsi a ciò che vediamo e non a ciò che ci viene raccontato, è anche vero che quello che vediamo deve necessariamente arrivare ad uno scontro, ad un conflitto; conflitto che c’è inizialmente, ma che poi viene portato avanti con poco coraggio e senza quella dose necessaria di costruzione diegetica del mondo narrativo. Spesso sapere poco è un bene, ma è necessario pure veicolare la tensione e il non detto nel modo giusto. Notte fantasma rappresenta quindi un primo passo incoraggiante, ma la notte è ancora lunga e la strada impervia.
Notte fantasma. Regia di Fulvio Risuleo con Edoardo Pesce e Yothin Clavenzani, uscito nelle sale il 17 novembre distribuito da Vision Distribution in collaborazione con Amazon Prime Video.
Tre stelle