Non ci resta che vincere, il film di Javier Fesser campione di incassi in Spagna, affronta il tema del deficit mentale con spiccato umorismo e massimo rispetto, dando vita a una commedia esilarante con un cast eccezionale.
Campeones in corsa per l’Oscar
Dopo aver ottenuto un successo clamoroso al botteghino spagnolo e la tentata candidatura per entrare nella cinquina delle nomination al miglior film straniero agli Oscar, arriva anche nelle nostre sale la nuova divertente commedia di Javier Fesser, Non ci resta che vincere: un titolo italiano che tanto evoca il film del duo Benigni-Troisi con cui ovviamente non ha nulla a che vedere, a dispetto dell’originale e più calzante Campeones. Il regista scrive a quattro mani insieme a David Marqués, un’esilarante visione della disabilità mentale, affrontando il tema con massimo rispetto e grande umanità, regalando al bravo Javier Gutiérrez, noto in Italia per il thriller La isla mínima, il brillante ruolo di Marco Montes, allenatore di basket arrogante e litigioso, che a causa del suo temperamento fumantino finisce per essere licenziato, arrestato e costretto ad allenare i Los Amigos, improvvisata squadra di pallacanestro formata da persone con deficit intellettivi.
Non uguali, ma meravigliosamente diversi
Fesser non tratta la tematica della disabilità per far passare il solito trito messaggio del “siamo tutti uguali”, ma anzi delineando le peculiari caratteristiche dei vari simpatici personaggi: chi cade in attimi catatonici, chi non si lava per paura dell’acqua, chi conosce a memoria gli orari di tutti i voli, ci permette di comprendere che proprio le loro imperfezioni e le loro meravigliose stramberie li rendono unici e irripetibili. Il regista cerca inoltre di farci riflettere su come chiunque può inconsapevolmente desiderare di non sfiorare neanche per sbaglio il cammino di queste persone, e lo dimostra portando sullo schermo i pregiudizi e i tabù che i cosiddetti normodotati nutrono, talvolta non ammettendolo nemmeno con se stessi, nei loro confronti.
Un film che fa ridere e anche emozionare
L’intero lungometraggio è pervaso da un clima gioioso e scanzonato, la comicità che viene fuori dalle scene degli allenamenti è davvero irresistibile, non solo per le strampalate dinamiche offerte dalla buona sceneggiatura, ma anche, e soprattutto, per l’innato talento comico degli attori disabili, che il regista ha preferito lasciare liberi di improvvisare, offrendo così momenti di spontanea bizzarria. Non mancano però circostanze in cui l’emozione prende il sopravvento, come quando Marco finalmente abbraccia l’idrofobico Juanma convincendolo a fare la doccia, o la suggestiva partita finale, che grazie a una fotografia sfavillante e policromatica e a un ottimo lavoro di regia, può essere definita una delle scene più cariche di pathos e adrenalina (anche se un tantino troppo lunga), di tutto il film.
Una lezione di vita
Ancora una volta il binomio sport cinema funziona, ma in questo caso funziona ancora di più in quanto ci mostra che per affrontare un gioco come il basket, fatto di canestri, punti, regole e tempi da rispettare, la “normalità” non è assolutamente necessaria. Ciò che muove i meravigliosi personaggi di Non ci resta che vincere è la pura e ingenua voglia di giocare, di divertirsi insieme come una vera squadra, non solo sul campo ma soprattutto nella vita, lasciando da parte il concetto di vittoria e sconfitta, travolgendo lo scettico e ombroso Marco, e il pubblico, in un exploit di gioia di vivere, che fa dimenticare la loro difficile condizione e ci ricorda che godere dei momenti felici insieme a coloro cui vogliamo bene è più importante di qualsiasi trofeo.
Non ci resta che vincere è un film diretto da Javier Fesser, con Javier Gutiérrez, Juan Margallo, Athenea Mata, Julio Fernández , Sergio Olmo, Jesús Lago, Jesús Vidal, José de Luna, Gloria Ramos, Fran Fuentes, Alberto Nieto Fernández, Roberto Chinchilla e Stefan López, nelle sale dal 6 dicembre, distribuito da Bim Film.