Morto a quasi 90 anni Joe Jackson, dispotico e violento padre di Michael Jackson e dei Jackson 5. “The King of Pop” lo perdonò poi nel 2001 dopo anni di distacco.
Si è spento a Las Vegas Joe Jackson, padre-padrone di Michael Jackson e dei Jackson 5, nonché loro storico manager. Tra meno di un mese avrebbe compiuto 90 anni e ed era malato da tempo, tanto che la figlia Janet Jackson aveva annunciato pochi giorni fa che il padre era ormai in fase di cancro terminale. Lui stesso nel suo ultimo tweet, datato 24 giugno, annunciava la fine ormai imminente: «Ho visto più tramonti di quelli che mi sono rimasti da vedere. Il sole sorge quando arriva il momento e che ti piaccia o meno il sole tramonta quando arriva il momento».
I have seen more sunsets than I have left to see. The sun rises when the time comes and whether you like it or not the sun sets when the time comes. pic.twitter.com/PGcmbulzyC
— Joseph Jackson (@Joe5Jackson) 24 giugno 2018
Joseph Jackson, padre di ben 11 figli (10 avuti dalla moglie Katherine e uno da Cheryl Terrel), era noto per essere un padre autoritario che costringeva i figli ancora bambini ad ore ed ore di estenuanti prove, con l’obbiettivo di farne delle star. Nacquero così prima i Jackson 5 (successivamente i Jacksons), la cui punta di diamante era il giovanissimo Michael Jackson, poi diventato “The King of Pop”.
Lo stesso Michael, dopo anni di distacco dal dispotico padre, decise di perdonarlo parlandone in uno storico discorso alla Oxford University nel 2001, in cui tra le altre cose disse: «Mio padre è un uomo molto duro e ha sempre spinto molto me e i miei fratelli, si dalla tenera età, a dare il meglio di noi stessi. Aveva molta difficoltà a mostrare il suo affetto. Non mi ha mai detto di volermi bene. E non è si mai nemmeno complimentato. Se facevo un grande show, mi diceva che era buono. Se lo spettacolo era buono, non diceva niente. Ciò che sembrava gli importasse più di ogni altra cosa era il nostro successo commerciale. E in quello era più che abile. Mio padre era un manager geniale ed io e i miei fratelli dobbiamo il nostro successo professionale al modo in cui ci ha sempre spinti. È stato lui a coltivare il mio talento di showman e sotto la sua guida non potevo fare passi falsi. Ma io volevo il mio papà. Volevo un padre che mi dimostrasse amore. E mio padre non l’ha mai fatto. Non mi ha mai detto ti voglio bene guardandomi negli occhi, non ha mai giocato con me. Non mi ha mai portato a cavalcioni, non mi ha mai buttato un cuscino o un palloncino d’acqua. Però ricordo di una volta, avevo circa quattro anni, e c’era una piccola fiera e lui mi prese in braccio e mi mise su un pony. Fu un gesto da poco, probabilmente lui se ne sarà dimenticato cinque minuti dopo, ma grazie a quel momento ho riservato un posto speciale per lui nel mio cuore. I bambini sono fatti così, le piccole cose significano tanto e per me quel momento significò tutto. È stata la prima e l’ultima volta in tutta la mia vita, ma mi ha fatto stare bene su di lui e sul mondo intero.»
