Michele Bravi a Sanremo 2022: «L’empatia e l’ascolto ci salvano»

Michele Bravi 2_ph credit Roberto Chierici
Michele Bravi - foto di Roberto Chierici

Michele Bravi torna al Festival di Sanremo 2022 con Inverno dei fiori e ci racconta come è nato il brano, il videoclip che lo vede per la prima volta alla regia e molto altro

Michele Bravi torna al Festival di Sanremo 2022 con Inverno dei fiori e ci racconta il duplice significato della sua partecipazione: «Seconda volta in gara, questa volta per me ha un significato doppio. Intanto la soddisfazione personale di calcare il palco più importante d’Italia, di creare un rapporto artistico di crescita presentandomi di fronte a un pubblico più trasversale possibile. Poi sono onorato di rappresentare il mondo dello spettacolo, il settore più colpito dallo stress economico dovuto dalla pandemia, Sanremo lancia un segnale di ripartenza per la musica dal vivo, le 25 canzoni sono una scusa per richiedere dignità professionale come lavoratori. Quando salgo sul palco sto rappresentando 30/40 che lavorano con me, che raccontano la loro creatività con la mia performance, spero possa essere per me e per tutti un modo per dire che la cultura non deve essere nascosta in uno scantinato».

Ecco come è nata Inverno dei fiori: «La canzone è nata con la volontà di raccontare una dichiarazione d’amore dei tempi moderni. Mi sono sempre interrogato sul mondo delle parole, il cardine della vita degli ultimi anni è la parola disimparare: la vita che conoscevamo è scomparsa, sono emerse nuove dinamiche a cui dare un significato, mi sono dovuto mettere sul banco di scuola e cercare di capire il senso del quotidiano. Non lo ritengo un fatto generazionale ma è evidente la difficoltà di creare intrecci umani, di legare la propria esistenza a un altro, la mia canzone offre un gesto d’empatia e ascolto e tutto ha avuto inizio quando ho iniziato a scoprire i fiori invernali, pensavo che non esistessero, spezzano la neve e regalano colori al mondo. Per me è la metafora perfetta per l’amore, uno degli autori del brano, Cheope, ritiene che il senso dell’amore nasconda in sè il seme della rinascita. A volte un gesto di gentilezza può dare vita a un legame che crea aderenza col reale. Sono ancora un sognatore che crede nella forza delle parole e nel fatto che le canzoni siano linee sottili in grado di creare una connessione tra le persone e a loro modo cambiare il mondo».

Per la prima volta alla regia del videoclip, Michele ci racconta il suo amore per Tim Burton che ha anche conosciuto: «Il mio modo di lavorare è artigianale, ho un team di scrittura uguale da sempre. Federica abbate è la mia migliore amica, confido molto nella complicità, si crea un impasto mentale quando hai un bel legame. Anche il risvolto audio visivo è supportato da persone che lavorano con me da anni, il videoclip è un contenuto che mi vede per la prima volta alla regia, ho voglia di avere poco pudore rispetto a quello che faccio. Nel 2017 non ero completamente me stesso, mi piace sfruttare l’immagine per raccontarmi maggiormente, Roberto Chierici è il direttore della fotografia, racconto con un linguaggio identitario, che va dalla sceneggiatura alla scelta cromatica il modo di vivere la solitudine tramite le stagioni, il legame floreale che musica in modo silenzioso crea e la metamorfosi finale si spiega come una richiesta di aiuto, il bisogno di rifiorire. Spero che qualcuno si sieda insieme a me e ci dica che si sente felice di essere lì: questo è rifiorire. Il video segue l’immaginario di Tim Burton, ho avuto la fortuna di seguire una sua masterclass a settembre, mi ha colpito il valore che dava alla sua squadra, l’importanza di valorizzare i colori primari, il fatto che attraverso il mondo onirico si possa raccontare benissimo la realtà».

Ci spiega poi la scelta di Lucio Battisti nella serata delle cover di ieri sera: «Ci sono contesti televisivi in cui ti viene richiesto di portare una cover. Non sopporto chi dice che quella determinata canzone non la può cantare nessuno, c’è un errore semantico, dovremmo aggiungere “come lui”. Dire questo significa destinare una canzone a un periodo storico, a perimetrarla solo nel passato. Sono cresciuto con la musica d’autore, ho scelto di creare un momento celebrativo di una coppia che ci ha regalato capolavori, ho un faro musicale puntato su di me e l’esibizione è l’occasione per le nuove generazioni di cogliere la bellezza della tradizione musicale e fare rivivere sentimento a qualcuno che ha vissuto gli anni di Battisti. Come può uno scoglio arginare il mare è la versione mogoliana della domanda che pongo io in Inverno dei fiori, cioè come si fa a imparare la felicità».

Ultima battuta sul FantaSanremo: «La cosa che mi fa sorridere è che non lo conoscevo, è stata la scoperta di un mondo nuovo. Mi piace perché consente la demonizzazione rispetto alle classifiche ed è super aggregante. Mi devo dare una calmata perché sta prendendo il sopravvento. Il nemico è Aka7even perché ha fatto più punti di tutti».

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