La recensione di Mia, il nuovo lungometraggio del regista Ivano De Matteo presentato al Bifest 2023 con protagonisti Edoardo Leo nel ruolo più difficile della sua carriera, Greta Gasbarri e Milena Mancini
Dopo l’incursione nel noir il regista Ivano De Matteo torna ad un genere a lui sicuramente più familiare con Mia, un dramma dalle ambizioni nobili che parla di bullismo, di amore tossico e di rapporto genitori – figli con un’ intensissima prova di Edoardo Leo e Milena Mancini. Un film necessario, anche duro e spietato ma che avrebbe avuto bisogno di un po’ di distacco in più, specialmente nel terzo (non riuscito) atto.
Un amore nero
Mia (Greta Gasbarri) è una sedicenne come tante che vive a Roma con i suoi genitori Sergio (Edoardo Leo) e Valeria (Milena Mancini). Tra una partita di pallavolo ed un’uscita con gli amici un giorno s’imbatte nel bello e tenebroso Marco (Riccardo Mandolini), il quale comincia a corteggiarla anche contro la volontà di Sergio che non lo vede affatto di buon occhio. La relazione tra i due diventa sempre più tossica, perché Mia si isola sempre più dai suoi genitori e dagli amici, e specialmente dalla sua migliore amica Anna (Alessia Manicastri). Quando però Marco si dimostrerà sempre più geloso e autoritario nei confronti di Mia e dopo una serata particolarmente sconvolgente, la ragazza deciderà di chiudere la storia con Marco senza però sapere che quest’ultimo ha in mente di vendicarsi in maniera terribile. Mia e la sua famiglia entrano perciò in un incubo senza fine, e sarà proprio Sergio a dover trovare un modo per uscirne prima che sia troppo tardi.

Il prezzo da pagare
Mia non si fa troppi scrupoli nel prendere di petto un tema scomodo come quello del bullismo, o più precisamente quello delle conseguenze del bullismo per parlarne con un’urgenza e un’irruenza che finora poco si erano viste nel panorama italiano. Lo fa perché è evidente come per Ivano De Matteo questo tema andasse affrontato senza filtri o patine di sorta, raccontandolo in tutta la sua drammaticità e potenza narrativa cercando di non cedere al qualunquismo o peggio alla retorica. La parabola infernale che Mia attraverso e che anche i suoi genitori attraversano di riflesso viene allora rappresentata con crudezza e una certa onestà nello sguardo, e nei primi due atti si percepisce la volontà di soffermarsi non tanto sul dolore ma su un sentimento ben più scomodo che è quello della solitudine. In un certo senso tutti i personaggi di Mia ci sembrano ad un certo punto soli, ma non perché gli altri non esistano o non intervengano nelle vite di chi sta loro vicino ma perché c’è un’incomprensione di fondo che trascende le differenze generazionali e diventa universale. Questo è probabilmente il momento in cui Mia diventa una pellicola interessante e, a suo modo, atipica nel nostro panorama tanto da far pensare che forse De Matteo volesse prima di tutto raccontare la solitudine e il suo enorme prezzo da pagare.

La giusta distanza
Non per citare il (bel) film di Mazzacurati, ma il problema principale di Mia sta proprio nel suo approccio tanto vicino alla materia narrativa. De Matteo entra fin troppo dentro la vicenda, soprattutto nel terzo atto, decidendo di rimanere così attaccato ai propri personaggi e alla loro “caduta” in modo da trasformare Mia in un qualcosa che prima non era stato: un film troppo urlato, troppo enfatico e giocato sull’esaltazione del dolore, della rabbia e dell’impotenza invece che sulla loro rappresentazione. Il che, intendiamoci, non significa voler costringere i personaggi a non reagire ma vuol dire farlo con un certo respiro, prendendosi il tempo necessario alla maturazione di certi sentimenti piuttosto che arrivare ad un finale così affrettato e piuttosto incoerente rispetto a ciò che si è visto fino a quel momento. È come se la necessità e l’urgenza dimostrate da Ivano De Matteo fino a quel momento avessero avuto bisogno di rompere gli argini e allagare tutto, senza però dare adito ad una vera e propria trasformazione graduale e più onesta. Senza poi dimenticare i cartelli che chiudono il film e ci informano sull’esito della vicenda, quasi un tentativo un po’ goffo di voler giustificare o trovare una spiegazione assolutoria nei confronti di un determinato personaggio e di alcune delle sue azioni. Non è un processo alle intenzioni che pur rimangono nobili, sia chiaro, ma la sensazione è che il film avrebbe avuto bisogno di una maggiore distanza emotiva ed intellettuale per svilupparsi in maniera più organica, più coerente e quindi di conseguenza più potente.

Leo nel ruolo di una vita
È Edoardo Leo il motore, il perno e il fulcro di questo Mia, a dispetto del titolo. L’attore romano dimostra sempre di più di possedere un’intensità emotiva sorprendente e di saperla regalare ai propri personaggi, ma in questo film bisogna ammettere come la sua immedesimazione nel ruolo di Sergio sia decisamente encomiabile. Mia è un film costruito anche sui suoi personaggi femminili, personaggi che vengono portati in scena con grande sensibilità dalla giovane Greta Gasbarri e da sua madre (nel film) Milena Mancini, la cui forza d’animo fa da contrasto perfetto con l’arrendevolezza iniziale del personaggio di Sergio. In un film in cui le figure maschili sono piene di luci e ombre anche più che di quelle femminili, il Marco di Riccardo Mandolini esce fuori in tutta la sua oscurità, forse persino eccessiva in alcuni tratti, senza che però gli venga regalato uno scampolo di mera e lontana umanità. Una scelta molto forte indubbiamente, che il più delle volta funziona ma che alla fine lascia un po’ di amaro in bocca per come viene gestita nel finale. Mia rappresenta un pugno allo stomaco ben assestato, capace di metterci di fronte ad una realtà che purtroppo fa sempre più parte del nostro quotidiano e ad una considerazione umana, prima ancora che etica o morale. Se però si fosse riusciti a rimanere un passo indietro, a non voler esagerare fino in fondo e a restare ancorati alla lotta contro quella profonda solitudine per essere ascoltati, Ivano De Matteo ci avrebbe messi K.O.
Mia. Regia di Ivano De Matteo con Greta Gasbarri, Edoardo Leo, Milena Mancini, Riccardo Mandolini, Alessia Manicastri e Vinicio Marchioni in uscita nelle sale oggi 6 aprile distribuito da 01 Distribution.
Tre stelle