Mi sa che fuori è primavera, la cronaca sul palco del Teatro India

Mi sa che fuori è primavera

Dall’8 al 13 maggio al Teatro India Mi sa che fuori è primavera, dal testo di Concita De Gregorio, porta in scena il dram­ma di una famiglia implosa: un fatto di cronaca, quello di un marito che fugge via da casa con le due piccole figlie e che si uccide non la­sciando traccia alcuna delle bimbe. Confessione della madre alla giornalista che Giorgio Barberio Corsetti ha reso in un dolente monologo.

Mi sa che fuori è primavera è il racconto di una eroina contemporanea, Irina, alla quale vengono sottratte dal marito le due figlie gemelle di sei anni. L’uomo si uccide e le bambine non saranno mai più ritrovate. Una vicenda tragica, realmente accaduta, che la giornalista e scrittrice Concita De Gregorio esprime con parole dense e delicate, trasposte in scena dalla regia di Giorgio Barberio Corsetti. Rompendo la separazione tra attore e spettatore, i pensieri dell’Irina del libro si animano, prendendo corpo, a partire dal giorno del suo compleanno, allo stesso modo delle Tre Sorelle di Cechov, mentre gli spettatori vengono accolti come fossero gli invitati della festa. Un compleanno particolare che la donna ha deciso di festeggiare chiamando tutti i suoi conoscenti, con l’intento di rimettere insieme i pezzi della sua esistenza. Gloria Saitta interpreta la donna, forte e coraggiosa, pronta a ricominciare con l’aiuto di alcuni amici che l’accompagnano in questo viaggio e che tessono con lei le maglie della sua storia, dando concretamente corpo e voce ai suoi protagonisti. Infatti, l’attrice in scena cercherà tra il pubblico i personaggi principali della vicenda. Come nelle ricostruzioni dei fatti durante un’indagine; come nel sistema di proiezioni delle costellazioni familiari; come nei riti sacri o nel più semplice dei giochi di ruolo.

«Una attrice, Gaia. Una storia vera si trasforma in una terribile materia poetica. Racconta la prossimità del male e la possibilità che prenda forma e vita inaspettato e atroce da una piccola crisi come tante altre. Una separazione, la fine di una relazione, un semplice atto di libertà e salute. Questa storia è una tragedia moderna – riflette il regista Giorgio Barberio Corsetti – Gaia la racconta e la vive. Gli altri interpreti sono il pubblico presente in sala. Tra loro, senza neanche esserne coscienti, potrebbero nascondersi i personaggi evocati in palcoscenico. Per questo il pubblico sarà interpellato, compirà delle azioni, sarà parte viva dello spettacolo. Quando Irina conosce Matias le sembra un uomo normale, interessante, metodico, gradevole, piacente. Come è possibile sbagliarsi così? Può capitare a chiunque? Cosa nasconde l’altro, la persona con cui si decide di dividere la vita? Quali abissi nell’essere umano che neanche lui stesso conosce? La scomparsa delle due figlie. Il suicidio del marito. Gli indizi, le questioni senza risposta, i corpi delle bambine mai ritrovati, il dubbio. Medea al contrario. In questa tragedia è Giasone che fa scomparire le figlie, ma con una perfidia vendicatrice calcolata non fa ritrovare i corpi, nega alla madre il riconoscimento dei cadaveri, e quindi la ritualità e la catarsi del lutto. La costringe ad una attesa senza fine. È l’inferno a cui l’uomo abbandonato condanna di proposito la donna che fugge dal suo maniacale controllo. La figura di Matias diventa sinistra e devitalizzata, un fosco automa asessuato che si fa fracassare da un’altra macchina, una locomotiva in corsa… La possibilità di una nuova vita per Irina diventa la conquista eroica di un nuovo territorio, intatto come la Patagonia, nei cui mari dalla profondità degli abissi spuntano gli immensi corpi delle balene. Una Italiana in Svizzera. Un ambiente ostile pieno di pregiudizi, malevolo e sordo alle richieste d’aiuto. Dal gelo regolato e dalla incapacità di empatia della Svizzera, Irina trova una nuova vita nel calore della Spagna, un uomo con grandi mani, uno studio per i cartoni animati».

Mi sa che fuori è primavera
Mi sa che fuori è primavera – Foto di scena

L’attrice guida il pubblico nel racconto della storia accompagnandolo a sedersi in spazi destinati a diverse funzioni a seconda del personaggio che rappresentano. Così, attraverso riprese in diretta e proiezioni, il pubblico diventa personaggio della storia, mentre uno schermo trasparente e leggero farà apparire i fantasmi, gli incubi e i sogni. Le immagini raccolte, (busti, mani, volti…), popolano un’unica composizione di immagini sul palcoscenico, armonizzate con segni, scritte, parole, a tracciare il mondo interiore della protagonista, a rappresentarne l’anima, il vissuto. Ogni avatar prescelto sarà portatore di un frammento di vita specifico della protagonista. Appuntamento al Teatro India dall’8 al 13 maggio.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci qui il tuo nome