Luz Vega ci racconta il nuovo singolo Ombre, un’analisi delle sue paure

Luz Vega
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Luz Vega ci racconta il nuovo singolo Ombre, un’analisi delle sue paure in un pop elaborato

Capelli blu, occhi dolci e sguardo fiero: Luz Vega è la voce su cui puntare nel 2023. Per NEEDA/Altafonte ha pubblicato Ombre che è il secondo intimo singolo dell’artista romano. Il brano è un susseguirsi di pensieri e riflessioni, paure e consapevolezze. Luz si sofferma su sé stesso e decide di ascoltarsi, analizzando ed esorcizzando le proprie paure attraverso un sound elaborato, che sposa egregiamente il messaggio del testo. Il singolo, composto dallo stesso Luz insieme a Riccardo Minucci, e prodotto da Ricky Eagle e Hysterism, si incastra perfettamente in un pop elaborato e attento che fatica a sfuggire ai fanatici del genere. Ecco cosa ci ha raccontato!

Ciao Luz! Iniziamo dalle radici: come e da cosa nasce l’esigenza di trasformare l’universo musicale di “The Castaway” a quello di “Luz Vega”? 

In realtà molte cose sono venute fuori con estrema naturalezza. The Castaway è stato un capitolo fondamentale della mia vita artistica e non che però è stato “sporcato” da tutta una serie di meccanismi e persone, oltre che da me stesso, al punto di arrivare a pensare di non valere nulla, di non essere all’altezza e sostanzialmente  di dover mollare.

La fortuna fu fare un tour all’estero perché passando per Londra ho incontrato e ritrovato amici, pezzi importanti del mio cuore, che mi hanno portato ad una curiosità,ad una visione diversa. Poi sono dovuto passare attraverso i miei territori oscuri con cui comunque prima o poi avrei dovuto fare i conti.

Appena “uscito” alla luce ho tirato le somme e in quel tempo passato, gli ascolti che cambiavano di continuo, le sperimentazioni, la curiosità e la bellezza di ciò che stavamo mettendo su era qualcosa che stava per dare vita ad un capitolo troppo nuovo e diverso da poter continuare quello precedente.

The Castaway non è morto ma si è dovuto spogliare di tante cose, alleggerire da un sacco di pesi ed uscire dal mare per un po’ ; camminando è diventato Luz Vega. Ho nuotato in quel mare, che descrivevo in un vecchio singolo (Sing and Swim), per un sacco di tempo, ora ho voglia di stare un po’ sulla terra ferma e dar vita a cose nuove.

“Ombre” è un brano che si divincola tra le lenzuola e combatte i rumori che ci tengono svegli di notte: quali sono i fantasmi che ti hanno spinto a scrivere questo brano? Riesci ancora a vedere le loro sagome al buio?

A volte si. Però è pur vero che ora ci convivo piuttosto bene. Quello che mi ha spinto a scrivere per assurdo è stato il senso di fine di quello status, cioè sentivo che quelle Ombre non erano più così vicine a me o quantomeno non ero più terrorizzato da loro. Descrivere quella sensazione era un modo ulteriore per confermare a me stesso che finalmente non sarei più stato “schiavo” di queste sagome che più scacci e più tornano a tormentarti.

Il testo è un rincorrersi di pensieri e riflessioni contrastanti: da dove arrivano le scie di luce che animano il brano?

Sarebbe assurdo non parlare del mio percorso terapeutico perché ha determinato praticamente quasi tutti i miei due anni passati. Attraverso certi strumenti che con fatica ed impegno sono riuscito ad apprendere adesso so razionalizzare.  Non è che tutto sparisce dal giorno alla notte intendiamoci, ma sapere effettivamente cosa succede alla tua mente ed al tuo corpo è davvero la cosa più importante di tutte, ti dà modo di prevenire, di capire se stessi, di essere anche più sereni nel tempo e di accettarsi veramente. La comprensione mi ha dato anche modo di ascoltarmi di più e far leva su quelle che chiami “scie di luce” per creare le fondamenta di Ombre.

Potessi racchiudere “Ombre” in un solo aggettivo, quale sarebbe?

Prefestivo! 

Parliamo adesso di legami: come nasce quello con la musica? 

Nasce che avevo si e no 3 anni. Diciamo che ci siamo piaciuti a vicenda. Più che altro ho sempre saputo dall’inizio che la musica mi avrebbe accompagnato per tutta la vita. Era quasi inquietante, vista dall’esterno, vedere un bambino così fissato, determinato per non dire sicuro che avrebbe fatto il musicista. Cioè sono passato anche io per “voglio fare il calciatore, l’astronauta, ecc” (anche se da bambino il mio sogno più grande dopo la musica era aprire un’ edicola!) però io ricordo quando ci ho creduto per la prima volta, non ricordo la scena, ma avevo 5 anni e con una sicurezza disarmante per quell’età dissi a mia madre “io da grande voglio fare il musicista quindi quando andrò a scuola elementare voglio cantare con il coro” (che era un’opzione tra le attività extrascolastiche pomeridiane) e così è stato, e così è iniziata.

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