L’uomo sulla strada, recensione: un thriller intrigante sulla carta ma debole su celluloide

L'uomo sulla strada - Lorenzo Richelmy (ph. Maria Marin)
L'uomo sulla strada - Lorenzo Richelmy (ph. Maria Marin)

La recensione de L’uomo sulla strada, thriller con protagonisti Lorenzo Richelmy e l’Aurora Giovinazzo di Freaks Out: un concept interessante ma sfocato nella scrittura per un film già passato per il RoFF17

La sempre più lanciata Aurora Giovinazzo (Freaks Out) torna al cinema con L’uomo sulla strada (già presentato nella sezione Alice nella Città all’ultima Festa del Cinema di Roma) assieme a Lorenzo Richelmy, diretti dal regista Gianluca Mangiasciutti in un thriller più pallido e incerto di quanto ci si sarebbe potuti aspettare, soprattutto in virtù del fatto che il soggetto del film è stato vincitore del Premio Solinas 2010.

L’ombra del passato

All’età di 8 anni Irene (Aurora Giovinazzo) ha assistito alla terribile morte del padre per mano di un pirata della strada, il quale si è poi dileguato senza prestare soccorso. Dieci anni dopo è un’adolescente arrabbiata col mondo e in conflitto perenne con sua madre, mentre cerca ancora un colpevole per la morte del padre. Quando viene squalificata durante una gara di nuoto a seguito di un’aggressione, decide di mollare la scuola e si fa assumere in una fabbrica del luogo dove lavora anche l’ingegnere capo Michele (Lorenzo Richelmy). Quello che Irene ancora non sa è che è stato proprio Michele ad investire suo padre, mentre Michele si ricorda fin troppo bene di lei; il loro rapporto passerà dalla mutua attrazione fino ad un innamoramento profondissimo, ma Michele non ha nessuna intenzione di rivelarle la verità temendo di perderla. Quello che accadrà avrà conseguenze inaspettate e terribili.

L'uomo sulla strada - Lorenzo Richelmy e Aurora Giovinazzo (ph, Maria Marin)
L’uomo sulla strada – Lorenzo Richelmy e Aurora Giovinazzo (ph, Maria Marin)

Un thriller fin troppo freddo e desaturato

Il problema principale de L’uomo sulla strada non sta tanto nel fatto che il film sveli fin troppo presto l’identità del pirata che ha ucciso il padre di Irene, anzi. Quest’ironia drammatica ha il pregio di tenere lo spettatore in una sorta di limbo teso, in cui si trova ad osservare e a provare a prevedere come il conflitto tra Irene e Michele potrà evolversi. Il problema invece sta nel voler raccontare con questa storia con un distacco emotivo e nello sguardo eccessivo, togliendo forza e motore a quella che invece è una narrazione costruita proprio sull’attaccamento, sulla dipendenza e sull’incontro/scontro tra due anime affini che però sono divise da un segreto terribile e inconfessabile. Ne deriva quindi un thriller freddissimo e glaciale quanto la provincia piemontese in cui è ambientato, in cui non esistono colori che non siano il bianco e il nero e in cui la fissità dello sguardo equivale alla fissità di tutti i personaggi, stretti tra una caratterizzazione troppo statica e l’incapacità di crescere, maturare e assumersi le proprie responsabilità.

L'uomo sulla strada - Aurora Giovinazzo (ph. Maria Marin)
L’uomo sulla strada – Aurora Giovinazzo (ph. Maria Marin)

La prevedibilità del male

L’intreccio che ne L’uomo sulla strada viene pian piano svelato e che, in quanto thriller, dovrebbe per sua natura voler riservare qualche guizzo narrativo si trova invece in questo film ad essere preda di una serie di scelte poco coraggiose. Sia il rapporto che si instaura tra Irene e Michele, centrale sia a livello diegetico che tematico, e sia l’evoluzione degli eventi vengono infatti sviluppati con sufficienza e fin troppa fretta, senza dare il giusto respiro al loro arco di trasformazione se non in rarissimi casi (come la partita a racchettoni nella piazzola di sosta di un autogrill). Questo ovviamente impedisce non solo di empatizzare con Irene, che ci viene descritta soltanto attraverso i suoi frequenti attacchi di rabbia e di cui fatichiamo a trovare le fragilità più sincere, ma anche con lo stesso Michele. È infatti quello di Michele il personaggio teoricamente in grado di dare una scossa alla pellicola, ma tutto ciò che fa e che dice risulta spesso forzato e fuori contesto. Aggiungiamoci anche la volontà di non voler sporcare i propri personaggi fino in fondo (e una scelta precisa nel finale ne è una dimostrazione) e, in generale, un interesse ancora meno morboso per i personaggi di contorno, tra cui spicca soltanto Laura (Astrid Casali), cioè la moglie di Michele.

L'uomo sulla strada - Astrid Casali e Lorenzo Richelmy (ph. Maria Marin)
L’uomo sulla strada – Astrid Casali e Lorenzo Richelmy (ph. Maria Marin)

Poco ritmo, poca tensione, troppa sottrazione

È apprezzabile la volontà di girare un thriller che fosse tutto in sottrazione, ma L’uomo sulla strada commette l’errore di esserlo sin troppo. Manca il ritmo, non solo di scrittura ma anche di messa in scena, manca una posta in gioco forte per entrambi i personaggi (Michele si gioca la libertà ma Irene?), manca la tensione che scaturisce dalla successione degli eventi, manca un’intenzione tematica chiara. Il risultato è quello di un film che arranca lungo tutti i suoi 110 minuti di durata e che dimostra, in questo caso più che mai, quanto sia necessaria la capacità di creare conflitto o di valorizzarlo e renderlo potente in storie come questa. E poi, diciamolo una volta per tutte, basta con questo modello recitativo in cui gli attori sembrano sempre dei cani bastonati quando devono esprimere la paura, il senso di colpa o il dolore. Esistono le sfumature, i colori, i toni nella scrittura, nella recitazione e nella messa in scena. Nonostante un inizio promettente dato da una sequenza di apertura notevole L’uomo sulla strada rimane un’occasione perduta, l’ennesima del cinema italiano. Forse stanno diventando un po’ troppe.

L’uomo sulla strada. Regia di Gianluca Mangiasciutti con Aurora Giovinazzo, Lorenzo Richelmy, Astrid Casali, Elisa Lucarelli ed Eugenio Gradabosco, in uscita nelle sale domani 7 dicembre distribuito da Eagle Pictures.

VOTO:

Due stelle

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