La nostra recensione di L’uomo di argilla, bell’esordio registico di Anaïs Tellenne con un bravissimo Raphaël Thiéry nei panni di un uomo dal fisico bestiale e dal cuore d’oro: una profonda e commovente riflessione sui limiti e le possibilità del corpo, e sulla sua rappresentazione
Presentato a Venezia 80 nella sezione Orizzonti Extra arriva in sala L’uomo di argilla, opera prima di Anaïs Tennelle con il bravissimo Raphaël Thiéry, già visto in Povere creature! di Lanthimos, nei panni dell’omonimo protagonista. Un dramma profondo e commovente sul corpo, sui suoi limiti e sulla sua percezione esterna, ma anche sul potere dello sguardo che plasma ogni soggetto a proprio piacimento, raccontato con rigore e semplicità e soprattutto con grande sensibilità e occhio.

Un uomo grande, in tutti i sensi
Raphaël (Raphaël Thiéry), un uomo con un occhio solo, è il custode di una villa in cui non vive più nessuno. Prossimo ai sessant’anni, vive con sua madre in una piccola casa situata all’ingresso del parco della maestosa dimora. Tra la caccia alle talpe, la pratica con la cornamusa e i giri occasionali nel furgone Kangoo della postina, i giorni si assomigliano tutti. Ma una notte tempestosa Garance (Emmanuelle Devos), l’erede della tenuta, ritorna nella dimora di famiglia e da quel momento niente sarà più come prima.
Guarda la video intervista a Raphaël Thiéry

Il corpo e lo sguardo
Cos’è il cinema se non, in fondo, una questione di come si guarda il proprio soggetto da rappresentare? È una domanda che Anaïs Tellenne, qui al suo esordio, si è sicuramente posta e che ha deciso di esplorare in questo L’uomo di argilla. Quella della sceneggiatrice e regista francese si configura infatti come una riflessione sul corpo, sui suoi limiti e sulle sue possibilità anche in relazione allo sguardo altrui, agli occhi di chi lo guarda e ne fornisce poi una rappresentazione. “Il tuo corpo è un paesaggio, è un canyon” afferma il personaggio di Garance mentre si rivolge a Raphaël, ed è l’artista che parla alla propria tela come se quest’ultima avesse un cuore, un’anima, come se fosse viva.
Perché dietro l’aspetto mastodontico dell’uomo batte un cuore pulsante, si fa avvertire un’anima di grande sensibile che guarda al mondo con gli occhi quasi di un bambino e che dal mondo stesso è purtroppo osteggiato, visto come mostruoso e deforme. Il pensiero corre subito a Hugo e al suo Notre Dame de Paris, mentre lentamente Raphaël comincia ad abbracciare l’idea dell’amore, del sentimento e anche persino della pulsione erotica, creando così un rapporto a due voci in cui l’una in qualche modo sarà destinata a influenzare l’altra. Il tutto viene “filtrato” da uno sguardo mai troppo ossessivo, che lascia respiro agli attori e che si permea di sensibilità proprio perché è uno sguardo mai giudicante.
E poi c’è la questione della rappresentazione artistica, perché Garance cerca in Raphaël la chiave di lettura per poterlo mettere a nudo, spogliandolo completamente della sua deformazione fisica e arrivando dritto dove l’arte dovrebbe sempre arrivare: alla radice dei sentimenti, al cuore delle cose. Certamente si creerà uno sbilanciamento inevitabile, vista la diversa provenienza culturale e sociale dei due protagonisti, ma quel gap viene in parte colmato dalla curiosità reciproca che i due straordinari Raphaël Thiéry ed Emmanuelle Devos sanno restituire con piccoli e quasi impercettibili tocchi, con uno sguardo o un movimento.

Un ritratto sensibile e mai eccessivo
L’uomo di argilla è quindi il ritratto sensibile, rispettoso e mai eccessivo di un incontro di anime opposte, in cui il rapporto si apre man mano ad una conoscenza mutuale e alla scoperta di ciò che la confezione nasconde dietro l’apparenza. Anaïs Tellenne mantiene sempre ben salde le redini del racconto, non si appoggia mai a soluzioni di comodo e lascia che la sua opera prenda lentamente forma, un po’ come la statua che Garance realizza nel finale. Il tutto interrogandosi su come lo sguardo di un autore possa arrivare a modificare il soggetto o l’oggetto che guarda, destrutturandolo man mano come fosse una cipolla e arrivando al suo cuore emotivo e tematico.
Un film necessario quindi, che arriva quasi a commuovere e che ci rende partecipi e spettatori privilegiati di questa relazione meravigliosa, ma anche dell’amarezza che la pervade quando l’illusione amorosa deve scontrarsi con la realtà. Un’illusione che però non svanisce mai del tutto, rimane incastrata nella potenza dell’espressione artistica e permane così nel tempo, così come permane la capacità di alcune persone di saper vedere altrove, rifiutando la superficialità e cercando invece il senso e la bellezza anche nella deformità. E di questi tempi ne abbiamo bisogno, forse più che mai.
TITOLO | L’uomo di argilla |
REGIA | Anaïs Tellenne |
ATTORI | Raphaël Thiéry, Emmanuelle Devos, Mireille Pitot, Marie-Christine Orry, Alexis Louis Lucas, Cesare Capitani, Zoran Boukherma, Ludovic Boukherma, Natasha Cashman |
USCITA | 12 dicembre 2024 |
DISTRIBUZIONE | Satine Film |
Tre stelle e mezza